L’Università di Pisa ha ospitato il Convegno Nazionale della Conferenza Nazionale degli Organismi di parità delle Università italiane nelle giornate del 20 e 21 novembre. Due giorni di interventi, testimonianze e un messaggio finale importante: il gender gap nelle università italiane non è un residuo del passato, ma un problema strutturale che frena l’intero sistema accademico.
L’apertura, con i saluti della delegata del Rettore per gli studi di genere e le politiche di promozione dell’eguaglianza, professoressa Renata Pepicelli, della Presidente COUNIPAR Ester Cois e della presidente del Cug, professoressa Elisabetta Catelani ha lasciato subito spazio al dibattito agli interventi. Nella prima parte della mattinata si può ricordare in particolare il lavoro della sociologa Manuela Naldini secondo la quale le asimmetrie di genere non sono “incidenti”, ma parte di una cultura universitaria che fatica a cambiare. Si è poi parlato della medicina di genere con la presentazione del volume della Professoressa Rita Biancheri “La salute delle donne” ETS, 2025.
Tra il Palazzo La Sapienza e il Palazzo Torricelli si sono alternati interventi su stereotipi, carriere bloccate, disparità retributive e precarietà che colpisce soprattutto le ricercatrici. I panel hanno mostrato un’Italia accademica divisa: da un lato buone pratiche di conciliazione e progetti sulla leadership femminile, dall’altro resistenze, lentezze e squilibri ancora evidenti
Un momento di dibattito significativo è arrivato nella plenaria sulle molestie negli atenei. Le consigliere di fiducia, compresa quella dell’università di Pisa, Nicoletta Parvis, hanno descritto un quadro complesso: episodi di violenza non sempre conosciuti, procedure ancora deboli e un sommerso che pesa sul benessere e sulle carriere delle giovani ricercatrici.
La tavola rotonda conclusiva con Giovanna Spatari, Coordinatrice Commissione CRUI Politiche di Genere, nonché Rettrice dell’Università degli Sudi di Messina; Andrea Catizone, Consigliera del Ministero dell’Università e della Ricerca; Antonio Felice Uricchio, Presidente ANVUR e Claudia Migliazza, Rappresentante ADI – Associazione Dottorandi e Dottorande ha confermato che la questione non può più essere trattata come un problema “di nicchia”: servono misure strutturali, monitoraggi continui e responsabilità istituzionale concreta come ha sottolineato l’Assessora Gabriella Porcaro nei saluti finali.
Il convegno si è chiuso con una certezza: il divario di genere non è un dettaglio statistico, ma un freno alla qualità scientifica e alla competitività internazionale degli atenei italiani. Ignorarlo, oggi, significa accettare un sistema che perde talenti e opportunità ogni giorno.



