Sorrisi sincronizzati, piacere condiviso: le radici evolutive della comunicazione sessuale

Uno studio dell’Università di Pisa rivela come nei bonobo il piacere condiviso sia strettamente legato alla mimica facciale reciproca, offrendo nuove prospettive sull’origine evolutiva della comunicazione non verbale negli esseri umani

Sorridersi durante il sesso non è solo un gesto di intesa, ma un potente meccanismo evolutivo che sincronizza emozioni e movimenti, amplificando il piacere condiviso. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Unità di Etologia del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, pubblicato sulla rivista Evolution and Human Behaviour, che ha analizzato per la prima volta la relazione tra mimica facciale e intensità della stimolazione sessuale nei bonobo (Pan paniscus), una delle specie più vicine all’uomo. Osservando e analizzando video ad alta risoluzione di interazioni sessuali nella colonia di bonobo ospitata al Wilhelma Zoo di Stoccarda, le ricercatrici e i ricercatori hanno scoperto che il picco di stimolazione coincide con i momenti in cui i due partner si scambiano un “sorriso silenzioso” reciproco, detto Silent Bared-Teeth. Quando questo sorriso condiviso si interrompe, anche l’intensità della stimolazione cala bruscamente, come se “si staccasse una spina” emotiva.

Il gruppo di ricerca. Da sinistra: Alice Galotti, Martina Francesconi, Elisabetta Palagi, Yannick Jadoul.

“La mimica facciale funziona come un vero e proprio termometro emotivo – spiega Elisabetta Palagi, professoressa di Etologia al Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e ideatrice dello studio – Quando due individui si sorridono, si crea una sincronizzazione che coinvolge corpo ed emozioni, rafforzando la connessione tra i partner. È un meccanismo antico, che negli esseri umani si è evoluto fino a diventare una componente fondamentale della comunicazione affettiva e sessuale”.

“Lo studio dimostra che la comunicazione non verbale nel contesto sessuale non è una semplice espressione accessoria, ma un meccanismo biologico condiviso e radicato nella nostra storia evolutiva – commenta Martina Francesconi dell’Università di Pisa, primo autore dello studio – I bonobo, per la loro complessa vita sociale e per l’uso del sesso anche come strumento di coesione, rappresentano un modello unico per comprendere le basi del piacere condiviso e dell’intesa emotiva”.

La ricerca è stata coordinata da Elisabetta Palagi, professoressa associata di Etologia all’Università di Pisa, che studia il comportamento sociale e la comunicazione visiva in diverse specie animali, con particolare attenzione ai meccanismi di sincronizzazione emotiva e coordinazione alla base della vita sociale. Nel 2020 ha ricevuto il premio dell’Animal Behavior Society e nel 2025 il “Lemure d’Oro” dell’Unione Italiana Zoo e Acquari per il suo contributo alla zoologia e alla conservazione della biodiversità.

Per l’Università di Pisa hanno partecipato inoltre le dottorande Martina Francesconi e Alice Galotti, specializzate nello studio della comunicazione e delle interazioni sociali negli animali, e il giovane laureato Federico Giovannini, che ha curato la videoanalisi dei dati. Allo studio hanno infine preso parte per l’Università “La Sapienza” di Roma Yannick Jadoul, assegnista di ricerca, e il professore Andrea Ravignani, esperti rispettivamente di ritmicità comportamentale e delle basi evolutive della percezione del tempo e del ritmo.

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