Vivono più a lungo ma con una peggiore percezione della propria salute. Hanno caratteristiche diverse, ma da sempre le loro peculiarità non sono state considerate. A ripercorrere la storia dell’invisibilità delle donne nella medicina e a proporre una prospettiva di genere che tenga presente i fattori socio biografici, integrandoli in una nuova epistemologia a favore del diritto all’equità anche in sanità, è il nuovo libro di Rita Biancheri, “La salute delle donne. Il paradosso del genere tra biologia e cultura” (Edizioni ETS, 2025)
L’analisi di Biancheri adotta una visione “non neutra”, che segna il passaggio da un approccio biomedico a quello aperto a una prospettiva di genere, dove il concetto di salute è inteso come benessere bio-psicosociale, in cui le conoscenze mediche si integrano con quelle delle scienze umane per riconoscere la persona nella sua interezza.
Il volume parte da un dato concreto: farmaci, protocolli e percorsi diagnostici sono stati costruiti su un modello maschile. “Questa invisibilità – spiega Rita Biancheri – viene da una visione maschile androcentrica, in cui le donne non sono considerate come soggetti diversi, fatta eccezione per l’apparato riproduttivo”. Essere il “secondo sesso” comporta conseguenze sulla salute abbastanza pesanti, soprattutto per come avviene la sperimentazione dei farmaci, ma anche per la sintomatologia, descritta nelle linee guida prevalente al maschile, con effetti su possibili ritardi o esiti negativi nel percorso terapeutico.
Se la legge del 2018 sulla medicina di genere rappresenta un passo avanti, “sebbene – sottolinea Biancheri – la sua piena applicazione non sia raggiunta”, ciò che servirebbe sono nuovi strumenti diagnostici, una cartella medica parallela che integri l’anamnesi tradizionale con l’ascolto attivo del e della paziente. “Perché la malattia non è soltanto un evento tecnico, biologico, ma anche biografico e sociale”.
Rita Biancheri nel suo libro, ricco di dati e importante sul piano dell’innovazione delle conoscenze, compie lo sforzo di superare le barriere disciplinari e connettere due piani di ricerca che finora correvano paralleli: quello degli studi di genere e il concetto olistico di salute. “La salute delle donne” fa uscire dal cono d’ombra le condizioni esistenziali diseguali per uomini e donne, sempre evocate ma di difficile declinazione nella pratica sanitaria, in cui si riverberano le discriminazioni derivanti dalla subordinazione femminile, il gap di genere e i mancati diritti raggiunti. Ed è in questa cornice teorica che diventa possibile spiegare la peggiore percezione delle donne della propria salute e il frailty-longevity paradox.
“La salute delle donne” è pubblicato da Edizioni ETS nella Collana “Potenziali” della Conferenza Nazionale degli Organismi di Parità delle Università Italiane.



