In tutta Europa, le persone che vivono in carcere continuano a subire gravi disuguaglianze in materia di salute, tra cui un accesso limitato all’assistenza sanitaria, scarsi livelli di alfabetizzazione sanitaria e infrastrutture inadeguate. Il progetto PARTNER (Participatory Approach for Training, Empowerment, and Health Education Resources in Prisons) è stato istituito per promuovere l’alfabetizzazione sanitaria attraverso un approccio inclusivo e partecipativo, che coinvolge sia le persone che vivono in carcere sia il personale penitenziario nella progettazione di strumenti di educazione sanitaria su misura.
Attuato in Francia, Grecia, Italia e Moldavia, il progetto riunisce un’università, centri ospedalieri, un penitenziario nazionale e una ONG, con l’obiettivo di migliorare l’accesso alle informazioni sanitarie e rafforzare la capacità delle comunità carcerarie di compiere scelte informate in materia di salute. Il consorzio è coordinato dall’Università di Pisa (Italia) e comprende il Centro Ospedaliero Universitario di Montpellier (Francia), l’Istituto Prolepsis (Grecia), l’ASST Santi Paolo e Carlo (Italia) e l’Amministrazione Nazionale dei Penitenziari (Moldavia).
Tra maggio e luglio 2025, il consorzio PARTNER ha organizzato una serie di sessioni di co-creazione nelle carceri dei quattro paesi. Queste attività partecipative hanno coinvolto i detenuti, il personale penitenziario e i rappresentanti della società civile in un dialogo aperto per comprendere meglio le loro esigenze sanitarie, le loro percezioni e gli ostacoli all’assistenza sanitaria. Le sessioni hanno anche invitato i partecipanti a contribuire attivamente alla progettazione del programma di formazione PARTNER di prossima realizzazione.
In tutti i contesti sono emerse sfide comuni, quali sovraffollamento, ritardi burocratici, carenza di personale medico e ricorso eccessivo ai farmaci senza un adeguato supporto psicologico. Un partecipante in Grecia ha sintetizzato questo senso di frustrazione: “Se non si soffre di dolori gravi, non si viene visitati dal medico. Bisogna gridare per farsi ascoltare”.
Altri hanno spiegato che, in assenza di assistenza adeguata, si affidano l’uno all’altro per consigli e sostegno: “Ci chiediamo a vicenda cosa prendere o come trovarlo; mi fido più del mio compagno di cella che dell’infermeria”
Per il personale penitenziario, le sfide erano diverse ma altrettanto urgenti. Lavorando sotto pressione costante e con risorse limitate, un membro del personale ha spiegato: “Ci chiedono di fare prevenzione, ma noi corriamo da un’emergenza all’altra; non abbiamo tempo per nient’altro”. Hanno anche sottolineato la mancanza di professionisti sanitari nelle carceri. Come ha osservato un membro del personale penitenziario: “Non abbiamo psicologi che li visitino regolarmente; distribuiamo pillole, altrimenti non riusciamo a farcela”.
I risultati rivelano preoccupazioni comuni in materia di salute in tutti e quattro i paesi. La salute mentale e la prevenzione del suicidio sono emerse come priorità fondamentali, mentre l’igiene, la prevenzione delle infezioni, l’alimentazione e la gestione delle malattie croniche sono state identificate come aree di interesse essenziali. Anche l’uso di sostanze, la salute sessuale e riproduttiva e il primo soccorso sono stati considerati fondamentali per il benessere e la sicurezza quotidiani.
I partecipanti hanno sottolineato che qualsiasi formazione in materia di salute, per essere efficace in carcere deve essere interattiva, pratica e sensibile alle differenze culturali.
I risultati delle sessioni di co-creazione guideranno la creazione di materiali didattici e moduli di formazione sia per le persone che vivono in carcere che per il personale penitenziario in Europa. Questi materiali promuoveranno l’alfabetizzazione sanitaria, contribuendo a creare un ambiente carcerario più informato e umano.
PARTNER, è un progetto triennale finanziato dal programma europeo Erasmus+ dell’Unione Europea. Per maggiori informazioni visita il sito partnerproject.eu
Progetto
No.2024-1-IT02-KA220-ADU-000247653
Finanziato dall’Unione Europea. Le opinioni e i pareri espressi sono tuttavia esclusivamente quelli dell’autore/degli autori e non riflettono necessariamente quelli dell’Unione Europea o dell’Agenzia esecutiva per l’istruzione e la cultura (EACEA) o INDIRE. Né l’Unione Europea né l’EACEA, né INDIRE possono essere ritenute responsabili per essi.



