Una foto di un disastro naturale mai avvenuto diventa virale sui social e orienta il dibattito pubblico. Un volto perfetto e inesistente promuove un prodotto di bellezza in una campagna pubblicitaria. Un video ritrae un politico mentre pronuncia parole che non ha mai detto. Sono solo alcuni esempi di come le immagini generate dall’intelligenza artificiale stiano modificando il modo in cui percepiamo la realtà, la verità e persino noi stessi.
A partire da questi scenari concreti, il nuovo libro di Veronica Neri, Ethics and the Artificial Image – Accountability and Reliability for a New Status of the Visual, appena pubblicato da Mimesis International, affronta una domanda cruciale: che cosa accade quando l’immagine smette di rappresentare il mondo e comincia a costruirlo.
Le immagini artificiali, osserva Neri, non si limitano a rappresentare il mondo: lo interpretano, lo filtrano e lo orientano. Ogni immagine generata da un algoritmo veicola valori, suscita emozioni, modella comportamenti collettivi. Fotografie e video iperrealistici generati da reti neurali possono produrre un potente “effetto di verità”, che rende sempre più difficile distinguere il reale dal simulato.
In questo scenario, sottolinea Neri, si incrina il patto di fiducia tra chi guarda e ciò che viene mostrato. Diventa allora urgente ridefinire i principi etici che devono orientare la progettazione e l’uso delle tecnologie visive basate sull’intelligenza artificiale. Il volume intreccia filosofia, tecnologia e diritto, collegando l’evoluzione della cultura visiva con le più recenti normative europee — dal Regolamento sull’Intelligenza Artificiale (AI Act) alle Linee guida etiche per l’IA — e propone un approccio etico che unisca co-responsabilità, trasparenza, consapevolezza e senso del limite, umano e della tecnologia.
Sostenuto da un contributo del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa nell’ambito del progetto europeo FAIR – Future Artificial Intelligence Research, il volume si conclude con un monito: in un mondo in cui il confine tra immagine e simulacro si assottiglia, solo un’etica del vedere potrà restituire senso e libertà al nostro sguardo.
Veronica Neri è professoressa associata di Filosofia morale all’Università di Pisa, dove insegna Etica dei Media, fa parte del collegio del Dottorato in Filosofia delle Università di Pisa e Firenze e del comitato editoriale della rivista Teoria. Le sue ricerche più recenti riguardano l’etica della comunicazione pubblica, della pubblicità e dei media visivi, con particolare attenzione alle implicazioni morali dell’intelligenza artificiale.



