5G e Intelligenza Artificiale per il monitoraggio della fauna selvatica nel Parco di San Rossore

L’Università di Pisa partner del progetto WatchEDGE, finanziato dal PNRR, per sviluppare soluzioni tecnologiche avanzate di osservazione e tutela ambientale

Nel Parco di San Rossore la gestione della fauna selvatica entra in una nuova era digitale grazie al progetto WatchEDGE, di cui l’Università di Pisa è partner. Finanziato dal programma RESTART del PNRR e coordinato dal Politecnico di Milano, il progetto coinvolge anche le Università di Milano e di Catania, il consorzio CNIT e le aziende Italtel, Sensor-ID e Nextworks.

Grazie a WatchEDGE il Parco di San Rossore è teatro di un esperimento all’avanguardia. Dal 2024 è in funzione una rete di sensori intelligenti, alimentati da pannelli fotovoltaici e dotati di acceleratori hardware, permette la sorveglianza continua della fauna nella pineta. Questi dispositivi, capaci di operare in autonomia, costituiscono un “cloud continuum” che integra comunicazione e calcolo, consentendo di classificare in tempo reale gli animali ripresi dalle telecamere tramite l’uso dell’intelligenza artificiale.

Il sistema consente così di monitorare gli animali selvatici, come cinghiali, daini e lupi, sapere quanti sono e dove si muovono al fine di gestire l’equilibrio ecologico, prevenire la diffusione di malattie tra il bestiame e ridurre i rischi di contatto con l’uomo o di danni ambientali dovuti al sovrannumero di alcune specie.

“In passato, gli operatori dovevano recuperare manualmente le immagini registrate dalle videotrappole per analizzarle successivamente – spiega Stefano Giordano, docente di Telecomunicazioni all’Università di Pisa – Oggi, grazie alla nuova rete, le immagini vengono elaborate direttamente sul campo e solo i dati relativi agli avvistamenti vengono inviati ai database centrali”.

Oltre al sistema installato a San Rossore, i partner del progetto hanno sperimentato ulteriori tecnologie: radar per l’analisi di velocità e movimenti della fauna, sistemi di intelligenza artificiale per la classificazione automatica, droni equipaggiati con telecamere multispettrali e termiche per lo studio della vegetazione, e strumenti di orchestrazione delle risorse di rete e dei database. Tutto questo è reso possibile da un’infrastruttura di rete 5G e satellitare, che assicura connettività stabile anche nelle aree più remote.

“Lo sviluppo delle applicazioni di intelligenza artificiale per il monitoraggio ambientale non può prescindere dalla cooperazione con la rete – conclude Giordano – La nostra attività si è concentrata sull’integrazione tra rete satellitare, Edge Computing e reti periferiche a basso consumo, capaci di connettere in modo efficiente le telecamere sul campo. La sfida futura sarà rendere queste funzioni sempre più dinamiche, verso quella che definiamo un’‘intelligenza artificiale completamente liquida’”.

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