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scritta muro livornoCome cambiano le città in riferimento al fenomeno della migrazione e come muta di giorno in giorno il "paesaggio linguistico" che ci circonda? Per approfondire questi aspetti, con particolare riferimento al panorama sociolinguistico della migrazione ispanofona, il Centro Linguistico di Ateneo e i dipartimenti di Scienze Politiche e di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa hanno organizzato il workshop "Lingue immigrate e paesaggio urbano" che si svolgerà venerdì 13 febbraio dalle 9,30 al Polo didattico delle Piagge in via Matteotti.

Dopo i saluti istituzionali di Alessandra Guidi, prorettrice all'internazionalizzazione dell'Università di Pisa e di Marcella Bertuccelli, direttore del Centro Linguistico d'Ateneo, seguiranno gli interventi di docenti delle università per Stranieri di Siena, di Modena e Reggio Emilia, di Milano, di Urbino, di Pisa e di Bologna.

"Le nostre città – spiega la professoressa Elena Carpi dell'Università di Pisa, una delle organizzatrici della giornata - si presentano attualmente come uno spazio multilingue e l'insieme delle cosiddette 'scritture esposte' nello spazio pubblico, come ad esempio le insegne dei negozi o le scritte sui muri, permettono di valutare in che modo un gruppo linguistico si segnala nel territorio. Da questo punto di vista, a Pisa risulta particolarmente interessante il quartiere intorno alla Stazione, in cui si concentrano attività commerciali e abitazioni di cittadini cinesi, senegalesi e nordafricani".

Ma come sottolineano gli organizzatori del workshop, il processo di cambiamento riguarda anche gli stessi migranti che abitano e interagiscono nello spazio delle città, cambiando a loro volta il proprio repertorio comunicativo.

"Su questo tema, la ricerca che abbiamo condotto – ha concluso Elena Carpi – riguarda un particolare tipo di migranti, ovvero g studenti latino americani che arrivano a Pisa per frequentare l'università grazie al programma di scambio internazionale 'Inclinados': si tratta un di un caso studio molto particolare che ci racconta come questi ragazzi rispondono all'apprendimento dell'italiano e quali sono le loro reazioni e aspettative rispetto al campus urbano dell'Università di Pisa".

dongiovanniIl Don Giovanni Festival "Una gigantesca follia", ideato e organizzato dal Teatro di Pisa e dell'Università di Pisa, propone il quinto appuntamento dei dialoghi curati da Antonella Galanti, Sandra Lischi e Cristiana Torti: un incontro assolutamente originale in programma martedì 10 febbraio alle 17.00 nella Sala Titta Ruffo del Teatro Verdi, protagonista d'eccezione il noto compositore, pianista e direttore d'orchestra Carlo Boccadoro che parlerà de "Il Don Giovanni di Lucio Battisti e le sue conseguenze".
Don Giovanni è il sedicesimo album di Lucio Battisti: uscì nel 1986, dopo ben quattro anni di silenzio, e rappresentò subito una nuova svolta rispetto al suo modo di cantare e comporre. Non più Mogol come paroliere, ma Pasquale Pannella i cui testi, ricchi di doppi sensi e giochi di parole, rendono enigmatica la comprensione del "tema" delle canzoni, impegnando chi ascolta alla riflessione. Otto canzoni (sul lato A Le cose che pensano; Fatti un pianto; Il doppio del gioco; Madre pennuta; sul lato B Equivoci amici ; Don Giovanni; Che vita ha fatto; Il diluvio) anticonvenzionali e liberate da schemi formali, fra ritmiche sintetiche e spigolose, e improvvise aperture orchestrali degne del passato più sinfonico e tradizionalmente melodico del Nostro.
Chi dunque meglio di una personalità musicale come Carlo Boccadoro potrebbe guidare la platea in questo inusuale viaggio dongiovannesco? Boccadoro, maceretese d'origine ma milanese d'adozione, è sicuramente annoverato tra i migliori compositori contemporanei a livello internazionale; com'è noto scrive musica sinfonica, cameristica, nonché musica per spettacoli di danza e teatrali, collaborando con artisti provenienti da differenti mondi e linguaggi, e le sue composizioni vengono eseguite nelle principali sale da concerto in Italia e all'estero. Ha inoltre pubblicato per Einaudi e Il Saggiatore diversi libri di carattere musicale, collabora con programmi radiofonici presso la Rai, la RSI/Rete due e Radio Popolare, tiene una rubrica di consigli d'ascolto sulla versione web della rivista Internazionale.
Un incontro dunque da non perdere. L'ingresso è libero.

Ne hanno parlato:
La Repubblica Firenze
La Nazione Pisa
Il Tirreno Pisa
PisaInformaFlash.it

Lunedì 2 febbraio, nella sede del dipartimento di Civiltà e forme del sapere, è stato siglato un Protocollo d'intesa fra il direttore del dipartimento, Alessandro Polsi, affiancato dai professori Raimondo Cubeddu e Adriano Fabris, e il professor Fabio Merlini, direttore dell'Istituto universitario federale per la formazione professionale svizzero e, soprattutto, presidente della Fondaprotocollo2zione Eranos di Ascona.

protocollo1La Fondazione Eranos continua a promuovere, insieme a molte altre attività, i famosi Colloqui di Eranos, che si sono tenuti in Svizzera ininterrottamentre dal 1933, coinvolgendo i più importanti studiosi di filosofia, psicanalisi, storia delle religioni, letteratura a livello mondiale. Ospiti fissi negli anni di questi incontri sono stati, per esempio, Carl Gustav Jung, Mircea Eliade, Gershom Scholem, Karoly Kerényi. Il Protocollo d'intesa prevede l'organizzazione di progetti di ricerca comuni, l'organizzazione di eventi e la partecipazione di studenti del dottorato di ricerca in Filosofia di Pisa e Firenze ai Colloqui di Eranos, insieme a dottorandi di università svizzere, tedesche e francesi.

Premio Carpi A un anno e mezzo dalla scomparsa, amici, colleghi e allievi del professor Umberto Carpi hanno ricordato la figura dell'insigne studioso, docente e politico in un incontro organizzato martedì 27 gennaio al dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa. Nell'occasione è stata assegnata la prima edizione del Premio di studio a lui intitolato, riservato a due autori di tesi di laurea magistrale in Letteratura Italiana.

Le tesi vincitrici, selezionate da una commissione composta dai professori Alberto Casadei, Marco Santagata e Mauro Tulli, sono "Un canestro de la mia naturalitae: le Lettere di Andrea Calmo tra parodia, simbologia piscatoria e letteratura burlesca" di Nicoletta Bechelli e "Il cinema reca in sé il dono, enorme come la luce, del movimento. Il teatro e il cinema di Vasco Pratolini" di Laura Graziani. Bandito annualmente, il premio ha il sostegno della FIVA (Federazione Italiana Venditori Ambulanti).

L'incontro si è aperto con i saluti del prorettore vicario Nicoletta De Francesco, del presidente del Consiglio comunale Ranieri Del Torto e del direttore del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica Mauro Tulli. A seguire Paolo Pagliaro, noto al grande pubblico per la rubrica che cura nella trasmissione televisiva "Otto e mezzo", ha parlato di Umberto Carpi nella politica e nella ricerca. È seguita la consegna del Premio Carpi, alla presenza di Giacomo Errico, presidente della FIVA.

premio CarpiUmberto Carpi è stato tra le figure più rappresentative dell'Ateneo (è stato per molti anni preside della facoltà di Lettere e Filosofia) e dell'accademia italiana (membro del CUN), nonché della politica (senatore, presidente di Commissione parlamentare, Sottosegretario di Stato). Ma soprattutto, con i suoi lavori su Dante, la letteratura tra Sette e Ottocento, Carducci e le avanguardie del Novecento, ha contribuito in modo decisivo all'interpretazione storica e alla comprensione di testi e di movimenti fondamentali della nostra letteratura e della nostra produzione culturale.

carpi

La cerimonia è stata anche l'occasione per presentare l'opuscolo "Ricordo di Umberto Carpi", che raccoglie gli interventi commemorativi pronunciati da Pierluigi Bersani, Marco Santagata e Salvatore Settis pochi mesi dopo la sua scomparsa e il numero della "Nuova Rivista di Letteratura Italiana" (da Carpi cofondata e condiretta) a lui dedicato.



Ne hanno parlato:
TirrenoPisa.it

memoriaIl 27 gennaio 1945 il campo di concentramento di Auschwitz fu liberato dalle truppe sovietiche e dal 2005 l'ONU celebra in questa data il giorno internazionale della memoria, per ricordare la Shoah e le vittime del nazismo. Presentiamo qui un intervento della dottoressa Francesca Gori, membro esperto del Centro Interdipertimentale di Studi Ebraici (CISE) dell'Ateneo, che si lega alle manifestazioni cittadine organizzate dall'Università di Pisa in occasione di questa ricorrenza. In particolare, sono tre gli appuntamenti curati dal CISE: martedì 27 gennaio dalle 9 alle 11 si svolgeranno delle visite guidate dei luoghi della Memoria pisani legati alla storia delle persecuzioni contro la minoranza ebraica; giovedì 29 gennaio alle 16 al Teatro Sant'Andrea in via del Cuore si terrà lo spettacolo "La voce di Etty", frammenti dai diari e dalle lettere di Etty Hillesum (Middelburg 1914-Auschwitz 1943) di Agostino Cerrai, con Silvia Pagnin e musiche di Stefano Perfetti. La rappresentazione sarà preceduta dalla lettura di alcuni testi legati alla Shoah, con Francesca Censi e da una conferenza di Anna Foa, storica dell'Università di Roma - La Sapienza dal titolo "La Shoah settant'anni dopo: quale memoria oggi?"; venerdì 30 gennaio alle 10.30 al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere sarà quindi presentato il volume di Anna Foa "Portico d'Ottavia 13". Fra gli altri eventi, ricordiamo inoltre che giovedì 29 gennaio alle 16.30 nella Saletta Edizioni ETS, si terrà inoltre la presentazione del volume di Anne Marie Jaton, già docente dell'Ateneo, e di Fabio Ciaralli "Andata e (non) ritorno. La letteratura dello sterminio fra Storia e Narrazione".


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Il percorso della Memoria a Pisa

Via Sant'Andrea, via Palestro, piazza Garibaldi, sono alcuni dei luoghi che sono stati segnalati dalla sezione provinciale dell'ANPI e dal Comune di Pisa per ricordare gli eventi del secolo scorso, in particolare degli anni del regime fascista e della seconda guerra mondiale. Il Centro Interdipartimentale di Studi ebraici ha deciso per la giornata della memoria 2015 di ripercorrere queste tappe in un "itinerario della memoria" insieme ad alcuni studenti di liceo.

In via Palestro, di fronte alla Sinagoga, sono ricordate le leggi razziali del 1938 e l'effetto della loro applicazione a Pisa. Precedute dal "Manifesto degli scienziati razzisti" (14 luglio 1938), sottoscritto da 180 scienziati e redatto dallo stesso Mussolini, e da una campagna di stampa che doveva preparare l'Italia alla loro ricezione, le leggi razziali in Italia uscirono a più riprese, a partire dal 5 settembre 1938 quando, nella Villa Reale di San Rossore a Pisa Vittorio Emanuele III firmava il decreto legge n. 1390, Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista, colpendo così un settore ritenuto strategico dal regime, quello dell'educazione e della cultura, dove la presenza ebraica aveva raggiunto un'alta percentuale. Anche a Pisa l'applicazione del decreto provocò l'allontanamento e l'espulsione da scuole e università di docenti, assistenti e studenti di religione ebraica.

In via Sant'Andrea invece un pannello ricorda l'uccisione del Presidente della Comunità israelitica pisana, avvenuta il 1° agosto 1944 quando soldati nazisti del 36° Reggimento della 16° SS-Panzer-Grenadier-Division, probabilmente in seguito alla delazione di un italiano, fecero irruzione nell'abitazione di Pardo Roques, massacrando con il lancio di bombe a mano anche sei correligionari, che avevano trovato ospitalità e assistenza presso il Parnàs, tre domestiche e due vicini che si trovavano casualmente in quel luogo. La strage aveva evidentemente una motivazione razziale, anche se le modalità dell'uccisione e il saccheggio dell'abitazione fecero pensare anche alla rapina e al movente economico. La strage inoltre si inserisce nel contesto del passaggio del fronte e della violenza nazista che, nell'estate 1944 diventa quotidiana e viene utilizzata come strumento di controllo del territorio e di gestione della ritirata, per terrorizzare la popolazione civile e i partigiani, in quella che è stata definita una vera e propria "guerra ai civili".

Francesca Gori

Un amore difficile quello di Elsa Morante per il cinema. Ad indagare questo rapporto passato per lo più in ombra è stato Marco Bardini, professore di Letteratura italiana contemporanea dell'Università di Pisa, nel suo ultimo libro Elsa Morante e il cinema (2014, Edizioni ETS), un volume ricco di inediti e frutto di un intenso lavoro Morante Alina Accattone 1documentario.

"A differenza di molti altri scrittori italiani del Novecento Elsa Morante sembra non aver lasciato traccia visibile nel mondo del cinema - spiega Marco Bardini - Eppure la scrittrice è stata amica sincera e consigliera di tanti attori, sceneggiatori e registi come Anna Magnani, Laura Betti e Carlo Cecchi; Tonino Guerra e Basilio Franchina; Mario Soldati, Bernardo Bertolucci e Liliana Cavani; ed è stata, in modo discreto e talvolta anonimo, soggettista, sceneggiatrice, aiuto-regista, attrice, consulente musicale per colonne sonore, paroliera e contestato critico cinematografico".

In particolare, Marco Bardini ha studiato il rapporto complesso di Elsa Morante con il cinema attraverso il lungo sodalizio con Pasolini, passando per la collaborazione con Alberto Lattuada, l'innamoramento per Luchino Visconti e l'amicizia con Franco Zeffirelli.

"Della decennale contiguità con il Pasolini regista, sono noti ai più, perché accreditati, il cameo della detenuta Alina che la scrittrice interpreta per Accattone (1961), e la collaborazione per l'allestimento della colonna sonora di Medea (1970) – racconta Bardini - Ma è ancora poco risaputo quanto le idee di Elsa Morante fossero rilevanti per il regista, com'è testimoniato dall'attrice Laura Betti e da molti altri. In via amichevole e non ufficiale, tra il 1961 e il 1970 la scrittrice partecipò alla realizzazione di quasi tutti i film di Pier Paolo Pasolini e nel 1964 fu addirittura sul set del film Il Vangelo secondo Matteo come aiuto-regista non accreditato".

"Qualche anno prima, all'inizio degli anni Cinquanta, - continua il professore dell'Ateneo pisano - Elsa Morante aveva vissuto un amore burrascoso con Luchino Visconti e in quell'occasione era divenuta amica di Franco Zeffirelli. Proprio per il suo auspicato debutto da regista cinematografico la Morante elaborò il soggetto per una commedia cinematografica ambientata nel mondo della lirica. La protagonista sarebbe dovuta essere Lucia Bosé. Ma il progetto non vide mai la luce, forse a causa della definitiva rottura con Visconti."

In ogni caso, l'amicizia con Zeffirelli e l'aspirazione a collaborare con lui continuarono e dopo vari altri programmi mai realizzati, Elsa Morante ebbe l'occasione di dare il suo contributo al film Romeo e Giulietta (1968): sue sono le parole della celebre canzone d'amore composta da Nino Rota. Ma anche questa collaborazione passa sotto pseudonimo: Elsa Morante sceglie di non apparire nei titoli, e attribuisce i versi a Peppino Caruso, che in realtà era il nome del suo gatto siamese di allora.

morante Alina Accattone 2"In realtà, gran parte dei progetti di Elsa Morante scrittrice per il cinema – racconta Marco Bardini - non andarono mai a buon fine. Negli anni Trenta, già prima della guerra, elaborò, per poi abbandonarlo incompleto, un soggetto intitolato Il diavolo, la storia di una malvagia femme fatale, probabilmente scritto per l'amico Carlo Ludovico Bragaglia, uno dei più noti registi dei "telefoni bianchi". Nel dopoguerra, attraverso il marito Moravia, Elsa Morante entrò in contatto con Alberto Lattuada con cui progettò di realizzare un ambizioso film dal titolo Miss Italia, per il quale scrisse un lungo trattamento-sceneggiatura, ma i produttori della Lux, che stavano cercando il film giusto per lanciare a livello internazionale l'astro nascente di Gina Lollobrigida, respinsero il soggetto, ritenendolo troppo "impegnato" e per nulla commerciale.

"Il film Miss Italia, di Duilio Coletti, che comparve sugli schermi all'inizio del 1950 – conclude Bardini - è solo un banale fotoromanzo che non conserva nulla dell'originario progetto Lattuada-Morante. Al di là del fallimento, comunque, tra i due dovette passare qualche incomprensione: Elsa Morante non farà mai più parola con nessuno di questo lavoro a quattro mani; mentre Lattuada trovò modo di 'vendicarsi' di lei, alludendo cripticamente alla sua durezza nel suo film successivo Luci del varietà (1950), co-diretto con Federico Fellini".

Ne hanno parlato:
Libero
Cinefilos.it
CameraLook.it
PisaInformaFlash.it
Gonews.it
StampToscana.it
ControCampus.it

ricerca internoL'Università di Pisa investe nel settore della ricerca, con la pubblicazione di due bandi che mirano a finanziare progetti di ricerca di Ateneo e l'acquisto di grandi attrezzature.
Con il finanziamento di Progetti di Ricerca di Ateneo (PRA), l'Università intende promuovere, in tutte le Aree CUN, la realizzazione di ricerche presentate da gruppi di ricercatori dell'Ateneo. Il finanziamento a disposizione per l'anno 2015 - che si aggiunge a quello di pari importo stanziato per la ricerca individuale - è di 3 milioni di euro e la scadenza per la presentazione delle proposte è fissata per le ore 17 di mercoledì 28 gennaio 2015.
Il testo del bando e la relativa modulistica sono disponibili sul sito dell'Ateneo, all'indirizzo: www.unipi.it/index.php/finanziamenti/item/5363-bando-per-il-finanziamento-di-progetti-di-ricerca-di-ateneo-pra-2015.
Con il secondo bando, l'Università vuole cofinanziare l'acquisto di attrezzature scientifiche di costo superiore a 100 mila euro (IVA compresa), che studiosi dell'Ateneo potranno utilizzare per svolgere attività di ricerca.
Il finanziamento complessivo per il 2015 è pari a 1 milione e mezzo di euro e la scadenza per l'invio delle proposte è fissata per le ore 17 di giovedì 22 gennaio 2015.
Il testo del bando e la relativa modulistica sono disponibili sul sito dell'Ateneo, all'indirizzo: www.unipi.it/index.php/finanziamenti/item/5365-bando-per-il-cofinanziamento-di-grandi-attrezzature-scientifiche.

concordia universityGrazie a un "Memorandum of Understanding" della durata di 5 anni, per gli studenti e i docenti dell'Università di Pisa si aprono le porte del Canada, in particolare della Concordia University College di Alberta. La firma di un accordo quadro è avvenuta alcune settimane fa in occasione della visita a Pisa del professor Manfred Zeuch, docente responsabile dell'internazionalizzazione della Concordia, che ha proposto diverse possibilità di collaborazione, tra cui lo scambio di studenti e docenti e l'attivazione di lauree che rilascino un titolo congiunto tra i due atenei.

In particolare, sono in corso di definizione con il professor Manfred Zeuch e il professor Neil Querengesser, responsabile dell'area umanistica della Concordia University College, i dettagli per uno scambio studenti con i dipartimenti di Filologia, Letteratura e Linguistica e di Civiltà e Forme del sapere dell'Università di Pisa. Il Consolato generale italiano di Vancouver si è congratulato per l'iniziativa e si è dichiarato a disposizione per aiutare i rapporti di scambio.

Misis scavo e fiumeÈ una collaborazione che ha al centro lo scavo archeologico del sito di Misis e che, per il prossimo futuro, svilupperà programmi di ricerca e di lavoro con un ruolo pilota dell'Università di Pisa. Sono questi i contenuti della cooperazione che l'Ateneo pisano definirà con la Turchia in occasione dell'incontro con le due delegazioni in visita a Pisa dal 16 al 18 dicembre, una dell'Università di Çukurova (Adana), guidata dal rettore Mustafa Kibar, e un'altra della Municipalità di Yüreğir, nella stessa provincia di Adana, guidata dal sindaco Mahmut Çelikcan. Avviato nel 2012, lo scavo di Misis è condotto da un gruppo italiano guidato da Giovanni Salmeri dell'Università di Pisa e da Anna Lucia D'Agata, del CNR-Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico, in collaborazione con il Municipio di Yüreğir e il Museo Archeologico di Adana.

scavo Misis «Quella di Misis è un'area archeologica protetta di primo grado – spiega il professor Salmeri – Oggi il sito dell'antica città, i cui resti sono ancora in molti tratti visibili, è occupato da una popolazione di 5000 abitanti che vivono in circa 800 case. Una tale 'occupazione delle rovine' non corrisponde ai moderni criteri di tutela e valorizzazione dei siti archeologici, e per ovviare a tale situazione il Municipio di Yüreğir ha lanciato nel 2012 il progetto 'Misis città di eterna vita' (Ölümsüzlük Şehri Misis). Esso prevede da un lato la riqualificazione del centro con opportuni interventi di carattere urbanistico ed economico e dall'altro l'avvio dello scavo e della progettazione di un parco archeologico e culturale nell'ambito di un'ampia collaborazione italo-turca».


frammento architettonicoLa presenza del fiume Ceyhan e la posizione di controllo su una delle principali rotte di comunicazione tra l'altopiano anatolico e la Siria e il Levante hanno contribuito in modo determinante alla storia di lunga durata e alla precoce urbanizzazione del sito di Misis. Sviluppatasi su un terrazzo antico che domina il corso del fiume, lo höyük (collina artificiale) di Misis ha restituito le tracce di un insediamento neolitico e calcolitico, il più antico finora venuto alla luce nella piana inferiore del Ceyhan. Alle deboli testimonianze dell'età del Bronzo fa seguito la massiccia frequentazione nella media età del Ferro (IX-VII secolo a.C.), quando Misis conosce un'autentica esplosione insediamentale. Entrata nell'orbita del potere romano nel I secolo a.C., la città, allora chiamata Mopsuestia, assunse man mano le caratteristiche di un grande centro dell'area orientale dell'impero, che dopo la fondazione di Costantinopoli nel 330 d.C. restò inserito per quasi trecento anni nell'orbita bizantina. Con il VII secolo d.C. la città, adesso chiamata Al Massisa, venne trasformata in fortezza e sino al XIV secolo furono frequenti i suoi passaggi di mano, dai Bizantini agli Arabi, ai Turchi, ai Crociati. Sotto l'impero ottomano infine prese il nome di Misis.

Misis docentiAperto all'estremità sud-occidentale della sommità e sulle pendici immediatamente sottostanti, in un'area strategica per il controllo della piana inferiore del Ceyhan e delle vie di comunicazione verso est e verso ovest, lo scavo di Misis si pone come uno dei più importanti della Turchia sud-orientale: «L'area indagata, che supera ad oggi i 1000 metri quadrati, ha restituito infatti una imponente sequenza stratigrafica che va dall'età contemporanea al IX-VIII secolo a.C. e documenta le trasformazioni nella funzione che il centro conobbe nei secoli – aggiunge il professor Salmeri – Le strutture messe in luce mostrano che se in età medievale l'höyük aveva la fisionomia di area fortificata, in età ellenistica e romana era occupato da un'area abitativa che doveva includere anche un importante santuario. L'individuazione infine di enormi edifici in mattoni crudi, che risalgono all'VIII secolo a.C. – il cui scavo è attualmente in corso – è certo il dato di maggiore rilevanza: i resti della città neoittita di Misis vengono così lentamente alla luce».

Le delegazioni turche:
Mercoledì 17 dicembre gli ospiti turchi saranno accolti in rettorato. 
Per la Municipalità di Yüreğir saranno presenti:

Ing. Mahmut CELIKCAN (sindaco)
Dott. Zulfu CELIK (archeologo, vice-sindaco)
Arch. Fatma Seda JOYA (responsabile progetto Misis)
Dott. Sabri TARI (assessore alla cultura)

Per l'Università di Çukurova saranno presenti:

Prof. Dr. Mustafa Kibar
Prof. Dr. Azmi Yalcin
Prof. Dr. Harun Arikan


Ne hanno parlato: 
Tirreno Pisa
NazionePisa.it
gonews.it 
controcampus.it
PisaToday.it

 

bizzocchi_cognomiRoberto Bizzocchi, professore del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa, si è occupato di vari temi di storia politico-culturale e sociale dell'età moderna. Il suo ultimo libro che qui presenta è I cognomi degli Italiani. Una storia lunga mille anni (Laterza, 2014). L'interesse scientifico del professor Bizzocchi su questo tema risale a qualche anno fa, da quando ,nel 2007, aveva preso avvio il progetto di Ateneo "Origine e storia dei cognomi italiani" al quale, insieme all'Università di Pisa, hanno collaborato l'Université de Paris I, l'Universidad de Extremadura e l'École des hautes études en sciences sociales di Parigi.

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Da quando esistono i cognomi? Oggi tutti ne portano uno: è un fatto così scontato che lo si potrebbe quasi considerare naturale. In realtà si tratta dell'esito di una lunga vicenda millenaria. Nel corso della storia gli Italiani si sono chiamati fra loro in tanti modi, e quello che noi chiamiamo cognome si è sviluppato molto lentamente, come risultato dell'interazione di vari fattori: la coscienza di sé degli individui e delle famiglie (a cominciare da quelle nobili), la necessità di distinguersi e riconoscersi all'interno delle comunità di appartenenza, la spinta proveniente dalla Chiesa e dagli Stati verso la regolamentazione e stabilizzazione dell'identità onomastica di ogni persona.
Per questo motivo non è possibile dare una risposta secca e univoca alla domanda di apertura: la nascita dei cognomi non è stata un evento puntuale e irreversibile, ma un processo, segnato da contraddizioni, deviazioni, retromarce, e anche notevoli differenze fra una parte d'Italia e l'altra.
Proprio questa caratteristica rende appassionante il tema: esso intreccia infatti grandi questioni storiche, quali la persistenza della tradizione romana nell'alto medio evo, la formazione delle signorie territoriali, l'impatto del concilio di Trento, l'azione di governo delle burocrazie dell'assolutismo illuminato; e infine, più vicino a noi, e sulla linea di una storia che non è ancora finita, il nazionalismo linguistico, le persecuzioni, le migrazioni del Novecento, e oggi la questione ancora aperta del diritto di trasmettere il cognome materno.
Rispetto ad altri, numerosi e spesso ottimi libri sui cognomi, incentrati sul loro significato in un'ottica soprattutto linguistica, la particolarità di questo risiede nell'offrire al lettore una ricostruzione complessiva e coerente del tema, in rapporto con il contesto culturale, sociale e politico.

Roberto Bizzocchi
Docente di Storia moderna

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