Il 15 ottobre 2025 la commissione Cultura della Camera ha approvato l’emendamento della deputata Giorgia Latini relativo al divieto di introdurre l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole secondarie di I grado. Tale approvazione aggrava ulteriormente il contenuto del DDL presentato dal ministro Valditara, il quale già prevedeva il divieto di trattare ogni argomento relativo all’ambito della sessualità presso le scuole d’infanzia e primarie e proponeva di sottoporre al consenso dei genitori iniziative extra-curricolari offerte alle scuole secondarie di II grado. Questa decisione politica avviene nello stesso giorno in cui un nuovo tragico, prevedibile ed evitabile femminicidio viene compiuto, ricordando quanto sia importante culturalmente e socialmente l’educazione sessuo-affettiva per le persone giovani e molto giovani.
La ricerca sulla Comprehensive Sexuality Education – definita da UNESCO e OMS come l’approccio più efficace per la prevenzione e la promozione del benessere affettivo e della salute sessuale- mostra e documenta quanto una buona formazione prevenga le conseguenze negative della sessualità, contrasti la violenza di genere e promuova la salute sessuale delle persone. I dati raccolti nel quadro dello Studio Nazionale Fertilità e del recente report di Save The Children indicano chiaramente quanto sia necessario un intervento continuo e strutturato per rispondere al bisogno educativo palesato dalle famiglie, dalla popolazione in fase scolare e dalle professioni educative.
L’Università di Pisa ha coordinato la progettualità EduForIST, finanziata dal Ministero della Salute dal 2019 al 2025, per definire metodologie e costruire protocolli e modelli per la progettazione, sperimentazione e valutazione di interventi di Comprehensive Sexuality Education (CSE – nel contesto italiano). La sperimentazione ha portato in più di 50 scuole secondarie di primo e secondo grado di sette regioni italiane, un intervento di CSE co-progettato da docenti universitari, operatori sanitari, enti e associazioni del terzo settore, coinvolgendo in modo attivo più di 3000 ragazze e ragazzi tra i 12 e i 16 anni. Nello stesso periodo, il gruppo di EduForIST ha prodotto documenti tecnici e pubblicazioni scientifiche che riportano il percorso di sviluppo, implementazione e valutazione, oltre a indicazioni per la sua introduzione su più larga scala.
Le evidenze scientifiche raccolte nei 4 anni di sperimentazione mostrano chiaramente l’impatto positivo di una formazione trasversale su sessualità e affettività. È importante parlarne a scuola creando alleanze educative tra famiglie e docenti, mondo accademico e mondo educativo, tra servizi sanitari e organizzazioni della società civile, accogliendo le richieste e i bisogni sempre più espliciti e non più derogabili delle persone giovani, che arrivano anche dalla componente studentesca universitaria. Sono tante e tanti le e gli studenti che chiedono di essere formati, come educatori ed educatrici, maestri e maestre, professori e professoresse del domani.
L’Università di Pisa negli ultimi anni risponde a questi bisogni formativi con percorsi strutturati e trasversali per colmare un vuoto evidentemente creatosi nel percorso scolare primario e secondario. Ma parlarne all’università può essere troppo tardi. Le morti di Giulia Cecchettin, di Ilaria Sula e Sara Campanella sono una tragica conferma di quali siano le conseguenze delle nostre mancate risposte.




