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Costa Concordia, l'altra verità

I dubbi sulla ricostruzione ufficiale del naufragio in un volume scritto da tre docenti pisani e un giornalista

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Il 13 gennaio del 2012 si è verificato il naufragio della nave da crociera Costa Concordia presso l'Isola del Giglio, che ha provocato 30 morti e 2 dispersi. Il professor Bruno Neri, docente di Ingegneria elettronica dell'Ateneo pisano, è stato chiamato a coordinare le attività del Collegio di consulenti tecnici di parte messo a disposizione della difesa di alcuni naufraghi da un'Associazione di consumatori. Questa esperienza è alla base del libro Costa Concordia. L'altro volto della verità, pubblicato da Edizioni ETS, che è arricchito dal contributo di altri due docenti dell'Università di Pisa, l'economista Iacopo Cavallini e il filosofo Alfonso Maurizio Iacono, oltre che del giornalista Alessandro Gaeta.
Pubblichiamo di seguito una parte dell'Introduzione scritta dai professori Iacono e Neri.
 

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Costa Concordia 1Il filo conduttore che unisce i quattro contributi riuniti nel volume è che ciascuno di essi inquadra la vicenda da un punto di vista diverso e, almeno in parte, prova a mettere in evidenza quegli aspetti che poco o nessuno spazio avevano avuto prima sui canali principali di comunicazione.

Emergono, così, fatti e riflessioni tanto inedite quanto inaspettate. Si scopre, ad esempio, che la Società di Gestione non ha perso quasi nulla in termini economici e di immagine a causa del disastro e che la maggior parte degli utenti continua a considerare più che sicure le crociere sulle sue navi. Si scopre che i naufraghi, per difendersi in Tribunale, avrebbero dovuto sborsare circa 30.000 euro a testa di diritti di cancelleria. Si scopre che alcuni dei loro consulenti tecnici, volontari che hanno lavorato gratuitamente per circa un anno, hanno dovuto attrezzarsi con mezzi propri, sostenuti da una Associazione di consumatori (Codacons) per poter visionare da vicino (e non solo in fotografia) l'enorme squarcio sul fianco della nave e che l'Associazione ha dovuto pagare un sub professionista per tentare di prendere delle foto degli oblò sul fianco destro della nave, negate dai Periti del GIP e dalla Procura. Si scopre (questa, in realtà, non è una scoperta, ma solo una riconferma) che i media, giornali e televisioni, sono in libertà condizionata quando entrano in gioco interessi e poteri che mettono in movimento ogni anno un giro d'affari di miliardi di Euro, come capita col mercato delle crociere. Un mercato che, pochi mesi dopo il disastro, ha ridato vigore, potenziandolo ulteriormente, allo sforzo in termini di pubblicità del prodotto "crociera", riattivando un flusso di milioni di euro di introiti pubblicitari verso quegli stessi media (giornali e televisioni, pubbliche e private) che avrebbero dovuto informare il pubblico in maniera completa ed oggettiva sugli sviluppi dell'inchiesta.

Si finisce per prendere coscienza, infine, del paradosso secondo il quale, se tutto dovesse concludersi con un definitivo «Fu-tut-ta-col-pa-di- Schet-ti-no», allora questo significherebbe che la vita di quattromila persone è nelle mani di uno solo e che non ci sono rimedi alla sua incoscienza, imperizia, leggerezza visto che solo da lui tutto dipende.

Se la lettura di questo libro riuscirà a suscitare qualche dubbio sulla completezza delle ricostruzioni ufficiali e almeno a generare qualcuna di queste consapevolezze, allora la fatica degli autori sarà stata ampiamente ripagata. Dopo 9 mesi di indagini, la storia del naufragio del Costa Concordia si stava avviando verso una facile conclusione: l'errore umano, l'errore di Schettino. Come ha scritto Primo Levi le semplificazioni talvolta sono necessarie, ma dare senso a una storia seguendo uno schema semplificato non dà conto della complessità di un evento. Nessuno mette in dubbio le responsabilità del comandante Schettino, ma tutto il resto, la nave, i suoi sistemi di sicurezza, l'organizzazione e la formazione dell'equipaggio, era tutto a posto? Tutto in regola? Dobbiamo arrivare alla paradossale conclusione che un gigante di quella fatta, con a bordo 4000 persone, sarebbe affidato, lo ripetiamo, agli umori di una sola persona? Se la conclusione fosse questa, ci sarebbe di che rabbrividire. Negli ultimi mesi, molti fatti sono emersi e cominciano a restituirci un quadro assai più complesso dell'evento e delle responsabilità. Comprendere l'importanza di ciò non è soltanto un atto di giustizia nei confronti delle vittime, ma anche la necessità di conoscere per far sì che una tragedia del genere non si ripeta.

Qualche commento, infine, sui contenuti del libro che raccoglie quattro contributi autonomi e autoconsistenti che possono essere letti indipendentemente e nell'ordine preferito dal lettore. L'ordine in cui essi vengono qui proposti è solo un suggerimento a seguire un filo logico che non è certamente l'unica chiave di lettura e l'unica modalità di approccio possibile.

Costa Concordia 2Il primo contributo dal titolo Il mercato crocieristico, «prima e dopo»: impatti economici, conseguenze sociali è una descrizione quanto mai lucida, dettagliata, e non priva di sorprese, del fenomeno del turismo crocieristico. Iacopo Cavallini, Economista, lo analizza in termini di flussi economici, rapporto domanda offerta, impatti occupazionali e lo inquadra nell'ambito del più ampio mercato dell'offerta turistica.

Il secondo contributo, Naufragio mediatico contiene un atto d'accusa ai media che hanno fornito per mesi una descrizione omologata, parziale e, talvolta, superficiale dei fatti dell'inchiesta. L'autore, Alessandro Gaeta, che ha già firmato un libro approfondito e controcorrente sull'incidente dal titolo Il Capitano e la Concordia, tra l'altro, prova a ribaltare il paradigma supinamente accettato e veicolato dai media che per mesi hanno proposto il dualismo De Falco - Schettino: facile retorica dell'eroe in divisa da una parte contro il fellone in fuga dall'altra.

Segue, quindi, il contributo di Bruno Neri, docente universitario di Elettronica, esperto di Telecomunicazioni e coordinatore del collegio di consulenti voluto da Codacons che ha attivamente partecipato all'incidente probatorio nell'interesse dei naufraghi. Esso contiene non solo una descrizione degli aspetti tecnici e delle risultanze (delle mancate risultanze, in alcuni casi) della Perizia, ma anche il racconto, che inzia con una nota autobiografica, pieno di stupore e di disappunto di un "estraneo ai lavori" che si trova per la prima volta a confrontarsi con le "stranezze" del Codice di Procedura Penale e l'autoreferenzialità e le contraddizioni del mondo della Giustizia e dei suoi operatori. È lo stupore di chi, abituato a muoversi nel mondo della ricerca, dove l'unica cosa che conta per misurare la forza di una tesi sono le sue basi scientifiche e le evidenze sperimentali, si trova costretto a fare un passo indietro e a mordere il freno a causa delle decisioni talvolta incomprensibili dei Giudici e delle regole anacronistiche del nostro sistema giudiziario.

Il contributo conclusivo raccoglie le riflessioni di Alfonso M. Iacono (Filosofo ed Editorialista) che fanno da commento al (non) senso di questa che sembra, a tratti, una storia di ordinaria follia che ha fatto dei morti e dato tanto dolore a chi cercava soltanto qualche giorno di divertimento.

Alfonso M. Iacono, Bruno Neri

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  • 29 aprile 2013

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