Profilo di Andrea Camilleri

Nato a Porto Empedocle (Agrigento) il 6 settembre 1925, Andrea Camilleri vive a Roma da molti anni.

Ha frequentato il corso di regia dell'Accademia d'Arte drammatica di Roma, avendo come maestro Orazio Costa; ha poi insegnato Istituzioni di regia nella medesima Accademia.

Regista e autore teatrale e televisivo fin dal '49, ha legato il suo nome a produzioni poliziesche di successo della televisione italiana, quali il tenente Sheridan e il commissario Maigret, con l'intramontabile Gino Cervi. Ha scritto saggi sullo spettacolo. Ha allestito diverse messe in scena di opere teatrali, con una particolare attenzione verso Pirandello.

Negli anni '45-'50 ha pubblicato racconti e poesie su varie riviste letterarie italiane tra cui "Sud", "Mercurio", "Pesci rossi" di Valentino Bompiani e "Pattuglia " di Gillo Pontecorvo, vincendo anche il premio St Vincent. Viene inserito in seguito insieme a Bonaviri, Bevilacqua, Crovi, Pomilio e la Merini nell'antologia Il secondo '900. Panorama dei poeti italiani dell'ultima generazione, Padova, Amicucci, 1957.

Ha esordito nella narrativa nel 1978 con Il corso delle cose (Lalli, 1978); la scrittura ha preso il sopravvento al momento dell'abbandono del lavoro alla RAI per sopraggiunti limiti di età. Facendo un consuntivo della sua attività come uomo di spettacolo vengono fuori delle cifre sensazionali: 1300 regie radiofoniche, 120 teatrali, 80 televisive.

Nel 1980 esce da Garzanti Un filo di fumo, riedito poi da Sellerio. È il primo di una serie di romanzi ambientati nella immaginaria cittadina siciliana di Vigàta tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo. Ma il suo primo grande successo è La stagione della caccia, pubblicato da Sellerio nel '92, che in poco tempo viene ristampato più volte. Inizia così la stagione propizia di Camilleri, i cui libri vendono mediamente sulle sessantamila copie e sono dei grandi best-sellers.

Oltre alle opere che vedono protagonista la Vigàta di un tempo (dal Birraio di Preston, Sellerio, 1995 a La concessione del telefono, Sellerio, 1999) ci sono i gialli della Vigàta odierna del Commissario Montalbano, creatura di Camilleri entrata a buon diritto nell'immaginario collettivo del suo affezionato pubblico di lettori. Così egli diventa il protagonista di molti romanzi gialli, La forma dell'acqua (Sellerio, '94), Il ladro di merendine (Sellerio, '96), Il cane di terracotta (Sellerio, '96), La voce del violino (Sellerio, '97), La gita a Tindari (Sellerio, 2000), L'odore della notte (2001), Il giro di boa (2003). L'autore si accorge che il suo commissario ha tutte le caratteristiche del personaggio seriale con il quale può tentare la misura breve del racconto; così pubblica nel '98 da Mondadori Un mese con Montalbano, una raccolta di storie poliziesche con cui entra nella classifica dei libri più venduti. Ma, fenomeno nuovo per l'editoria italiana, il successo del singolo volume si allarga a macchia d'olio e trascina in cima alle vendite anche tutti gli altri titoli. Una raccolta di racconti è anche La paura di Montalbano (Mondadori, 2002) nella quale si assiste ad un processo di interiorizzazione del commissario, protagonista di un'epopea tutta fondata sull'evoluzione, sulle trasformazioni, sui ritorni indietro del personaggio nel tempo.

Il culmine di questa tattica compositiva è raggiunto nella Pazienza del ragno, appena uscito nella collana della Memoria sempre da Sellerio: vi appare un Montalbano ormai vecchio e solo che, giunto al consuntivo della sua vita, si interroga sul suo pirsonale criterio di giudizio che non sempre coincide con quello della giustizia. Allora affiora il dilemma se "era meglio essiri d'accordo con la giustizia, quella scritta supra i libri, o con la propria cuscenza". Il personaggio neppure ora che ha raggiunto la piena maturità manifesta tratti eccezionali da eroe ma si rivela come un individuo normale che ha conquistato a fatica la sua integrità morale nel quotidiano impegno alla ricerca della verità. La sua parabola evolutiva si porta dietro tutte le strategie comunicative sperimentate dall'autore nel suo lungo e ricco percorso creativo di sceneggiatore, regista teatrale e televisivo, narratore. Se la sua vocazione al romanzo si mostra prevalente, essa trova nella prodigiosa combinazione di varie tecniche comunicative (cinematografica, teatrale, narrativa, spettacolare) e di diversi linguaggi il modo per catturare il lettore e tenerlo stretto in un crescendo di suspence e di attese, che non si esauriscono in una singola unità testuale ma rimangono aperte a soluzioni ancora da venire.

Camilleri si rivela maestro nel coinvolgere il suo pubblico, in modo veloce e immediato come è tipico della tecnica cinematografica, in una serie di storie, anche di genere diverso, sperimentando in particolare il meccanismo della sequenza d'immagini e del giallo alla Simenon. Si richiama al modello del racconto politico-poliziesco alla Sciascia, facendo tesoro della nota affermazione dello scrittore di Recalmuto che solo nella gabbia del giallo il romanziere si costringe ad usare regole certe, a non barare con il lettore.

All'interno di questo progetto si spiega la sua ricerca espressiva che parte dalla volontà di valorizzare la vita dei personaggi nella gestualità della lingua. Si tratta di un idioma basico locale e personale, arricchito da un continuo processo di reinvenzione e di ricambio nel quale si manifesta l'estrosità verbale di Camilleri. L'intenzione è quella di scoprire il linguaggio nella lingua, chiedendosi fino a che punto è possibile recuperare la lingua, che è di per sé un dato di appartenenza ad una società, come comunicazione artistica originale. Così affiora la dimensione di oralità sottesa ai suoi romanzi, che si immaginano prima di tutto raccontati in modo estemporaneo ad un pubblico ascoltante. Il problema fondamentale dello scrittore siciliano è stato infatti, a detta sua, l'individuazione di una voce, attraverso la quale poter impiegare parole italiane e parole in dialetto in modo improvvisato a seconda del grado di espressività necessario in ciascun contesto. Pirandello nella sua strepitosa traduzione del Ciclope di Euripide in dialetto siciliano funge da modello di questa operazione, perché sperimenta due livelli di dialetto, quello contadino del Ciclope presentato come un massaro e quello del Ciclope-Ulisse, del viaggiatore, di chi usa l'italiano, traducendo dal siciliano (Totò che ha fatto il militare a Cuneo è l'esempio riportato da Camilleri). Si tratta in definitiva di una sorta di dialettalità trascesa che copre quasi sempre le stesse aree verbali e che si realizza in determinati spazi narrativi. La reazione perplessa di Sciascia di fronte all'idioma ibrido del Camilleri esordiente, che gli faceva dire "Andrea, ma così chi ti legge", non ha più ragione di essere, se si pensa al consenso planetario dei suoi romanzi e alla miriade di traduzioni, anche in lingue poco diffuse, quali il gaelico e il catalano.

Nel nostro tempo che tende alla globalizzazione, superando le diversità in una medietà anonima e livellante, il personalissimo idioma di Camilleri così colorito e particolare conquista i lettori con la sua ironica compiacenza, coinvolgendoli emotivamente cosicché anche i termini, apparentemente più oscuri, comunicano quel tanto di eccesso dalla norma che li rende familiari. Lo scrittore affonda la sua capacità di introspezione nel patrimonio archetipico dei suoi lettori, una serie di tratti distintivi che ciascuno si porta dentro dall'infanzia, fatto di gesti, di tic linguistici, di abitudini espressive nate talvolta da propensioni morali.

L'autore si rivela un comunicatore eticamente ricco e impegnato a costruire figure che agiscono super partes nella costante lotta al crimine. La guerra alla mafia e alla malavita sicula, che secondo la mentalità comune rappresenta l'elemento invincibile e sfuggente, si trasferisce in una realtà di vissuto quotidiano attraverso la caratteristica quasi nordeuropea del commissario Montalbano. Ne viene fuori una capacità logico-deduttiva di leggere i segni e di interpretare gli indizi collaudata da una tecnica riconosciuta da tutta la comunità di lettori europei. Questo spiega come la produzione letteraria di Camilleri sia stata oggetto d'attenzione da parte dell'editoria e della critica internazionale.

La vocazione etica di Camilleri affiora anche dalle ultime prese di posizione del suo personaggio, che non rimane mai impermeabile agli eventi contemporanei. In un racconto recente ("Micromega" 2002) si svolge un tu per tu estremo tra autore e sua creatura, di sapore pirandelliano, nel quale Montalbano esprime l'impossibilità ad entrare in un nuovo romanzo dopo i fatti del G8 di Genova e di Napoli. In tal modo si fissa la sua diversità rispetto al modello Maigret, sul quale "la storia scivola come acqua fresca", mentre lo scrittore, fagocitato dalla volontà del personaggio, non può che assecondare gli obblighi imposti dalla tensione della cronaca.

La complessa e multiforme attività di Andrea Camilleri, che si rivela protagonista indiscusso non solo nell'ambito della comunicazione linguistica ed editoriale ma anche nei settori più innovativi della multimedialità (si pensi ai CD- ROM di cartoni animati interattivi realizzati da Antonio Sellerio su testi narrativi di Camilleri o ai gialli a finale aperto affidato al pubblico) rendono per lui ampiamente motivata la laurea honoris causa di secondo livello in Sistemi e progetti di comunicazione (corso interfacoltà: facoltà di Economia, Lettere e filosofia, Lingue e letterature straniere, Scienze politiche).


Ultimo aggionamento documento: 27-Jun-2006