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Scrivere in Polonia

La letteratura polacca dopo la caduta del Muro

La letteratura polacca contemporanea è viva e ricca di talenti, ben lontana pertanto da quell’immagine stereotipata che tende a guardare con una certa sufficienza alle esperienze di paesi “minori”.
Il fermento culturale della fine degli anni ’80, accelerato dalla caduta del Muro, ha favorito la comparsa sulla scena di molti movimenti giovanili tesi a trovare una propria cifra stilistica che rompesse con la letteratura impegnata degli anni di appartenenza al blocco sovietico. Un processo certamente favorito dall’abolizione della censura, ma anche dalla comparsa di un mercato editoriale in grande movimento.

Paw Krolowej

La copertina del libro Paw Krolowej (Il pavone della regina) di Dorota Maslowska

Anche se il nostro mercato editoriale ha accolto negli ultimi anni vari testi di autori polacchi, per un lettore italiano è ancora difficile rendersi conto dell’intenso sviluppo della letteratura di quel paese.
Come in altri paesi del blocco sovietico, la definitiva abolizione della censura ha permesso l’emergere di temi a lungo rimossi. Altra importante conseguenza sono stati i cambiamenti intervenuti nel mercato editoriale e l’affermarsi di una visione meno impegnata e assertiva del ruolo dello scrittore.
Questi fenomeni non sono tuttavia sorti all’improvviso dopo l’89, ma sono legati al fermento culturale dei tardi anni ’80. In quel periodo alcuni movimenti giovanili avevano iniziato a rifiutare le forme di protesta patriottico- sindacal-religiosa dei loro padri, cercando di trovare un proprio autonomo canone basato anche su forme ludiche, come per esempio la “Pomarańczowa alternatywa” (“Alternativa arancione”, dal colore dei berretti degli studenti scesi in piazza) di Breslavia. In simili attività confluiva la tradizione occidentale degli happening, introdotti in Polonia negli anni ’60 da un geniale maestro come T.Kantor. Nascerà così una controcultura, che verrà definita il “Terzo circuito”: accanto ad aspetti più tradizionali (circoli di giovani producevano in proprio e diffondevano le loro prose, poesie e canzoni) essa promuoveva anche forme di espressione finora di scarso prestigio, come i fumetti. Queste formazioni, che usavano la denominazione di “Art Zin”, privilegiavano “tutto ciò che non è importante”, scavando nel privato e nel disagio giovanile. Le loro iniziative contribuirono anche ad aprire a culture underground lituane e ucraine.

Lontana dalle sedi istituzionali dell’inteligencja, negli anni ’90 la giovane letteratura avrebbe dato voce alle ansie scatenate dai nuovi cambiamenti. Finita la secolare battaglia con l’oppressore interno e esterno, i richiami a una militanza della cultura potevano apparire retorici e superflui, mentre altri problemi premevano, come l’introduzione del libero mercato in un’editoria non più sostenuta da finanziamenti statali: se nella Polonia Popolare per un esordiente non mancavano le occasioni di farsi stampare un’opera prima, ora le potenziali tirature si riducevano drasticamente da dieci a uno.
Sembrava quindi stemperarsi anche l’appeal dei grandi vecchi, non più esuli e proibiti, ma divenuti ormai oggetto di studio a scuola: C. Miłosz (1911-2004), G. Herling Grudziński [1919-2000] e il grande Z. Herbert [1924-1998], le cui poesie Potenza del gusto e La missione del Signor Cogito, avevano costituito un canone indiscusso negli anni ‘80. Ne esiste una versione italiana in Z. Herbert, Rapporto dalla città assediata, a cura di P. Marchesani, Milano, Adelphi 1993, p.219 e p.160.

D’altra parte l’abbattimento delle barriere che avevano isolato i paesi socialisti apriva nuove prospettive: non più traduzioni forzate dal russo e altre lingue dell’est, ma un’ampia apertura al mercato occidentale.
Non si trattava solo del boom della narrativa americana, ora costantemente in testa alle classifiche, ma anche del diffondersi di altre culture, quali l’italiana, di cui nel 2003 la Polonia risulterà al secondo posto per diritti d’autore, con un raddoppio rispetto al 2001. Un altro aspetto eclatante era invece l’affermarsi della cultura di massa, con la pubblicità (finora praticamente inesistente), i cartoni, i fumetti, le soap opera, le TV e radio private.
Spesso la nuova letteratura avrebbe recepito questo impatto mediatico, rinunciando alle antiche barriere tra arte e cultura popolare, come in Paris London Dachau di Agnieszka Drotkiewicz (1982-) o nei romanzi, in cui si mixano vari linguaggi, della pomerana Dorota Masłowska (1983-) che ha esordito a 19 anni vendendo 120.000 copie di Wojna polskoruska pod flagą biało-czerwoną [2002, Prendi tutto] e ha proseguito con Paw królowej [2005, Il pavone della regina].
Prossimo a queste nuove tendenze è il gruppo legato alla rivista Lampa i iskra boża, su cui vigilano i due guru fondatori, P. Dunin-Wąsowicz e M. Świetlicki.

Si assisteva inoltre a un’inaspettata “perdita del centro”: il sistema monopolistico, situato nelle grandi città, lasciava il passo a una costellazione di gruppi, riviste e editori portavoci delle realtà territoriali. In una situazione tanto fluida era legittimo sperare in una netta svolta letteraria.
Molti speravano che la III Repubblica avrebbe conosciuto un rigoglio analogo a quello dei movimenti di avanguardia dopo il 1918, affrontando le cosiddette “macchie bianche” imposte dalla censura. Visto che finora gli scrittori erano stati costretti a un linguaggio allusivo, ci si attendeva una rilettura illuminante del recente passato.

La generazione che traeva nome dal cruciale 1989 sembrò tuttavia deludere le aspettative della critica, che avrebbe finito per rimpiangere certa “classicità” delle generazioni precedenti. Se i più anziani S. Chwin (1949-) [Krótka historia pewnego żartu (1991, Breve storia di uno scherzo)] A. Libera (1949- Madame [1998]) ambientavano i loro romanzi di formazione nei difficili anni ’50 per cercare di narrare ciò che era stato coperto da un obbligato silenzio, la prosa più recente non riusciva a testimoniare la svolta epocale manifestando una crisi di valori, temi e linguaggi. Anche se collocavano i propri incerti personaggi in un contesto storico-sociale, raffigurando potentati sociali o mediatici, gli esordienti non vi contrapponevano alcuna alternativa ideale: venivano così spesso criticati per le forme rozze e un ambiguo “groviglio di idee.”
La nuova prosa attingeva inoltre a piene mani dalla finora poco diffusa cultura americana. (Kerouac, Salinger, il western, miti come Bogart o Dean), ricorrendo volentieri ai topos del viaggio fuga dalla metropoli, delle dinamiche aggressive tra giovani maschi, come accade in particolare nel più celebre esordiente di allora, A. Stasiuk (1960-).

Altri fenomeni, quali la massiccia introduzione di nuove droghe, venivano narrati con accentuato estraniamento, come in Heroina (2002, Eroina) di T. Piątek (1974-), trascrizione del delirio dei nuovi giovani in carriera.
Il giovane scrittore, che ha studiato lingue a Milano e ha sfornato ben altri otto libri, ama rimestare nelle pieghe meno nobili della personalità, come nel giallo Przypadek Justyny (2004, Il caso Justyna) in Nionio (2005) e in Dobry Pan (2006, Il buon signore).

È in questa prospettiva che vanno visti certi nuovi canoni della letteratura giovanile, spesso aspramente contestati dalla critica tradizionale (ma altri, come M. Janion nel ’95, li esaltavano come una liberatoria “morte dei paradigmi”). Si trattava in realtà di una rottura in sordina con una lunghissima tradizione di impegno, un po’ come era accaduto alle Avanguardie artistiche dopo il 1918, ma senza alcuna illusione ottimistica di creare un’epoca nuova.
La giovane letteratura nata come “Terzo circuito” cercava di rispondere alle nuove sollecitazioni compiacendosi di una “mediocrità al quadrato”, di un “banalismo” di intrecci e figure.
A volte si accentuava invece la carica trasgressiva, tentando di nobilitare il turpiloquio giovanile, finora stemperato dalla censura: tra tutte vanno ricordate le performance del celebre gruppo “bruLion”, fondato a Cracovia nel 1986, distintosi fino a metà degli anni ‘90 come recettore delle nuove tendenze, tra l’altro delle autrici femministe I. Filipiak (1961-) e M. Gretkowska (1964-) che ha inoltre gestito numerosi happening, destinati a divenire leggendari. Da qualche anno “bruLion”, ha inclinato sempre più verso posizioni filocattoliche, attaccando l’establishment culturale di sinistra vicino al quotidiano Gazeta wyborcza, e creando ulteriore scandalo con la pubblicazione di testi antisemiti di Céline e Pound.

Un altro dei giovani lanciati dalla rivista e destinato a divenire uno scrittore cult in Polonia e all’estero è il già citato Stasiuk. Il primo romanzo Biały Kruk [1995, Corvo bianco], sorta di “western dell’era del capitalismo”, ha ispirato subito il film Gnoje [Letame] di J. Zalewski, mentre i racconti d’esordio, Mury Hebronu [1992, Le mura di Hebron], hanno costituito una svolta fondamentale nella rappresentazione della realtà carceraria e sono ancora un mito indiscusso.
La Varsavia delle periferie è lo sfondo anche di Dziewięć (1999, Il cielo sopra Varsavia), mentre hanno avuto notevole successo anche i reportage di viaggio nelle province dell’Europa dell’Est (2005, Jadąc do Babadag [Andando a Babadag]). Stasiuk - collaboratore del nostro “Espresso” - ha anche fondato una casa editrice, “Czarne”, che promuove nuovi nomi polacchi e di altri paesi dell’Est (www. czarne.com.pl, anche in inglese).

La sua contrapposizione tra una mitizzata provincia e la metropoli invasa dalla criminalità e dal degrado caratterizza anche Miasto utrapienia (2004, La città della disperazione) del più anziano J. Pilch. Critico letterario, quest’ultimo si è dedicato alla letteratura tardi, producendo molti romanzi (ricordiamo il divertente Narty ojca świętego [2004, Gli sci del Santo Padre], la storia di bevute e di scrittura Pod mocnym aniołem. (2000, Sotto l’ala dell’Angelo Forte) e i racconti Moje pierwsze samobójswo (2006, Il mio primo suicidio).

Agli anni ‘90 risale anche la scoperta di Perec, di Calvino (Se una notte d’inverno un viaggiatore), dei romanzi e del Superuomo di massa di Eco (di cui nel ‘96 andranno vendute 10.000 copie in soli tre giorni).
C’era anche il fascino di una confusa idea di Postmoderno, frutto dell’impatto della nuova cultura di massa e dell’interesse per realtà eclettiche - idea che assumerà implicazioni ideologiche (vari esponenti della Chiesa polacca hanno attaccato il Postmoderno come l’“angelo caduto” del marxismo). Suo alfiere è stato invece il noto trimestrale Fa-Art (www.fa-art.pl), fondato da studenti di Katowice, vicini a posizioni pacifiste. Uno dei suoi principali esponenti, C.K. Kęder (1965-), ha pubblicato nel ‘96 il romanzo sperimentale Antologia twórczości postnatalnej (1996, Antologia di opere postnatali).
Altra voce di tendenza dalla spiccata vocazione multimediale e impegno politico sono le riviste cracoviane “Ha!Art” e “Studium”. In genere i periodici sono affiancati da case editrici di nicchia che promuovono nuovi nomi.

Altro marcato orientamento è la cosiddetta letteratura “delle radici” o delle “piccole patrie”, attenta alle realtà multietniche scomparse con l’olocausto e con la perdita dei territori orientali nel 1945. Pur innestandosi su un filone preesistente (rappresentato da T. Konwicki, A. Kuśniewicz e J. Stryjkowski, noti alla nostra editoria), essa si è potuta sviluppare a pieno solo dopo l’89.
Le generazioni nate nel dopoguerra si sono così interrogate sulla molteplice realtà di città tedesche come Danzica, Stettino e Breslavia, in cui dopo il 1945 si sono riversati i profughi dell’est. In questa corrente le voci più significative sono quelle di Olga Tokarczuk (1962-) (E.E, 1995) e di due autori di Danzica, P. Huelle (1957-) e il già citato S. Chwin. Il primo ha “bucato” anche in Occidente con Weiser Dawidek (1987, Cognome e nome Weiser Dawidek), Opowiadania na czas przeprowadzki (1991, Lumache, pozzanghere, pioggia), proseguendo con Mercedes-benz (2001, tr. it. del 2006), una fantasia su Hrabal e Castorp (2004), sul personaggio manniano.
Del secondo sono Hanemann [1995], Esther [1999] e Złoty pelikan (Il pellicano d’oro). La corrente continua a proliferare, alla sua fortuna sono legate varie riviste (in passato “Nowy Nurt “ a Poznań, ancoa oggi “Kresy” a Lublino) e la casea editrice “Borussia” (Olsztyn [Allenstein]).

L’abolizione della censura ha permesso di iniziare un difficile dibattito sull’olocausto, affrontando anche il tema dell’antisemitismo di regime (come nel bel Krajobraz z dzieckiem [1996, Paesaggio con bambino] di R. Gren, collaboratore dei registi K. Kieślowski e A. Holland).
Nuove testimonianze giungono dai “figli dell’olocausto” (W. Dichter (1935-), il cui Koń Pana Boga [1996, Il cavallo del Signore Iddio], giace da anni in attesa di pubblicazione da Einaudi, il noto semiologo M. Głowiński, (Czarne sezony 1998 [Tempi bui]; Magdalenka z razowego chleba [2001, La madeleine di pane nero], Historia jednej topoli [2003, Storia di un pioppo], Kładka nad czasem [Lucchetto sul tempo, 2006]), H. Krall e H. Grynberg (entrambi del 1936, con vari testi tradotti dalla Giuntina). Ad essi si affiancano i più giovani, A. Bolecka (1951-) Biały kamień (1994, La pietra bianca), J. Kornhauser [(1946, Dom, sen, gry dzieciece (1995, La casa, i sogni e i giochi) e P. Szewc (Zagłada [1987, La distruzione], Bociany nad powiatem [2005, Cicogne sul distretto]).

Altra diffusa tendenza è il cosidetto “realismo magico”, esplicito tributo agli adorati autori latinoamericani Marquez, Cortazar e più recentemente Coelho. In realtà questa narrazione fantastica, dove tutto può accadere, trae ispirazione sia dal grande B. Schulz (1892-1942) i cui racconti delle Botteghe color cannella sono ambientati nel metamorfico shtetl di Drohobycz, che dal Tamburo di latta di G. Grass, amatissimo in Polonia anche grazie alla sua ambientazione in Pomerania.
Di questa corrente la più nota è O. Tokarczuk, un’ex psicoterapeuta che non cela il debito con la riflessione junghiana sul mito, i cui microcosmi cittadini e rurali sono popolati da personaggi dai poteri sensitivi ( Podróż ludzi księgi [1993, Il viaggio degli uomini del Libro], Prawiek i inne czasy [1996, Dio, il tempo, gli uomini e gli angeli], Dom dzienny, dom nocny [1998, La casa di giorno e la casa di notte], i bei racconti Gra na wielu bębenkach (2001, Che Guvara e altri racconti) e l’apologo Ostatnie historie [2004, Ultime storie]).
In questa carrellata di mondi alternativi, vale la pena anche di citare le surreali (e tragiche) avventure narrate dal critico letterario e giornalista J. Sosnowski, (tra i più recenti Linia nocna [2002, Linea notturna], Prąd zatokowy [2003, Corrente del Golfo], Ach [2005, Ah!]).

Un’analoga atmosfera magica si trova anche nell’opera in prosa del regista e scultore J.J. Kolski [1956-], cui nel 2005 è stata dedicata una rassegna a Roma: alcuni suoi film sono ambientati nel villaggio fuori dal tempo di Popielawy, analogalmente ai racconti Jancio wodnik [1994, Jancio l’acquaiolo]; Mikroświaty [2001, Microcosmi] e al romanzo Kulka z chleba [1997, Una pallina di pane]. Al Calvino delle Città invisibili è invece debitrice M. Tulli, autrice dalle radici italiane, che ha descritto magistralmente metropoli e villaggi fiabeschi ( Sny i kamienie [1995, Sogni e pietre]); W czerwieni [1998, In rosso] Tryby [2003, Ingranaggi], Skaza (2005, Imperfezione). L’uso di simboli ispirati a luoghi e oggetti minimali, prevale anche in T. Tryzna (da Panna nikt (1994, La signorina Nessuno), nel ‘96 è stato tratto uno sfortunato film di Wajda, mentre recentemente è uscito in Italia Idź, kochaj (2003, Vai, ama).

Il nuovo si esprime affrontando certi tabù nazionali o temi congelati dalla censura. Un contributo delle nuove generazioni è stata inoltre la capacità di mettere a fuoco realtà finora ignorate o dimenticate. Molte voci inneggiano alla scoperta della diversità. “La letteratura serve a farci conoscere esperienze diverse dalle nostre - ha scritto K. Dunin, autorevole voce del femminismo, autrice dei due romanzi Tabu (1998) e Obciach (Sputtanatura, 1999) - “È questo il compito della cultura di oggi.”

La poetica giovanile si sofferma soprattutto sul degrado ambientale, sociale e linguistico delle periferie cittadine: tra i nati negli anni ‘70 vale la pena di ricordare il mitico W. Kuczok (1972-) autore inclinante a un surreale horror, con una ricca varietà di registri linguistici (Opowieści słychane [1999, Racconti ordinari] Szkieleciarki [2002, Schelebrividi], Gnój [2003, Letame], resoconto di violenze familiari, Widmokrąg [Orrido orizzonte]). Vari punti in comune con quest’ultimo presentano anche M. Sieniewicz (1972- di cui raccomandiamo soprattutto i racconti Żydówek nie obsłlugujemy [2005, Non si servono le ebree]), D. Odija (1974-) (Podróże w miejscu [2000, Viaggi sul posto], Ulica [2001, La via] Szklana huta [2005, Fabbrica di vetro] e il provocatorio S. Shuty (1973-) Nowy wspaniały smak (1999, Il nuovo gusto, titolo che si rifà al Brave new world di Huxley), Bełkot (2001, Farfuglìo) Cukier w normie (2002, Zuccheri nella norma) il romanzo Zwał [2004, Ammasso].

Paw Krolowej

La scrittrice Olga Tokarczuk

Fenomeno analogo è la tendenza, assai viva negli anni ‘90, a infrangere violentemente i tabù di costume. Accade soprattutto alla narrativa, impostata su una scrittura trasgressiva, ispirata al femminismo (canonizzato nei saggi delle critiche M. Janion [ Kobiety i duch inności (1996, Le donne lo spirito dell’alterità)] e K. Dunin [ Tao gospodyni domowej (1996, Tao della casalinga)].
Molte autrici hanno vissuto all’estero, sperimentando un confronto vitale con altre realtà: Filipiak è ancora negli USA, dove è tornata in un offeso esilio (cfr. i racconti newyorkesi di Śmierć i spirala [1992, La morte e la spirale]), M. Gretkowska, è stata a lungo a Parigi e N. Görke (1962-) in Germania. Tutte concepiscono la cultura come scandalo, grottesco, amore del travestimento.
La loro prosa, che indugia sulla psicologia e fisiologia femminile, è stata perfino bollata come “letteratura mestruale”. Filipiak, che si occupa di gender studies e ha fatto un coerente outing (per esempio in Niebieska menażeria [1997, Serraglio celeste] e nelle poesie di Madame Intuitia 2002 [tr. it. 2007]), denuncia i conflitti familiari in Absolutna amnezja [1995, Amnesia totale]). Gretkowska ha iniziato col nonsense (il suo primo romanzo aveva un titolo russo My zdies’ emigranty 1991 [Qui noi siamo emigranti]) e la dedica “A mia moglie”) e con personaggi fortemente caricaturali, (cfr. Tarot paryski [1993, Tarocchi parigini] Kabaret metafizyczny [1994, Cabaret metafisico], Podręcznik do ludzi [1996, Manuale per chi ha a che fare con la gente]): predilige comunque i lati oscuri di passioni e nevrosi (Sceny z życia pozamałżeńskiego [2003, Scene di vita extraconiugale], Sandra K., racconto sull’anoressia della raccolta del 1998 Namiętnik).
La famiglia viene radicalmente messa in discussione (dato diffuso un po’ in tutta la più giovane prosa), spesso vista come luogo di abuso e solitudine : tipico è il “giallo psicoanalitico” Siostra (1996, La sorella) di M. Saramonowicz (1964-) autrice anche di Lustra (1999, Specchi), in cui si intersecano due misteriose storie del presente e di prima della guerra. Altre scrittrici attente alla tematica femminile sono I. Iwasiów (1963-) docente dell’Università di Stettino, ospite nel 2007 della facoltà di Lettere per un ciclo di conferenze: pregevoli i suoi racconti Miasto-ja-miasto (1998, Città-io- città), Smaki i dotyki (2006, Assaporare e toccare) storie di donne, alcune delle quali ambientate in Bosnia.

Non vanno poi dimenticate A. Potoczek (1962-) e la critica letteraria A. Nasiłowska (1958-) con i suoi libri anticonvenzionali sulla maternità (Domino, Traktat o narodzinach [1995, Domino, Trattato sulla nascita]; Księga początku [2002, Il Libro dell’inizio]) e Kofta (1942-) che ha narrato di uno stupro subito.
Altre voci, quali Z. Rudzka, H. Samson e Anna Bolecka, hanno invece descritto i non facili rapporti tra i sessi. Per chi ne volesse saper di più si rimanda alla rivista militante “Ośka” (anche sul sito www.oska.org.pl). Ultimamente hanno avuto grande successo storie di amori gay, come il divertente Trzech panów w łóżku, nie licząc kota. Romans pasywny (2005, Tre uomini a letto, per non parlare del gatto. Romanzetto passivo) di B. Żurawiecki (1971-) o Lubiewo (2005) di M. Witkowski (1974-).

Tra le curiosità non va dimenticato il più grande bestseller degli ultimi anni, il romanzo epistolare in mail Samotność w Sieci (2001, Solitudine nella rete), scritto da un docente di chimica e informatico, J.L. Wiśniewski (1954-), con un film omonimo (W. Adamek, 2006).
Ultimo originale dato è il genere fantasy, di cui l’autore più fortunato è A. Sapkowski (1948-), sorta di Tolkien slavo, con una saga sul cavaliere mutante Wiedźmin (The witcher), che ha anch’essa ispirato un film, fumetti e vari videogame (tra i numerosi siti vedi www.sapkowski.pl/).

Indicazioni bibliografiche

Una fonte di informazione sulla letteratura polacca contemporanea sono i siti web in varie lingue (tra cui www.culture.pl; polska2000.pl; www.polishwriting.net), oltre a quelli delle riviste “di tendenza”.
Il sito home.nycap.rr.com/polishlit/alphalist.html fornisce un’antologia di testi tradotti in inglese. Può inoltre essere utile la consultazione delle riviste “PL.IT - rassegna italiana di argomenti polacchi” e “Samizdat”, anche on line (www.esamizdat.it).
Sulla narrativa polacca fino al 2000 si veda anche la Storia della letteratura polacca, a cura di L. Marinelli, Torino Einaudi 2004, (cap. Dal 1956 al nuovo secolo, a cura di S. De Fanti).

Segnalo infine in ordine alfabetico le traduzioni di autori nati dopo il 1930:

- S. Chwin, Hanemann, Lecce Argo, 2000
- I. Filipiak, Madame Intuita, Heimat Napoli
- I. Fink, Frammenti di tempo, Milano Feltrinelli, 1995 (ristampa Firenze Giuntina, 2002)
- I. Fink, Il viaggio, Firenze Giuntina, 2001
- I. Fink, Tracce, Firenze Giuntina, 2003
- M. Głowiński, Tempi bui - Un’infanzia braccata, Firenze Giuntina, 2004
- H. Grynberg, La guerra degli ebrei, Roma E/O, 1992
- H. Grynberg, Ritratti di famiglia, Firenze Giuntina, 1994
- P. Huelle, Cognome e nome Weiser Dawidek, Milano Feltrinelli, 1990
- P. Huelle, Lumache, pozzanghere, pioggia. Racconti del periodo del trasloco, Milano Feltrinelli,
1995
- P. Huelle, Mercedes-Benz, Roma Voland, 2007
- H. Krall, La festa non è la vostra, Firenze Giuntina, 1992
- H. Krall, Ipnosi e altre storie, Firenze Giuntina, 1993
- H. Krall, Il Dibbuk e altre storie, Firenze Giuntina, 1997
- H. Krall, La linea della vita, Firenze Giuntina, 2006
- A. Libera, Madame, Milano Longanesi, 2002
- D. Maslowska, Prendi tutto, Milano Frassinelli, 2004
- D. Masłowska, Una spedizione sul tetto del grattacielo, in Eurogeneration, Contrasto, 2004
- J. Pilch, Sotto l’ala dell’Angelo Forte, Fazi, 2005
- A. Potoczek, Amore e altri racconti, Roma Voland, 1998
- A. Stasiuk, Corvo bianco, Milano Bompiani, 2002
- A. Stasiuk, Il cielo sopra Varsavia, Milano Bompiani, 2004
- P. Szewc, La distruzione, Torino Lindau, 1991
- O. Tokarczuk, Dio, il tempo, gli uomini e gli angeli, Roma E/O, 1999
- O. Tokarczuk, Che Guvara e altri racconti, Udine Udinese Forum, 2006
- T. Tryzna, Vai, ama, Torino Instar libri, 2006

Giovanna Tomassucci
docente di letteratura Polacca
tomassu@humnet.unipi.it