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È stata firmata martedì 19 luglio, nella Sala dei Mappamondi del Rettorato, la convenzione tra Università di Pisa e UnipolSAI-Divisione SAI di Pisa che metterà a disposizione di tutti i dipendenti dell’Ateneo servizi assicurativi e bancari a condizioni vantaggiose. Alla presentazione sono intervenuti il rettore Massimo Augello e il direttore generale Riccardo Grasso, da un lato; i titolari dell’Agenzia Generale UnipolSAI–Divisione SAI di Pisa, Maurizio Sbrana, Fabrizio Cusin e Antonio Parducci, il dirigente di Unipolbanca, Stefano Cavalli, il direttore di filiale Unipolbanca, Valerio Falleni, e l’area manager Mauro Nobile, dall'altro.

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La convenzione, che si inserisce nel solco di una lunga tradizione di collaborazione tra UnipolSAI e Università, non solo su temi economici ma anche culturali, prevede numerosi vantaggi per i dipendenti dell'Ateneo, con nuovi elementi che sono legati a tutta la produzione assicurativa di UnipolSAI, attualmente la più grande società assicuratrice in Italia nei rami danni. La compagnia ha introdotto sul mercato una serie di coperture assicurative, arricchite da servizi complementari di natura assistenziale e dal forte contenuto tecnologico in evoluzione continua e al passo con le più recenti dinamiche in questo ambito: scatola nera satellitare, Unibox-rilevatore domestico e aziendale, centrali di assistenza e altro.

Nel loro intervento, il rettore e il direttore generale hanno ricordato che la convenzione siglata riserva benefici economici per tutto il personale docente e tecnico-amministrativo, ma anche - importante novità - per tutti i dipendenti in quiescenza e i relativi familiari, sottolineando che UnipolSAI si è recentemente aggiudicata, a seguito di procedura a evidenza pubblica, la gestione di servizi assicurativi dell’Ateneo.

Dal canto loro, i titolari dell’Agenzia Generale divisione SAI di via Battelli hanno evidenziato che la convenzione copre anche i servizi di Unipolbanca, la banca del gruppo, che consente di provvedere al pagamento delle coperture assicurative con frazionamento mensile a tasso zero, oltre a proporre altre vantaggiose offerte di più squisita natura bancaria (mutui, conti correnti, gestione risparmio e così via).

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La legge 240/2010 ha cambiato le regole per assunzioni e progressioni di carriera di ricercatori e professori universitari: per partecipare ai concorsi locali è ora necessario superare l’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN). La discrezionalità degli atenei è stata quindi ridimensionata anche con l’obiettivo di ridurre favoritismi e distorsioni dovuti alla presenza di commissari interni nei concorsi locali. È riuscita la prima edizione dell’ASN a raggiungere questo obiettivo? Chi valuta tende, in genere, a favorire chi conosce personalmente o a dare più importanza ad argomenti di ricerca simili ai propri. In una recente ricerca, Mauro Sylos Labini, docente del dipartimento di Scienze politiche dell'Università di Pisa, insieme a Manuel Bagues e Natalia Zinovyeva della Aalto University, hanno quantificato in modo statisticamente robusto l’impatto della presenza di colleghi universitari e coautori nelle commissioni sulla probabilità di promozione di chi si è inizialmente registrato per l’abilitazione.

Qui di seguito pubblichiamo un intervento del professor Mauro Sylos Labini in cui illustra i risultati della ricerca.

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Sono quasi pronte le regole per la nuova Abilitazione Scientifica Nazionale, l’esame il cui superamento è ormai necessario per diventare professori nelle università italiane. In uno studio recente condotto con Manuel Bagues e Natalia Zinovyeva, il cui riassunto è stato pubblicato nel rapporto annuale dell’ANVUR, ho provato a valutare alcuni aspetti della vecchia Abilitazione. In particolare, il nostro lavoro si è concentrato sulle distorsioni nella valutazione causate dalla presenza in commissione di colleghi e coautori dei candidati.

Grazie al fatto che i commissari sono stati sorteggiati, abbiamo potuto confrontare il tasso di promozione di candidati statisticamente identici prima dell’estrazione (e, in particolare, con la stessa probabilità di avere colleghi o coautori in commissione), ma diversi dopo l’estrazione per avere o meno contatti in commissione. Questa strategia ci ha permesso di confrontare solo i risultati di candidati molto simili sia nelle caratteristiche osservabili sia in quelle non osservabili.

A parità di altre condizioni, la probabilità di promozione è stata in media del 34% per chi non aveva contatti fra i commissari e del 38% per chi li aveva; un aumento quindi di circa 4 punti percentuali. È un effetto probabilmente inferiore al grande vantaggio che avevano i candidati interni nei vecchi concorsi locali e anche a quello che studi simili hanno trovato in valutazioni analoghe di altri paesi.

Complessivamente, quindi, l’ASN ha consentito di contenere endogamia e nepotismo (almeno nella prima fase del reclutamento dei professori universitari). Cosa ha consentito questo risultato? In primo luogo, hanno probabilmente giocato un ruolo positivo l’estrema trasparenza e il sorteggio delle commissioni. La pubblicazione on-line di curricula e giudizi ha responsabilizzato le commissioni il cui lavoro è stato visibile a tutti. La scelta casuale dei commissari fra i professori più attivi nell’attività di ricerca ha ridotto il rischio che i prescelti si sentissero vincolari da ragioni diverse dal loro curriculum. Positiva anche la regola che impediva la presenza di colleghi di università nella stessa commissione: questo ha sì favorito i candidati di università piccole (che hanno visto aumentare la probabilità di essere valutati da un collega), ma ha probabilmente diminuito la probabilità di alleanze interne alle commissioni.

Nei prossimi mesi sapremo se l’affrettata sospensione della vecchia ASN e il lungo periodo di gestazione della nuova porteranno cambiamenti migliorativi o peggiorativi.
Mauro Sylos Labini

frutta masterSarà attivato dal prossimo anno accademico 2016-17 il master internazionale, unico in Italia, Healthyfood: Production, Gastronomy and Marketing, frutto della collaborazione tra l’Università di Pisa, la Camera di Commercio di Pisa e la Fondazione Campus. Il master avrà durata annuale (60 CFU) con lezioni tenute in inglese e potranno accedere al master studenti con laurea di primo livello conseguita in Italia o all’estero in qualsiasi ambito.

“L’iniziativa si inserisce nel solco della tradizione di eccellenza pisana nel campo degli studi sui rapporti tra cibo e salute, iniziata con l’istituzione nel 2013 del Centro interdipartimentale di ricerca Nutrafood - Nutraceutica e Alimentazione per la Salute - afferma la professoressa Manuela Giovannetti, direttore del Centro - e grazie a questo nuovo percorso di studi l’Ateneo pisano si colloca in un contesto internazionale di eccellenza, a fianco di alcune prestigiose università, come quella di Harvard, che da alcuni sono attive nella divulgazione scientifica nel campo della nutraceutica legata alla gastronomia”.

Il master sarà organizzato in 5 moduli: Storia e cultura enogastronomica e dei prodotti del territorio; Scienza dell’alimentazione: cibo e salute; Sicurezza alimentare; Gastronomia e degustazione; Comunicazione e marketing dei prodotti del territorio ad alto valore salutistico.

“Con questa iniziativa l’Università di Pisa formerà figure professionali dotate di competenze multidisciplinari sulle qualità nutrizionali e nutraceutiche del cibo, in rapporto alle diverse tipologie di produzione, trasformazione e conservazione, nonché alle tradizioni enogastronomiche - afferma il professor Rossano Massai, direttore del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, sede del master. I futuri diplomati potranno diventare operatori di imprese ristorative, agroalimentari artigianali e industriali (ristorazione di eccellenza, distribuzione organizzata e specializzata di prodotti alimentari), responsabili di consorzi di produzione e tutela di alimenti e bevande, organizzatori di eventi enogastronomici e di promozione dei prodotti agro-alimentari del territorio, esperti gastronomi, giornalisti e consulenti della comunicazione enogastronomica

Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; per scaricare il bando: http://nutrafood.unipi.it/item/106-bando-healthy-food.html.

Ne hanno parlato: 
l'Espresso
AGI
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
Meet the Life Science 
InToscana.it

È stata presentata a Palazzo Vitelli, venerdì 15 luglio 2016, Kerub, la nuova monoposto realizzata dall'E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa, che rappresenterà l'Ateneo nelle prossime competizioni della Formula SAE.

kerub 15All'evento sono intervenuti il rettore Massimo Augello, il prorettore vicario Nicoletta De Francesco, il direttore generale Riccardo Grasso, il presidente della Scuola interdipartimentale di Ingegneria, Massimo Ceraolo, la faculty advisor del team e docente di Macchine a fluido, Stefania Zanforlin, e il vice presidente del corso di laurea magistrale in Ingegneria dei veicoli, Massimo Guiggiani. Con loro, anche l’assessora comunale Sandra Capuzzi. Subito dopo, il team leader, Paolo Giannotti, studente del corso magistrale in Ingegneria meccanica, e gli altri componenti della squadra hanno "svelato" la vettura e illustrato le sue principali caratteristiche tecniche.

La monoposto è stata quindi mostrata al pubblico in Piazza dei Cavalieri dalle ore 14 alle 22.

"Kerub", frutto di due intensi anni di progettazione e lavoro, rappresenta la naturale evoluzione dei prototipi già realizzati dall'E-Team Squadra Corse, che è stata fondata nel 2007 a opera di un gruppo di studenti e dottorandi di Ingegneria sotto la supervisione dell'allora preside della facoltà, Emilio Vitale, e del professor Guiggiani. Nel corso degli anni, la squadra ha maturato un’organizzazione di tipo aziendale che ha richiesto la collaborazione di figure provenienti dai dipartimenti di Ingegneria, ma anche da altri settori disciplinari, quali quelli di Economia, Informatica e dei dipartimenti umanistici. Oggi sono circa 70 i ragazzi che fanno parte del team.

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Dalla nascita, il team ha progettato e costruito diverse monoposto da competizione, che hanno partecipato ad alcune tappe del campionato di Formula Student (FSAE), misurandosi in prove che valutano sia l’abilità tecnica (test dinamici del veicolo) che quella gestionale (business plan e presentazione dell’attività), con ottimi risultati. L'ET1, prima vettura del team, si è classificata seconda tra le monoposto italiane e dodicesima nella classifica internazionale durante la quinta edizione di Formula SAE Italy tenutasi nel settembre del 2009. E così via fino al più recente successo ottenuto nell’autodromo Riccardo Paletti a Varano de’ Melegari durante gli eventi di formula SAE Italy tenutisi nel settembre 2015. In quella tappa è stato proprio il progetto di "Kerub" a trionfare, collocandosi al primo posto nella classe 3 della competizione e occupando il primo posto in tutti e tre gli eventi a cui ho preso parte.

Se lo scorso anno "Kerub" era rimasta allo stato progettuale, ora è diventata una splendida realtà. La nuova vettura è la prima a essere dotata di un pacchetto aerodinamico completo e a montare un motore Honda CBR 600 a quattro cilindri. Il telaio è interamente costituito da tubi d’acciaio saldati tra loro, mentre la macchina è dotata di controlli al volante interamente elettronici. La vettura è in grado di raggiungere 100 chilometri orari in 3,9 secondi.

Dopo i risultati ottenuti durante la fase di test, l'E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa si prepara ad affrontare le competizioni di Formula SAE: prenderà infatti parte alla tappa italiana che si svolgerà a Varano de’ Melegari dal 22 al 25 luglio e a quella ungherese che si terrà a Győr-Göny dal 18 al 21 agosto.

Per maggiori informazioni sul team e sulla monoposto, si può visitare il sito: www.eteamsquadracorse.it.

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La EuroHaptics Society ha da poco assegnato il premio per la migliore tesi di dottorato del 2015 ad Alessandro Altobelli, che ha lavorato sotto la supervisione di Antonio Bicchi tra Genova e Pisa. Alessandro ha sviluppato dei nuovi strumenti (a forma di tripode) per studiare il controllo e la coordinazione dei muscoli della mano nelle prese a tre dita di oggetti di diversa rigidezza e deformabilità.

I risultati rappresentano un passo avanti nella conoscenza delle sinergie alla base del controllo motorio nella mano umana. Fino a questo momento infatti, la ricerca sui dispositivi aptici si era concentrata sulle prese a due dita di oggetti rigidi. I tripodi realizzati da Altobelli possiedono tre punti di contatto la cui pressione è regolabile, e permettono quindi di simulare oggetti di rigidezza variabile. La misura della distrubuzione di forze e torsioni sulle tre dita che impugnano il tripode è stata ottenuta monitorando, tramite elettromiografia, i muscoli antagonisti sull’avambraccio.

Questo tipo di dispositivi potrà essere impiegato sia per migliorare l’interazione tra macchina e essere umano, ad esempio nel caso di arti protesici, sia per stabilire il grado di avanzamento delle procedure di riabilitazione in persone con disabilità motorie.

Per approfondimenti:

Tesi di dottorato: Development and validation of haptic devices for studies on human grasp and rehabilitation.
Autore: A. Altobelli.

22nd Mediterranean Conference of Control and Automation, 2014, 346 - 350, Three- digit grasp haptic device with variable contact stiffness for rehabilitation and human grasping studies. Autori: A. Altobelli, M. Bianchi, A. Serio, G. Baud-Bovy, M. Gabiccini, A. Bicchi.

milky way 2When a star “eats” a planet, its colour and chemical composition change. The hypothesis that the swallowing of a planet rich in iron and other heavy elements is responsible for the abnormal aspect of some stars is not new. However, until now, detailed calculations had never been used to quantify the extent of the effect.

In a recent article in the scientific journal “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society”, Emanuele Tognelli, Pier Giorgio Prada Moroni and Scilla Degl'Innocenti from the Department of Physics at the University of Pisa published the results of a study carried out on a peculiar star in Gamma Velorum, a young multiple star system in the Milky Way about 1,200 light years from Earth. The peculiarity of this star consists in the abnormal abundance of chemical elements heavier than helium, which astronomers generically call metals, noted on its surface. This anomaly could be justified by the phenomenon of accretion of the star itself after the ingestion of one or more planets.

The three astrophysicists from the University of Pisa used numerical simulations on the computer for the first time, to demonstrate what happens to a young star when it ingests a planet and how these effects depend on the mass of the planet itself, from Earth-like to 50 times more massive, as well as on its chemical composition.

"In these cases, the principal effect of the planet ingestion is to increase the metal content in the outer region of the star and therefore to modify the observable chemical abundance. On the other hand, the metals absorb light in shorter wavelengths making the red hue more prominent, giving the star a more reddish tint than usual,” explained the researchers.

The model created by the team of scientists from the University of Pisa is able for the first time to describe in a detailed manner an event that has never been observed in real time.

“The accretion of a planet is a very quick phenomenon and therefore difficult to observe directly. However, an event like this has repercussions on the structure and evolution of the star that can explain the characteristics of some abnormal stars. Our simulations have demonstrated that the entity of the effect depends very much on the mass and age of the star at the moment it ingests the planet,” concluded the three scientists.



milky way 2Quando una stella “mangia” un pianeta, il suo colore e la sua composizione chimica cambiano. L’ipotesi che l’ingestione di un pianeta ricco di ferro e altri elementi pesanti sia responsabile dell’aspetto anomalo di alcune stelle non è nuova. Tuttavia, fino a questo momento, non erano mai stati fatti calcoli dettagliati per quantificare l’entità dell’effetto.

In un recente articolo della rivista scientifica Monthly Notices of the Royal Astronomical SocietyEmanuele Tognelli, Pier Giorgio Prada Moroni e Scilla Degl'Innocenti del Dipartimento di Fisica dell'Università di Pisa hanno pubblicato i risultati di uno studio condotto su una stella peculiare di Gamma Velorum, un ammasso stellare giovane della Via Lattea che dista dalla Terra circa 1.200 anni luce. La peculiarità di questa stella consiste nell’anomala abbondanza di elementi chimici più pesanti dell’elio, che gli astronomi chiamano genericamente metalli, osservati sulla sua superficie, anomalia che potrebbe essere giustificata da un fenomeno di accrescimento subito dalla stella stessa dopo l’inglobamento di uno o più pianeti.

I tre astrofisici dell’Ateneo pisano hanno realizzato – per la prima volta - delle simulazioni numeriche al computer che hanno permesso di studiare cosa accade a una stella giovane quando ingloba un pianeta e come questi effetti dipendono dalla massa del pianeta stesso, da simile alla Terra a 50 volte più grande, e dalla sua composizione chimica.

"In questi casi, l’effetto principale dovuto all’accrescimento di un pianeta è quello di aumentare il contenuto di metalli nella parte esterna della stella e quindi modificare le abbondanze chimiche osservabili. D’altro canto, i metalli, assorbendo la luce a lunghezze d'onda più corte, fanno risaltare maggiormente le tonalità rosse spingendo la stella verso un colore più rossastro del normale”, hanno spiegato i ricercatori.

Il modello realizzato dal team di scienziati dell’Università di Pisa riesce a descrivere per la prima volta in modo dettagliato un evento che non è mai stato osservato in tempo reale.

“L’accrescimento di un pianeta è un fenomeno molto veloce e pertanto difficile da osservare direttamente. Tuttavia, un tale evento ha delle ripercussioni sulla struttura e sull’evoluzione della stella che possono spiegare le caratteristiche di alcune stelle anomale. Le nostre simulazioni hanno mostrato che l’entità dell’effetto dipende molto dalla massa e dall’età della stella nel momento in cui ingerisce il pianeta”, hanno concluso i tre scienziati.



È stato assegnato al professor Mirko Tavoni, docente di Linguistica italiana all’Università di Pisa, il prestigioso Forschungspreis, il premio che la Fondazione Alexander von Humboldt, istituzione che sostiene la cooperazione scientifica tra il mondo della ricerca tedesco e quello straniero, consegna a studiosi di fama internazionale. Il professor Tavoni ha ricevuto il premio dal presidente della Humboldt Stiftung, il professor Helmut Schwarz, nel corso di una cerimonia tenutasi allo Schloss Charlottenburg di Berlino giovedì 7 luglio nell’ambito del meeting annuale della Fondazione.

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Queste le motivazioni del riconoscimento: “Il professor Mirko Tavoni è uno dei più eminenti studiosi di Dante Alighieri nel panorama internazionale. La sua autorità come massimo esperto di storia della lingua italiana si riflette nella combinazione di grande attenzione dedicata ai testi, alla storia della letteratura e della cultura, all’epistemologia del Medioevo e della prima Età moderna in Italia. In Germania il professor Tavoni svolgerà la sua ricerca sugli aspetti visionari della Divina Commedia presso la Freie Universität di Berlino”.

«Il riconoscimento conferma con evidenza l’alto livello internazionale della ricerca umanistica espressa dall’università italiana e il fatto che tale livello è riconosciuto da istituzioni internazionali prestigiose», ha commentato il professore, che l’8 luglio ha poi partecipato all’incontro dei ricercatori italiani in Germania e dei vincitori di premi e borse Humboldt con la Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini presso l'Ambasciata italiana di Berlino. Mirko Tavoni ha curato l’edizione del De vulgari eloquentia per il primo volume delle Opere di Dante pubblicato nella collana “I Meridiani” Mondadori (2011). Fra le sue pubblicazioni più recenti: Qualche idea su Dante, pubblicato dal Mulino (2015). Il professore è anche presidente del consorzio ICoN, una rete di 18 università che opera in convenzione con il ministero degli Affari esteri, nota per la promozione e diffusione della lingua e della cultura dell'Italia nel mondo attraverso tecnologie telematiche.

Smau5Venerdì 8 luglio, nell’ambito dell’edizione fiorentina di SMAU, il Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa si è aggiudicato il premio SMAU Innovation, conferito a progetti altamente innovativi nel campo dei processi di produzione o della governance. Il Centro di Ricerca dell’Ateneo pisano è stato premiato per il progetto SAFE QUARRY, finanziato dalla Regione Toscana con il bando “sistemi e distretti produttivi tipici”, che ha messo a punto tecnologie di monitoraggio innovative a supporto del distretto lapideo, con lo scopo di aumentare e migliorare l’attività estrattiva.

“La tecnologia messa a punto nel corso del progetto – spiega Andrea Caiti, direttore del Centro di Ricerca “E. Piaggio”, che ha ritirato il premio – consente, tramite emissione radar, di fare una sorta di radiografia al blocco di marmo direttamente in cava, prima che sia estratto, individuando eventuali fratture interne anche di dimensioni inferiori al millimetro. In questo modo è possibile programmare l’attività estrattiva in modo più efficiente, per evitare sprechi sia economici che ambientali, ed estrarre un materiale privo di fratturazioni e quindi qualitativamente migliore. Inoltre, le operazioni di controllo del sottosuolo, e le relative attività di analisi e interpretazione dei dati aprono spazi di formazione e impiego per personale altamente qualificato.”.

cava marmo 1“La sfida – afferma Andrea Lorenzini, della G.M.C., l’azienda di Massa Carrara che ha coordinato il progetto e messo a disposizione la prima cava per il prototipo - era anche l’utilizzo di tecnologie complesse in un ambiente industriale difficile come quello di una cava: il sistema, costituito da sensori radar e sensori per il posizionamento, è stato collocato su una struttura meccanica che, muovendosi su binari, può ricoprire con facilità e in tempi ristretti tutta la superficie della cava, evitando così che gli operatori debbano arrampicarsi sulle pareti mettendo a rischio la loro sicurezza.”

Il sistema componibile e trasportabile messo a punto attraverso SAFE QUARRY può essere inoltre utilizzato, sempre nel settore del marmo, per certificare la mancanza di fratture all’interno dei blocchi più grossi già estratti, con una ovvia ricaduta sul prezzo finale di vendita e, inoltre, può essere utilizzato a seguito di eventi, come scosse di terremoto, per valutare l’effettivo danneggiamento di edifici storici e di beni culturali, orientando le attività di messa in sicurezza e di restauro.

Per concorrere al bando della Regione si è costituita una partnership tra enti provenienti dal mondo industriale e accademico toscano, con competenze di alto livello: G.M.C. Spa (Graniti Marmi Colorati – Estrazione e trasformazione marmi e graniti), Dazzini Macchine Srl, (Costruzioni meccaniche per il settore escavazioni), Sintecnica Srl (Ingegneria civile, strutturale, geotecnica e ambientale), Adatec Sensing & Automation Srl, (Progettazione elettronica di sensoristica avanzata), e Centro di Ricerca “E. Piaggio”.

fishlabNumerous invasive fish species are spreading through our seas due to the phenomenon of ‘meridionalization’ and ‘tropicalization’ of the waters linked to climate changes. Among these, some species of invasive toxic fish and in particular puffer fish, have become the object of a research project funded by the Ministry of Health together with the participation of the University of Pisa and the FishLab of the Department of Veterinary Sciences. The project ‘Climate change and food safety: molecular, microbiological and toxicological analysis on toxic fish species in the Tyrrhenian Sea’ is led by the Experimental Zooprophylactic Institute of Lazio and Tuscany and is carried out in collaboration with the Fish Health Veterinary Officer, Veterinary Services and Animal Health, Ministry of Agriculture & Rural Development of Israel and with ISPRA, The Italian National Institute for Environmental Protection and Research.

The aim of the study is to monitor the occurrence of potentially toxic invasive fish species along the Tyrrhenian Sea coast and to characterize them under the molecular, microbiological and toxicological profile. The project, whose final aim is the protection of consumers, is also preparing an informative campaign for the specific training of fishermen and all other figures who, on different levels, gravitate around the marine environment (such as scuba divers and the citizens themselves). This will create a network allowing the monitoring of the presence and distribution of these species in real time. Subsequently, the results of the analyses carried out on the specimens found will provide a more detailed picture of the presence and toxicity of these species, allowing a better characterization of the risk associated with them.

Lagocephalus sceleratus o pesce palla maculato web“’Tetraodontidae’, better known as puffer fish, can be considered true ‘aliens’ in our seas,” explains Andrea Armani, Head of the FishLab. “These species, originally native to the Red Sea, have been migrating, through the Suez Canal to the Eastern Mediterranean coast since 2003 (sightings have been noted especially in Egypt, Israel and Turkey) and arrived in Lampedusa in 2013 moving northwards. The problem is that some of these species are toxic, therefore, as well as the impact on the marine ecosystem which is not to be underrated, they represent a possible risk for human health.” The toxicity of the puffer fish stems from the accumulation of a neurotoxin called tetrodotoxin (TTX), which is produced by the bacteria present in the fishes’ intestines. Its concentration is higher in the liver, gonads, and the intestine itself, and at times also in the fish meat. If consumed, TTX can have extremely serious consequences on health (the toxin is 100 times more potent than potassium cyanide) and for this reason puffer fish must not be placed on the market or consumed.

“Our project aims to monitor and collect specimens of the species also to characterize them under the toxicological profile,” continues Armani. “In fact, at present, the data referring to the toxicity of the specimens caught in our waters is scarce. It is for this reason that various meetings and training activities are being organized for all the interested parties, such as fishermen and scuba divers, as well as ordinary beachgoers.” The research group from the FishLab have also prepared informative material which explains how to recognize the three species of Tetraodontidae found in Italian waters (Lagocephalus sceleratus (photo on the left by Nadav Davidovich) or silver-cheeked toadfish; Lagocephalus lagocephalus or Oceanic puffer; Sphoeroides pachigaster or blunthead puffer).

Further information is available following this link or on the Fishlab Facebook page.


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