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Il mondo dell'università e della ricerca sta attraversando una fase di radicale cambiamento, la cui portata è tuttora da capire, indotta da alcuni interventi normativi di grande impatto: la legge 133 del 2008, il decreto 150 del 2009, la legge 240 del 2010, con l'articolato palinsesto dei decreti collegati e dei provvedimenti connessi (le numerose leggi di riforma del pubblico impiego e le norme in tema di spending review). Tutte queste leggi incidono a fondo sui pilastri della vita degli atenei, a partire dal sistema di finanziamento, dalle politiche di reclutamento, dalla valutazione della didattica e della ricerca, dalla pianificazione e gestione finanziaria, dall'organizzazione interna e dalla misurazione della performance anche nell'ambito del self-assessment.

Queste considerazioni sono alla base del volume Venere allo specchio. Valutazione, accountability, organizzazione delle Università, edito dall'ETS, di Michele da Caprile, Simone Kovatz e Vincenzo Tedesco. Pubblichiamo di seguito la presentazione del libro scritta dai tre autori.

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Il volume, partendo dall'analisi del contesto europeo, analizza l'impatto della legge 240 sulla struttura interna degli atenei e si sofferma sui concetti di valutazione e di misurazione della performance, individuale ed organizzativa, allo scopo di individuare alcune linee guida per l'organizzazione della "macchina amministrativa" degli atenei dei prossimi anni.
 Ne emerge una proposta metodologica, corredata da alcuni strumenti di analisi e di ricerca, che cerca di definire la struttura e la dimensione interna più efficace per rispondere alle sfide che attendono le nostre università nel prossimo futuro. Riportiamo, sul punto, uno stralcio della prefazione al volume curata dal Consigliere dottor Antonio Naddeo, Capo Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri: La valutazione della ricerca e della didattica va intesa come strumento per favorire sviluppo e crescita, maggiormente in settori, quali quello delle Università e della ricerca, che hanno la responsabilità di accrescere la 'conoscenza', che genera, a sua volta, qualità, creatività e perciò capacità competitive per il Paese. (...)La funzione della valutazione dovrebbe rappresentare lo strumento per rilanciare il sistema universitario creando i presupposti per premiare le situazioni di eccellenza. Il volume illustra il connubio tra il sistema di valutazione del d.lgs 150/2009 e la disciplina specifica prevista per le università, evidenziando limiti, criticità ma anche possibili soluzioni.

È stato sviluppato il legame tra "valutazione" e "conoscenza" calandolo correttamente nel contesto dell'integrazione e cooperazione europea, le cui linee di azione hanno determinato il ridisegno del sistema universitario italiano almeno dell'ultimo decennio. È evidenziato, così, il ruolo centrale degli Atenei quali protagonisti sia della circolazione della conoscenza nello spazio europeo, più specificamente in quello dell'istruzione superiore e della ricerca, sia dell'affermazione della nuova dimensione di cittadinanza europea, attraverso la promozione della mobilità degli studenti e l'integrazione dei sistemi di istruzione superiore.

In questo contesto la questione della valutazione e l'assicurazione della qualità della didattica e della ricerca, oltre a rappresentare uno strumento atto a misurare e migliorare la performance rispetto al contesto italiano, diventa un requisito essenziale di verifica dell'affidabilità verso l'esterno, tanto nel processo di integrazione europea, quanto in un contesto di respiro internazionale. Il tutto attraverso l'utilizzo di standard comparabili e la diffusione di una cultura della trasparenza.

Di fronte alle importanti riforme che hanno interessato, negli ultimi anni, il settore delle pubbliche amministrazioni, il volume dà evidenza del percorso parallelo, settoriale ma coerente con il sistema generale, seguito dal legislatore per le Università. Più recentemente, in tema di valutazione, gli obiettivi della riforma del d.lgs 150/2009, sono stati declinati e finalizzati per le università all'interno della legge 240/2010. Non manchiamo di dare risalto alla difficile situazione economica in cui sono calate le riforme citate, determinando la necessità, a fronte di una riduzione delle risorse finanziarie disponibili, di una maggiore capacità di ottimizzare i mezzi e di condividere gli obiettivi, sia all'interno degli organi di governance degli Atenei, sia con gli studenti, le parti sociali e le istituzioni tutte.

Gli interventi normativi più recenti hanno insistito molto su questi aspetti, accompagnando l'introduzione di vincoli in tema di valutazione e di reporting, con regole volte a valorizzare l'autonomia finanziaria e gestionale degli atenei, in un circuito virtuoso tra autonoma e corretta gestione e capacità di autovalutazione.

Il modello organizzativo degli atenei, ridisegnato dalla legge 240/2010, non manca di aspetti contraddittori che vengono opportunamente messi in luce e che fanno emergere l'affermarsi della logica centrista da parte dello Stato.

La funzione della valutazione dovrebbe rappresentare lo strumento per rilanciare il sistema universitario creando i presupposti per premiare le situazioni di eccellenza.

È puntualmente trattato il tema della performance delle amministrazioni pubbliche e delle metodologie da adottare per la loro misurazione e valutazione. L'obiettivo è delineare un sistema che possa efficacemente misurare la capacità del soggetto pubblico di creare valore per il cittadino con le risorse rese disponibili dalla comunità, ossia come misurare i risultati perseguiti mediante l'azione pubblica. Altro punto importante su cui si incentra l'analisi è garantire la massima qualità con un ottimale consumo di risorse, senza sprechi ed inefficienze, dando spazio al merito e alle best practices e facendo emergere con evidenze quantitative tutto l'ottimo lavoro che in molti contesti pubblici pur esiste.

Oltre alla valutazione un ruolo fondamentale è ricoperto dalla accountability, strumento indispensabile se si vuole dare pieno compimento all'autonomia universitaria che vede coinvolti, ognuno con le proprie responsabilità, amministratori, tecnici, docenti a rendere doveroso conto del proprio operato sia agli studenti che formano l'utenza e forniscono una quota (fra l'altro crescente!) delle risorse, sia al Governo che fornisce la quota rimanente. Quella stessa accountability che, in un contesto sia pur profondamente diverso dal nostro, e cioè negli Stati Uniti, si pone al centro del Government Performance and Result Act (GPRA), e che, nelle parole dei legislatori stessi, ha come scopo, ambizioso certo, quello di "restore the confidence of the ...people in the capability of Federal Government by systematically holding...Agencies accountable for achieving program results".

Si tratta, a nostro avviso, di prendere atto del passaggio da un modello burocratico, meccanicistico, coerente con un quadro economico stabile e coerente caratterizzato dal "potere degli uffici", a un modello adhocratico, organicistico più flessibile e basato sulle competenze professionali e relazionali, che si è ormai realizzato in molte realtà aziendali e che dovrebbe trovare terreno fertile anche nelle università.

Michele da Caprile, Simone Kovatz, Vincenzo Tedesco

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