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Ateneo in lutto per la scomparsa di Edoardo Vesentini

È stato ordinario di Geometria dal '59 al '67. Il ricordo dei professori Carlo Petronio e Marco Abate

Pisa perde uno dei suoi più insigni matematici. È scomparso, a quasi 92 anni, Edoardo Vesentini. Ha insegnato Geometria nell'Università di Pisa dal 1959 al 1967 dopo un’esperienza alla Northwestern University di Evanston nell’Illinois e all’Institute for Advanced Studies di Princeton. Il rettore Paolo Mancarella e tutta la comunità universitaria esprimono il loro cordoglio e la loro vicinanza alla famiglia Vesentini.

Nato a Roma il 31 maggio del 1928, Edoardo Vesentini si era laureato all’Università di Milano nel 1950 e aveva ottenuto la libera docenza in Geometria nel 1956. Oltre che nell’Ateneo pisano, Vesentini ha insegnato anche alla Scuola Normale dal 1967 al 1996, prima di concludere la carriera di docente al Politecnico di Torino.

Nella sua lunga carriera ha svolto ricerca in numerose università dando importanti contributi alla geometria algebrica, alla geometria differenziale globale, alla topologia algebrica e alla teoria delle varietà complesse. Tra i tanti notevoli risultati da lui conseguiti vanno, in particolare, ricordati quelli sulle classi canoniche di varietà algebriche e quelli ottenuti in collaborazione con Aldo Andreotti sulla coomologia delle varietà di Kähler non compatte. Altri importanti risultati di Vesentini riguardano lo studio di difficili questioni sulla rigidità di domini complessi pluridimensionali, sulle distanze e metriche invarianti in più variabili complesse e sulle funzioni olomorfe a valori in uno spazio o in un'algebra di Banach.

È stato Research Professor presso la University of Maryland (dal 1971 al 1980) e Visiting Professor presso l’Institut des Hautes Etudes Scientifiques (Bures-sur-lvette, 1961, 1967), il Tata Institute of fondamental Research (Bombay, 1965), l'Università del Cairo e Istanbul (1966) e il Forschung Institut fuer Mathematik (Zurigo, 1968).
È stato inoltre Research Associate, presso l'Università di Harvard nell’anno accademico 1963/64 e ha tenuto seminari e conferenze in importanti Università e centri scientifici di Europa, America, Asia.

Vesentini ha ricoperto la carica di Presidente dell'Istituto Nazionale di Alta Matematica dal 1977 al 1985 ed è stato vice-direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa dal 1968 al 1970 e poi direttore dal 1978 al 1987. È stato eletto come indipendente di sinistra Senatore della Repubblica per la legislatura dal 1987 al 1992. È stato socio corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei dal 1979, socio nazionale dal 1988, presidente dal 1997 al 2003.

È stato inoltre socio corrispondente dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere dal 1979, socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino dal 1995, socio dell'Accademia Nazionale dei XL dal 1997, socio straniero dell'Accademia delle Scienze Russa, socio dell'Accademia Europea de Yuste dal 2000. Ha ottenuto il Premio Pomini (1956), il Premio Bonavera (1959), il Premio Caccioppoli (1962), la Medaglia d'oro della Società Italiana delle Scienze (1975), il Premio Feltrinelli (1981), la Medaglia d'oro di Benemerito della Scuola, della Cultura e dell'Arte e la nomina a Grande Ufficiale dell'Ordine "Al Merito della Repubblica".

Edoardo Vesentini ha pubblicato più di cento lavori scientifici tra i quali ricordiamo: On compact, locally symmetric Kähler manifolds (con E. Calabi, 1960); Carleman estimates for the Laplace-Beltrami equation on complex manifolds (con A. Andreotti, 1965); Holomorphic maps and invariant distances (con T. Franzoni, 1980); Complex geodesics (1981); Lezioni di geometria differenziale (1995); Introduction to continuous semigroups (con G. Gentili e F. Podestà, 2002).

Si pubblicano di seguito i ricordi scritti dal professor Carlo Petronio, ordinario di Geometria e prorettore vicario dell'Università di Pisa, e dal professor Marco Abate, ordinario di Geometria e prorettore alla Didattica.

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In morte di Edoardo Vesentini

Ho appreso con dolore della morte di Edoardo Vesentini avvenuta oggi 28 marzo 2020.  La notizia è stata pubblicata dall’Università di Pisa e dalla Scuola Normale Superiore accompagnata dalla menzione dei suoi molti meriti e ruoli scientifici, accademici, amministrativi e civili.  Voglio dunque in poche righe tratteggiarne un ricordo strettamente personale, ripercorrendo alcuni momenti del mio rapporto con lui.

Conobbi Vesentini all’inizio del mio terzo anno in Normale, quando gli chiesi di essere relatore del mio colloquio interno. In realtà non avevo seguito nessun suo corso né lo conoscevo personalmente, ma l’analisi complessa che avevo iniziato ad apprendere in altri corsi mi attraeva moltissimo, e sapevo che lui ne era un grande esperto. Nonostante fosse Direttore della Scuola e dunque impegnatissimo mi accettò subito come allievo e mi seguì sempre con attenzione, sia per il colloquio sia poi per la tesi di laurea, guidandomi con consigli preziosi e leggendo sempre con sollecitudine le varie successive approssimazioni a un testo accettabile che gli proponevo. Un episodio curioso e significativo di questo periodo risale veramente proprio alla seconda volta in cui mi ricevette dopo avere accettato di seguirmi per il colloquio. Mi accennò a una generalizzazione che secondo lui era possibile fare di un vecchio lavoro sugli automorfismi dei domini, dicendomi però che quel lavoro era disponibile solo in tedesco e chiedendomi se io conoscessi quella lingua. Io risposi che non ne conoscevo una parola e lui placidamente mi diede lo stesso le indicazioni bibliografiche e mi disse di tornare una volta che l’avessi letto. Evidentemente per lui le difficoltà non erano che ostacoli destinati a essere superati! Il colloquio e la laurea andarono bene, nonostante lui nel frattempo fosse passato al ruolo di senatore e ministro ombra, e riuscire a incontrarlo fosse divenuto a volte un’impresa proibitiva.

Un secondo episodio che voglio raccontare e che dice molto della generosità di Vesentini risale al mio primo anno di perfezionamento, quando mi appassionai moltissimo alla geometria iperbolica che avevo iniziato a studiare prima di laurearmi e sulla quale ero tentato di mettermi a lavorare, anche se mi dispiaceva lasciare lui e l’analisi complessa. In quel frangente, come poi in molti altri, Vesentini mi diede un completo appoggio, nonostante la mia scelta fosse quella di “abbandonarlo” scientificamente, dimostrandosi del tutto slegato da certe infelici logiche accademiche.

Appoggio e stima che ebbe modo di confermarmi a breve, quando, pochi mesi dopo la mia laurea, mi propose di affiancare l’indimenticato amico Franco come segretario di redazione degli Annali della Classe di Scienze della Scuola, un ruolo che ricopro con piacere tuttora. Nei lunghi anni in cui collaborai con lui in quella veste imparai moltissimo sugli aspetti scientifici, tecnici e organizzativi di come funziona una rivista di matematica, ed ebbi sempre modo di apprezzare il rigore e la passione con cui Vesentini la dirigeva.

Un altro caso in cui Vesentini giocò un ruolo importante nella mia carriera fu quando io e l’amica Chiara decidemmo di raccogliere in un libro i testi e le soluzioni degli esercizi fantasticamente difficili che avevamo insieme negli anni affrontato e (prima o poi) risolto per gli esami dei vari corsi di geometria all’università e per i concorsi da ricercatore. Anche in quel caso da lui ricevemmo sostegno e utilissimi consigli, nonché i buoni uffici che ci permisero di pubblicare il volume presso il prestigioso editore Bollati-Boringhieri, con una sua affettuosa prefazione.

L’ultimo episodio che voglio ricordare è quello in cui ebbi l’onore di essere invitato come oratore a un piccolo evento organizzato a Firenze in occasione dei suoi 80 anni. In quel caso parlai di un tema con il quale mi ero in qualche modo riavvicinato all’analisi complessa, che suscitò da parte sua curiosità e varie interessanti domande. Ma di quel giorno ricordo in particolare quando l’amico Graziano si accorse che io al nostro comune relatore davo ancora del lei, e mi disse a quattr’occhi che Vesentini in fondo era timido e che nonostante la mia più giovane età avrei dovuto essere io a proporgli di passare al tu. Cosa che, oltre vent’anni dopo il colloquio in Normale, mi decisi finalmente a fare e che lui accettò con il consueto rassicurante sorriso e la mitezza che lo contraddistingueva sempre.

Abbiamo tutti perso, e io fra gli altri, un grande matematico, un maestro prezioso, un uomo generoso.

Carlo Petronio
Ordinario di Geometria e prorettore vicario dell'Università di Pisa

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Un ricordo personale

Edoardo Vesentini è stato un grande uomo. Anche fisicamente: alto, massiccio, con i capelli che ha mantenuto rossi fino in tarda età, in grado di metterti in soggezione con uno sguardo ma anche di farti sentire a tuo agio con un sorriso. Lo ricordo quando, in Piazza dei Cavalieri, usciva dalla sua minuscola 500 bianca, come aprendosi (il fatto che riuscisse a entrare in quell’auto era in sé un piccolo miracolo) fino a recuperare la sua piena altezza e ad allontanarsi camminando dritto e sicuro.

Lo conobbi al secondo anno di università, quando seguii il suo corso interno di Geometria in Normale. Le sue lezioni erano impeccabili: precise ma non formali, in grado di evidenziare i punti cruciali dei ragionamenti. Le note dei suoi corsi erano un riferimento prezioso – e lo sono tuttora; non ho mai smesso di consultarle e ancora adesso le trovo insostituibili. Insieme a Ennio de Giorgi, che teneva il corso interno di Analisi quello stesso anno, formavano una coppia che rappresentava il vero senso del vivere la matematica: fantasia e precisione, profondità e ampiezza, così diversi eppure complementari ed entrambi insostituibili.

Quando gli chiesi di fare la tesi con lui (prima di laurea e poi di perfezionamento) era Direttore della Scuola Normale, e poco dopo divenne anche Senatore. Non era facilissimo incontrarlo, ma quando ci riuscivo mi dedicava tutta la sua attenzione ed era sempre in grado di dare il consiglio giusto. Non imponeva ma guidava,
lasciando che fossi io a decidere in che direzione andare ma usando la sua esperienza per indicarmi gli ostacoli da evitare sulla strada che avevo scelto.

Gli devo molto, non solo professionalmente ma anche personalmente. Durante il primo anno di perfezionamento la mia ragazza vinse una borsa di scambio per andare alla University of California, Berkeley. Io mi presentai da lui e gli dissi: “Professore, l’anno prossimo devo andare in California. Come posso fare?” “Ma”, rispose lui, “se devi andare negli USA ho ancora contatti stretti con la University of Maryland…” “No, il Maryland è troppo lontano; non c’è qualcosa di più vicino a Berkeley?” “Uhm, si potrebbe provare con una borsa per l’estero del CNR, e poi fra un paio di settimane passa da qui Paul Yang, che sta a Los Angeles…”. Per farla breve, in poco tempo riuscì a farmi avere un invito per passare il primo semestre come studente alla University of Southern California, Los Angeles, e la borsa del CNR mi permise di passare il secondo semestre a Berkeley. Quell’anno californiano fu fondamentale per la mia carriera matematica, per le idee che sviluppai e i colleghi che conobbi; ma lo fu ancora di più per la mia vita personale. Tornati dalla California io e la mia ragazza ci sposammo, e se siamo ancora sposati più di trent’anni dopo è anche merito di Edoardo.

Aveva un carattere forte, e del resto non avrebbe altrimenti potuto ricoprire così bene le numerose cariche che ha avuto. Aveva opinioni precise, e non le nascondeva; ricordo bene i suoi interventi contro i premi nella matematica, che riteneva perniciosi, secondo lui la qualità della propria ricerca era sufficiente come gratificazione per un matematico. Non ha mai smesso di cercare nuove sfide, come quando nel 1997 lasciò la Normale per trasferirsi al Politecnico di Torino per cominciare una nuova avventura a quasi settant’anni quando avrebbe potuto sedersi sugli allori aspettando la pensione.

Era un gentiluomo d’altri tempi, assolutamente integerrimo, in grado di trattare con rispetto e attenzione chiunque avesse di fronte. Era un uomo di cultura che apprezzava anche i film di Lino Banfi. Aveva un sano senso dell’umorismo, e ricordo la sua risata quando lesse una sua intervista pubblicata su “Gente” che si concludeva con la frase: “Il Direttore della Normale è un geometra; pensate, neppure laureato!”. Era un uomo che non amava mostrare le proprie emozioni, ma quando lo faceva erano proprio per questo anche più vere, come avvenne nell’incontro per festeggiare i suoi ottant’anni, a cui arrivò ancora dritto, ancora imponente, ancora con tracce di rosso nei capelli, e con la forza di mostrare la commozione di fronte agli omaggi affettuosi di tanti allievi e amici.

Edoardo Vesentini è stato un grande uomo, e ci mancherà.

Marco Abate
Ordinario di Geometria e prorettore alla Didattica

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