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Un robot per simulare la rianimazione neonatale

Interattivo e con fattezze e funzioni vitali primarie di un neonato è all’interno dell’U.O. di Neonatologia

operazTutto è partito da un piccolo robot interattivo con le fattezze e le funzioni vitali primarie di un neonato vero: Nina (v. foto), ovvero la macchina SimNewB, acquistata dall’Aoup qualche anno fa. Grazie a Nina è stato allestito un centro di formazione e simulazione neonatale vero e proprio inaugurato all’interno dell’Unità operativa di Neonatologia (direttore, professor Antonio Boldrini) all’inizio del 2010.

Da allora i formatori del Centro, diretto dal dottor Armando Cuttano, hanno effettuato corsi di addestramento differenziati per tutto il personale sanitario di sala parto (neonatologi, pediatri, ginecologi, anestesisti, medici in formazione, ostetriche, infermiere pediatriche) sia dell’Aoup che degli ospedali di Area vasta di I e II livello, per insegnare a stabilizzare un neonato critico, dal momento che circa il 5-6% di tutti i nati, e fino all’80% dei neonati con peso alla nascita inferiore a 1.500 grammi, necessitano di un intervento rianimatorio a diversi livelli in sala parto. Richieste di formazione sulle procedure rianimatorie neonatali stanno arrivando anche da altri ospedali e dai medici dell’emergenza.

La formazione attraverso la simulazione avanzata ha assunto una tale importanza da stimolare anche la la SIN- Società italiana di Neonatologia, a creare una task force nazionale (coordinata dal dott. Cuttano) per la formazione in simulazione in neonatologia i cui componenti sono: Armando Cuttano, Antonio Boldrini, Emilio Sigali, Paolo Gancia, Gina Ancora, Monica Manganaro, Franco Messina, Nicola Laforgia. Un ruolo di primo piano alla scuola pisana, dunque, che sarà confermato anche al prossimo congresso della SIN di ottobre.

Ma perché scegliere la formazione in simulazione? Per una serie di vantaggi: innanzitutto si opera in assenza di rischio per il “paziente”, si possono provare nuovi dispositivi e, se si sbaglia, lo scenario può proseguire. Nei paesi anglosassoni e nord europei, ad esempio, si investe una discreta fetta degli stanziamenti per la sanità in attività di simulazione.

Il Centro che accoglie “Nina”, poi, rispetta le raccomandazioni del “just in place” e “just in time”. Nasce infatti all’interno della Neonatologia ed è contiguo alla sala parto, il che significa che un corsista può passare dal simulatore al reparto vero per osservare e collaborare con i medici e gli infermieri che agiscono nella pratica quotidiana.

Strutturalmente il Centro è formato da un’area che simula un’isola neonatale in sala parto, da un’auletta (monitorata in audio e video) e da una stanza di regia, dove c’è il cuore e la mente di “Nina”. I corsi consistono in lezioni frontali seguite da esercitazioni pratiche dei corsisti (filmate da più telecamere) e per ultimo un’attività di debriefing, che permette di valutare costruttivamente il proprio operato.

Inoltre, sempre all’interno della Neonatologia, è stato fondato il “Gruppo Nina”, composto da medici e infermieri, per addestrare il personale su argomenti specifici della assistenza neonatale. Un modo efficace per coinvolgere un intero reparto e individuare eventuali errori, correggendoli in tempo reale.

È nato anche un sito: www.simulazionenina.it su cui trovare ulteriori informazioni.

(Ufficio stampa Aoup)

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