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Il professor Bruno Neri in missione scientifica all’Università monastica di Sera Jey in India

L’obiettivo era la raccolta di dati biomedici in soggetti impegnati nella pratica meditativa

Si è conclusa in questi giorni la missione in India del professor Bruno Neri, docente del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa, presso l’insediamento Tibetano di Bylakuppe. Il professor Neri è stato ospite dell’Università monastica di Sera Jey, nell’ambito di una convenzione di studio e ricerca con l’Ateneo pisano. L’attività, che ha come oggetto l’analisi degli effetti degli stati non ordinari di coscienza indotti mediante pratiche meditative sull’attività cerebrale, è coordinata dal professor Angelo Gemignani del dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’area critica. Essa si inquadra in un più ampio progetto multiculturale e multidisciplinare che coinvolge ricercatori dell’Ateneo pisano e studiosi delle più antiche e prestigiose università monastiche tibetane e ha avuto il suo lancio ufficiale con il Simposio “The Mindscience of Reality”, svoltosi a Pisa nel settembre 2017 con il Dalai Lama come ospite d’onore.

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La missione scientifica a Sera Jey aveva come obiettivo la raccolta di dati biomedici (elettroencefalogramma ad alta densità, attività cardiaca e respiratoria) in soggetti con diversi livelli di esperienza impegnati nella pratica meditativa. I volontari erano tutti monaci della Scuola Ghelup (la stessa cui appartiene il Dalai Lama), alcuni ancora impegnati nel percorso di studi, altri, quelli con maggiore esperienza, in ritiro da diversi anni all’interno di un’apposita area riservata del Monastero di Sera Jey. Questi ultimi praticano la meditazione per 8 ore al giorno per tutta la durata del ritiro che può essere anche superiore ai 10 anni. Si è trattato dunque di un’opportunità non facilmente ripetibile al di fuori di un contesto come quello di Sera Jey, che consentirà di incrociare i dati provenienti dall’esperienza in prima persona dei meditatori con quelli oggettivi rilevati strumentalmente e di confrontare l’analisi dei ricercatori dell’Università di Pisa con la visione degli studiosi dell’Università di Sera Jey (approccio neuro-fenomenologico).

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L’Università Monastica di Sera Jey, fondata nel 1419 è sempre stato uno dei principali centri di studio e ricerca della tradizione mahaiana, una delle grandi scuole della filosofia buddista, che affonda le sue radici nell’insegnamento di uno dei maggiori maestri ed eruditi del pensiero Indiano, Nagarjuna, il quale ha insegnato nel secondo secolo d.C. presso l’Università di Nalanda. Quando nel 1235, dopo oltre mille anni di storia, l’Università di Nalanda fu distrutta a seguito dell’invasione mussulmana araba dell’India, la maggior parte dei testi erano stati, nel frattempo, tradotti e portati in Tibet dove, protetta dalle formidabili barriere naturali, la già millenaria tradizione dei maestri indiani ha potuto sopravvivere e arricchirsi fino ai nostri giorni. L’Università Monastica di Sera Jey rilascia il titolo di Geshe equivalente a quello di dottore magistrale in Filosofia buddista. Il percorso base di studi dura 21 anni. I Geshe più dotati possono poi accedere a un ulteriore percorso della durata di 6 anni e conseguire il titolo di Geshe Larampa equivalente a un dottorato di ricerca. Nell’annesso monastero vivono 5000 monaci, 1500 dei quali impegnati negli studi per diventare Geshe.

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La prossima tappa sarà il Collegio Tantrico di Gyumed, a poche decine di chilometri da Sera Jey, con il quale il professor Neri ha già preso contatti nel corso della missione appena conclusasi. Lì studiano e, in alcuni casi trascorrono lunghi periodi di ritiro, gli Dzogrinpa, monaci Tibetani che praticano i diversi livelli del Tantra. Essi si tramandano da millenni, da maestro a discepolo, le tecniche segrete di meditazione che consentono loro, tra l’altro, di esercitare il controllo su alcuni parametri fisiologici come la temperatura corporea e la frequenza cardiaca. L’obiettivo centrale della loro pratica è quello di simulare, per imparare a controllarlo, il processo di “riassorbimento” della coscienza che si verifica al momento della morte quando questa si “ritira” dal corpo.

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