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Se il risultato è contrario alle ipotesi

Nel libro della Pisa University Press la riproduzione dei manoscritti giovanili di Enrico Fermi, studente e laureato in Fisica all'Università di Pisa

fermi copertina libroE’ uscito per i tipi della Pisa University Press “Se il risultato è contrario all'ipotesi. I manoscritti giovanili di Enrico Fermi, un tesoro dell'Università di Pisa”. Nel volume sono pubblicati per la prima volta le copie fotografiche e autografe dei testi di Fermi, nove articoli usciti sulla rivista “Nuovo cimento” che vanno dal 1921 al 1924, corredati da un apparato critico con saggi di Giuseppe Pierazzini, Nadia Robotti, Francesco Guerra, Marco Maria Massai e Paolo Rossi.

Pubblichiamo di seguito la premessa a firma del rettore Paolo Mancarella.

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Il titolo di questa pubblicazione è ispirato da una frase di Enrico Fermi: “Ci sono soltanto due possibili conclusioni: se il risultato conferma le ipotesi, allora hai appena fatto una misura; se il risultato è contrario alle ipotesi, allora hai fatto una scoperta”. Già, le scoperte spesso si fanno proprio guardando oltre.

Nelle pagine che precedono le riproduzioni anastatiche degli scritti di Fermi, un vero e proprio tesoro custodito dalla nostra Università grazie a una donazione dei Lions, leggerete di un giovane molto dotato che si laurea con lode in Fisica all’età di 21 anni che però, nel suo soggiorno pisano, quando non frequenta le nostre aule, è attivo protagonista di imprese insospettabili.

Mette a frutto le sue doti di scalatore, collaudate nei dì di festa sulle vicine Alpi Apuane, per inerpicarsi, in piazza dei Cavalieri, sulla statua di Cosimo e ornargli il capo con un cilindro piumato. In questa sua attività parallela è addirittura collaudatore di ordigni tanto innocui quanto maleodoranti che si presteranno successivamente a una vasta diffusione.

Si conferma che il genio è espressione di una vivacità umana che trova anche altri modi per esprimersi e fa piacere sapere che il giovanissimo Enrico abbia potuto vivere i suoi anni pisani frequentando la spensieratezza. Negli anni successivi avrà modo di sviluppare il suo straordinario talento in un contesto ben diverso, gli anni bui del fascismo.

Com’è noto, colse l’occasione della consegna del Nobel (precocissima anche quella, aveva 37 anni) per allontanarsi definitivamente dall’Italia per un esilio non certo volontario. Sua moglie, Laura Capon, era ebrea e proprio poche settimane prima era stato promulgato il primo regio decreto per la “difesa della razza” che, ironia del destino, fu firmato proprio qui, nella Pisa dei suoi anni più allegri, da Vittorio Emanuele III. Era il settembre del 1938. Anche recuperare la memoria di questi episodi, pur nel loro contrasto e forse proprio per quello, può aiutarci a comprendere meglio il senso della vita e dell’umanità di un genio.

Non mi rimane che citare coloro che hanno ideato e curato questa pubblicazione, realizzata da Pisa University Press, Casa Editrice della nostra Università, e gli autori dei testi (i professori Francesco Guerra, Marco Maria Massai, Giuseppe Pierazzini, Nadia Robotti, Paolo Rossi) a cui, oltre al piacere della lettura e della scoperta di tante informazioni per me inedite, come si vede, ho attinto molto. A loro un grazie di cuore.

Paolo Mancarella
Rettore dell’Università di Pisa

 

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