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In Largo Ciro Menotti arrivano i “libri viventi” per contrastare discriminazioni e pregiudizi

Nella “Human Library” i libri che si possono prendere in prestito saranno persone in carne e ossa che raccontano le loro storie L’iniziativa è organizzata dal Centro interdipartimentale Scienze per la Pace dell’Università di Pisa

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“Libri viventi” per abbattere sterotipi, pregiudizi e discriminazioni. Venerdì 17 maggio, dalle 16 alle 19, Largo Ciro Menotti si traformerà in una “biblitoeca umana” grazie all'evento "Human library: prendi in prestito un pregiudizio", organizzato dal Centro interdipartimentale Scienze per la Pace dell’Università di Pisa, nell'ambito del progetto della rete DIMMI di Storie Migranti, coordinato dall'associazione "Un Ponte Per…".
Una Human Library è una biblioteca dove i libri che si possono prendere in prestito sono persone in carne e ossa che raccontano la parte della loro storia che più spesso suscita diffidenza, pregiudizio, viene fraintesa o desta curiosità. I libri viventi raccontano le loro storie di stereotipi, di pregiudizi, di discriminazione mostrando come la “diversità” sia un valore aggiunto e un arricchimento per la collettività. La Human Library ha lo scopo di sensibilizzare sulle tematiche connesse alle identità multiple, alle discriminazioni; serve ad educare alla realtà interculturale promuovendo una convivenza basata sulla conoscenza e il rispetto.
L’esperienza, oggi diffusa in tutto il mondo, è nata in Danimarca quando, dopo un fatto di cronaca a sfondo razzista, l’associazione “Stop the Violence” creò una biblioteca di libri-viventi che raccontavano la loro vita creando così occasioni di ascolto per superare i pregiudizi verso le diversità di origine etnica, di genere, di abilità e di fede, stili di vita.
«I libri viventi sono persone che sentono di aver subito stereotipi, pregiudizi, discriminazioni perché “considerati diversi” e vorrebbero condividere le loro esperienze con gli altri, per migliorare la comprensione tra le persone e costruire relazioni positive e pacifiche nella comunità – spiegano gli organizzatori – Non sono attori o difensori del proprio gruppo o di un’idea, sono uomini e donne che raccontano semplicemente se stessi, mettendosi in gioco in un dialogo “faccia a faccia” con il proprio lettore. Essi si rendono disponibili a parlare delle proprie esperienze con gli altri, promuovendo il dialogo e il confronto con chi è disposto, almeno per una volta, ad andare oltre la copertina, sospendere il proprio giudizio e mettersi in ascolto dell’altro in una conversazione molto coinvolgente».

15-5-2019

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