Cerimonia Cherubini ed Emeriti 2013 - Discorso del rettore

Autorità, colleghi, studenti, signore e signori,

oggi è un'occasione felice per tutta la nostra comunità, perché questa è una cerimonia solenne che affonda le radici nella nostra storia e, insieme, un momento in cui tutti noi ci ritroviamo uniti intorno ai valori che da sempre sono alla base del nostro Ateneo. Festeggiamo, infatti, illustri docenti dell'Università di Pisa, che si sono distinti per i particolari meriti scientifici e per il significativo apporto dato alla vita della nostra Istituzione. A loro conferiremo l'Ordine del Cherubino, la cui origine risale al 1843, che costituisce l'unica onorificenza assegnata dall'Ateneo ai suoi docenti.

Festeggiamo, inoltre, con la nomina a Professore Emerito, docenti di elevato e riconosciuto valore che, con la loro opera, hanno contribuito ad accrescere il prestigio e la reputazione scientifica dell'Ateneo. Dallo scorso anno, infatti, abbiamo deciso di dare rilievo pubblico a questa figura, che fino ad allora era rimasta relegata in una dimensione sostanzialmente privata.

Abbiamo voluto abbinare i due riconoscimenti, nella convinzione che l'esempio dei nostri "maestri" possa rappresentare al meglio la tradizione e la realtà di eccellenza che sono proprie dell'Ateneo, agendo anche da bussola per orientare il nostro cammino futuro. La cerimonia odierna è, dunque, una giornata di festa, caratterizzata da un sentimento di partecipazione e di coinvolgimento che si estende all'intera comunità pisana.

Per la prima volta la cerimonia si tiene in questo luogo - che rappresenta un magnifico esempio di architettura industriale - e non nella sua sede tradizionale del Palazzo della Sapienza. A questo proposito, permettetemi di ribadire ancora una volta che siamo impegnati con grande determinazione nel recupero di quest'ultimo edificio – luogo simbolo e cuore pulsante dell'Ateneo, chiuso ormai da quasi un anno - in modo da sanare quella che noi - prima e più di tutti gli altri - sentiamo come una ferita lacerante. Negli scorsi mesi non abbiamo voluto replicare a polemiche strumentali e campagne di stampa pretestuose, preferendo invece che fossero i fatti a parlare. È una scelta che vogliamo seguire tanto più ora, visto che tra poche settimane sarà completata la perizia tecnica - da tutti invocata - che darà certezza sullo stato del Palazzo, e quindi sugli interventi e sui tempi e modi necessari per il suo recupero. Esiti della perizia che tutti dovranno rispettare! L'Università di Pisa, da parte sua, ha già inserito un primo stanziamento di risorse nel suo Bilancio e sta operando in stretta sinergia con altre istituzioni per ottenere ulteriori indispensabili finanziamenti.

La cerimonia a cui oggi partecipiamo – come dicevo - è tra i principali appuntamenti nel calendario dell'Ateneo ed è quindi l'occasione più adatta per condividere con voi il percorso fin qui compiuto, riflettendo sugli scenari che vanno delineandosi a livello nazionale.

Il mondo dell'Università e della ricerca è consapevole e convinto di poter rappresentare uno strumento di rinnovamento culturale, di innovazione e progresso economico, tanto più nell'attuale difficile congiuntura. Per questo, ha chiesto con forza di poter avere un ruolo centrale nell'agenda delle priorità del Paese.

Di fronte a tale richiesta, tuttavia, continua a mancare nelle forze politiche - così come in una parte consistente dell'opinione pubblica - la consapevolezza delle potenzialità insite nel nostro sistema universitario. Anche l'esperienza degli ultimi governi si è rivelata deludente, innanzitutto sul piano dell'attenzione e della sensibilità per le esigenze della formazione dei giovani e della ricerca.

Gli atenei italiani chiedono di superare la logica di norme minuziose e stringenti, per ridare spazio all'autonomia responsabile delle singole Istituzioni. Hanno bisogno di un quadro di riferimento stabile e certo e non, invece, di interventi frammentari ed episodici, assunti spesso sotto la pressione dell'urgenza. Pur coscienti di dover dare un contributo in termini di sacrifici economici, gli atenei virtuosi come il nostro chiedono di sostituire la filosofia dei tagli lineari con interventi selettivi, da adottare sulla base dei principi di trasparenza, qualità, valutazione e merito.

In una fase di crisi come quella attuale, dobbiamo anzitutto essere in grado di difendere e rilanciare le politiche del diritto allo studio, un principio garantito dalla nostra stessa Carta Costituzionale.

Da questo punto di vista, resta fondamentale la questione delle risorse a disposizione del sistema, su cui abbiamo insistito e stiamo insistendo da lungo tempo, senza tuttavia trovare ascolto negli interlocutori che si sono alternati alla guida del Paese. Da ultima, la legge di stabilità ha confermato il taglio di 300 milioni di euro al Fondo di Finanziamento Ordinario. Nel giudicare "gravissima e irresponsabile" questa decisione, la CRUI ha denunciato che essa "determinerà un crollo oggettivo del sistema universitario italiano e la sua fuoriuscita dall'Europa".

Per il nostro Ateneo, tale manovra ha significato un minor introito di 9 milioni di euro, che portano complessivamente nell'ultimo triennio a un calo di circa 15 milioni dei finanziamenti ministeriali. Pur in presenza di questi massicci tagli, non abbiamo abbandonato la logica espansiva che, fin dall'inizio, ha caratterizzato la nostra azione. Sappiamo bene, infatti, che è proprio nelle fasi di crisi che occorre rilanciare gli investimenti pubblici in questi settori. Uno dei maggiori economisti mondiali – il Premio Nobel Paul Krugman - ha scritto che per superare l'attuale crisi finanziaria "c'è bisogno che i nostri governi spendano di più, non di meno, ... in particolare varando progetti di investimento in settori quali la cultura, l'ambiente, la formazione e la ricerca".

Noi, come detto, ci siamo attenuti in modo convinto a questo principio, decidendo di investire in tutti gli ambiti strategici per il presente e il futuro della nostra Istituzione: dalle politiche rivolte all'assunzione di personale al sostegno alla ricerca e all'internazionalizzazione, dalla valorizzazione del trasferimento tecnologico a quella del patrimonio immobiliare, al tema sempre più decisivo dei servizi agli studenti. Per citare solamente l'investimento in risorse umane, proprio in questi giorni stiamo varando un piano triennale di reclutamento e di assunzioni che prevede un impegno di circa 10 milioni di euro. Pur in un contesto di riduzione delle risorse pubbliche - e senza utilizzare la leva della contribuzione studentesca -, ciò è stato reso possibile dalla solidità del Bilancio dell'Ateneo e da un'opera di razionalizzazione e di monitoraggio continuo che sta permettendo significativi risparmi in molti settori.

Su queste basi, l'Ateneo è impegnato a rendere concreta la progettualità che è a fondamento della nostra idea di università. Non sta a noi giudicare i risultati raggiunti, ma se teniamo presente il quadro di riferimento a cui accennavamo all'inizio e ci confrontiamo con la situazione degli altri Atenei italiani, non si può non trarre un bilancio positivo di questi anni di lavoro. La sintesi di questi risultati è nei dati forniti alcune settimane fa dal ministero, che indicano il sorpasso su Firenze, certificando che l'Università di Pisa è oggi il primo ateneo della Toscana, e non solo per il numero di studenti.

Mi piace pensare che ciò sia anche effetto di un ritrovato sentimento di appartenenza all'istituzione e di una piena condivisione delle nostre linee programmatiche da parte della comunità accademica tutta, che non ringrazierò mai abbastanza per la collaborazione e l'impegno profusi. La rinnovata centralità dell'Ateneo, sia nel dibattito nazionale sui principali temi della politica universitaria sia nei rapporti con il territorio, nasce certamente da queste premesse.

Il piano delle grandi opere, a quest'ultimo proposito, oltre a ridisegnare la mappa dell'Università, aggiornandola alle realtà emerse dal nuovo Statuto, sta contribuendo in modo decisivo a definire l'assetto urbano e perfino la stessa identità della Pisa che verrà, se solo pensiamo alla riqualificazione di alcune zone del centro cittadino e alla valorizzazione dell'immenso patrimonio culturale, artistico e museale di cui l'Ateneo dispone.

Ai margini del centro storico, sta proseguendo il potenziamento degli impianti del CUS di Via del Brennero, aperti agli studenti e all'intera cittadinanza, che arricchirà Pisa con un parco sportivo che non ha eguali nel panorama universitario italiano.

Dopo la recente inaugurazione del Polo didattico delle Piagge, che si aggiunge agli altri realizzati nel recente passato, stiamo ultimando i lavori per i due grandi Poli nel complesso dell'area di San Cataldo e nella zona degli ex laboratori Guidotti, con cui andrà a realizzarsi un deciso salto di qualità dal punto di vista degli spazi destinati alla didattica e, in generale, dell'attenzione per le esigenze degli studenti.

Questo programma di interventi nel settore edilizio, su cui stiamo investendo risorse sempre più consistenti, contribuisce a caratterizzare l'Università come motore di sviluppo per l'economia della sua area vasta.

Anche al fine di valutare l'impatto complessivo che l'Ateneo riesce a produrre sul territorio di riferimento, abbiamo realizzato il Primo Bilancio Sociale della nostra Università, che per estensione e completezza di analisi ha pochi eguali in altri Atenei. Si tratta di un documento fondamentale per comprendere all'interno e far conoscere all'esterno la complessa realtà operativa dell'Ateneo, rappresentando in particolare un mezzo per rafforzare e valorizzare il dialogo con i nostri stakeholder, sia quelli "classici" interni sia quelli rappresentativi del tessuto economico e istituzionale del nostro territorio.

Dal Bilancio Sociale – che sarà presentato nei prossimi giorni - emerge chiaramente anche la nostra idea di una Università che sappia accompagnare lo studente in tutto il suo percorso formativo, già a partire dagli ultimi anni delle scuole superiori con iniziative di orientamento, fino ad arrivare, oltre il termine degli studi, alle attività di placement che mirano a facilitare il loro inserimento nel mondo del lavoro. Su questo fronte, registriamo dati occupazionali che nell'ultimo periodo risultano stabili, e in alcuni casi perfino in leggera crescita, nonostante le difficoltà del Paese.

Ma dal Bilancio Sociale emerge anche l'idea di una università aperta e multiculturale, dove sempre più devono circolare studenti, giovani ricercatori e docenti stranieri. Per quanto riguarda il processo di internazionalizzazione, infatti, l'Ateneo sta incentivando l'attivazione di corsi di studio, dottorati e master in lingua inglese, e sta inoltre definendo accordi con molte università straniere per sviluppare progetti di ricerca comuni, favorire la reciproca mobilità, trasferire conoscenze ed esperienze. Ricordo, a questo proposito, che la nostra Università è stata la prima in Italia a sottoscrivere un accordo con il prestigioso Massachusetts Institute of Technology di Boston.

Accanto alle sue peculiarità come luogo di formazione e di ricerca di assoluta eccellenza e centro di innovazione e trasferimento tecnologico, l'Università di Pisa vuole essere oggi soggetto pienamente consapevole del suo ruolo sociale e altrettanto pienamente integrato nelle dinamiche complessive della società all'interno della quale opera. Sono convinto che sarà proprio l'insieme di tutti questi aspetti che determinerà sempre più l'evoluzione prossima degli atenei italiani e la loro capacità di competere sul piano internazionale.

Oltre che nella costruzione degli assetti istituzionali, come è avvenuto per l'iter di definizione del nuovo Statuto, e nel perseguimento del programma strategico, la nostra Università riuscirà a garantirsi un futuro all'altezza della sua grande tradizione quanto più sarà capace di essere innovativa nell'azione quotidiana, riuscendo a ritagliarsi un suo spazio nell'ambito di una società globalizzata e altamente competitiva, che si muove in modo vertiginoso.

Per realizzare questi obiettivi sarà importante riuscire a sintonizzarci sui "ritmi del mondo", cercando di cogliere ogni opportunità di rinnovamento e innovazione, individuando tempestivamente le direttrici del cambiamento e gestendo la complessità che è tipica di questo periodo storico.

Siamo consapevoli, dunque, che a tutti noi si chiede uno sforzo aggiuntivo e una rapidità di pensiero e di azione che, almeno nell'immediato, possono causare disorientamento e qualche difficoltà. Lo stiamo sperimentando in queste settimane con la messa a regime del nuovo sistema di contabilità economico-patrimoniale e con l'adozione del Bilancio unico di Ateneo; due obiettivi che hanno avuto una approfondita valutazione preliminare e un'intensa opera di preparazione a tutti i livelli, ma che stanno ugualmente comportando un impegno pieno e gravoso da parte di tutto il personale dell'Ateneo, che colgo l'occasione per ringraziare in modo sentito.

Cari colleghi che oggi ricevete le insegne dell'Ordine del Cherubino e la nomina a Professori Emeriti, l'Università di Pisa - impegnata a fondo nel processo di rinnovamento e modernizzazione che abbiamo cercato di descrivere - ha tanto più bisogno di ancorarsi alle sue radici, riconoscendosi nelle donne e negli uomini che hanno contribuito ad accrescere il prestigio e l'eccellenza di cui gode il nostro Ateneo nel mondo.

L'articolazione e la ricchezza della ricerca che si svolge nella nostra Università, e che è ben rappresentata dalle vostre biografie scientifiche e accademiche, fanno sì che il nostro Ateneo sia stabilmente posizionato tra i migliori del Paese, e per alcuni settori risulti ai vertici delle graduatorie europee e mondiali, nelle più accreditate classifiche internazionali.

I vostri studi, in ambiti disciplinari tra loro molto diversificati, costituiscono punti di riferimento per la comunità scientifica nazionale e internazionale. Le collaborazioni che vi legano ad altre prestigiose istituzioni, università e centri di ricerca, testimoniano il significativo grado di apertura internazionale che caratterizza il nostro Ateneo.

I giovani che hanno intrapreso o vogliono intraprendere la faticosa, ma affascinante, strada della ricerca possono ritrovare nel vostro esempio di scienziati e di docenti appassionati una guida e un incitamento a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà che incontreranno nel loro percorso. In effetti, tanto più in una fase come quella attuale, noi tutti, che operiamo all'interno delle università, dobbiamo sentirci investiti di un forte senso di responsabilità verso le prossime generazioni, a cui dobbiamo riuscire a trasmettere - con la concretezza della nostra azione - la fiducia e l'entusiasmo per affrontare il futuro, non certo facile, che ci attende.

Concludendo, care colleghe e cari colleghi, il vostro percorso accademico, scientifico e umano conferisce il senso più alto a questa cerimonia, con cui vogliamo festeggiarvi. In questa occasione, avvertiamo in maniera ancor più distinta questo sentimento di gratitudine, perché tutti voi, per i ruoli ricoperti nel corso degli anni e per il contributo dato alla vita della nostra Istituzione, avete concorso a definire l'Università di Pisa come è oggi, contribuendo a gettare le basi per quella che sarà domani, forte della sua storia e solida della sua rinnovata identità.

Grazie.

Ultima modifica: Lun 30 Nov -1 - 00:00

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