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L’Università di Pisa, attraverso il suo Dipartimento di Scienze della Terra, sbarca in Uzbekistan con un progetto di cooperazione internazionale che nel suo genere è il primo in Italia. L’Ateneo pisano ha infatti attivato una sede a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, e in collaborazione con la University of Geological Sciences del Paese asiatico sta costruendo un corso di laurea triennale in Geologia, con 60 studentesse e studenti iscritti che stanno già frequentando l’anno propedeutico in vista della prossima immatricolazione a Unipi. Ulteriori sviluppi didattici sono in via di definizione, con la progettazione di un curriculum dedicato alla Geologia ambientale e di un corso di laurea magistrale congiunto in Scienze e tecnologie geologiche, che porterà a un titolo di studio valido sia in Italia che in Uzbekistan. Si stanno anche delineando linee di ricerca congiunte.

La nuova sede è stata presentata nell’Aula Magna Nuova della Sapienza, mercoledì 17 maggio, con gli interventi introduttivi, in presenza o via streaming, del rettore Riccardo Zucchi, del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alberto Barachini, del rappresentante del Ministero Affari esteri e cooperazione internazionale, Alessandro De Pedys, dell’ambasciatore italiano in Uzbekistan, Agostino Pinna, del viceministro dell’Industria mineraria e Geologia della Repubblica dell’Uzbekistan, Azam Kadirkhodjaev.

Il progetto è stato quindi illustrato dal prorettore alla Cooperazione e alle relazioni internazionali, Giovanni Federico Gronchi, dal coordinatore del Comitato di gestione, Francesco Marcelloni, dal manager operativo, Numonbek Dalimov, e da una studentessa e uno studente del Preparatory Year del Branch UniPi a Tashkent. La chiusura è stata affidata al direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, Luca Pandolfi.

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Nella foto, da sinistra: Pandolfi, Dalimov, Zucchi, Gronchi e Marcelloni.

Dopo i primi incontri del 2019 fra i rappresentanti dell’Ateneo e quelli del governo uzbeko, il progetto si è concretizzato con la stipula di un Agreement nel luglio del 2022 e con il successivo avvio dell’anno propedeutico riservato a 60 studentesse e studenti. I profili culturali e professionali individuati devono soddisfare le richieste del mercato del lavoro uzbeko e di altre nazioni dell'Asia centrale, soprattutto nei campi della ricerca di georisorse energetiche e minerarie, ed essere dotati di competenze specifiche per collaborare efficacemente a progetti di protezione dai rischi geologici e ambientali. La formazione linguistica degli allievi, con lezioni tutte in inglese, è curata dal Centro Linguistico di Ateneo (CLI).

La sede fa parte del campus della University of Geological Sciences, è costituita da un edificio di cinque piani ed è dotata di due aule da 60 posti, alcune aule da 25 posti, laboratori informatici, di microscopia, di fisica e di chimica (in corso di allestimento), così come di uffici amministrativi. Nei prossimi mesi sarà allestita un'aula da 100 posti, mentre sono già presenti un auditorium e una grande sala conferenze.

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Una lezione nella sede di Tashkent.

“La collaborazione tra Università di Pisa e Università dell’Uzbekistan – ha dichiarato il rettore Riccardo Zucchi - mira a promuovere l’internazionalizzazione verso uno dei principali paesi dell’Asia centrale, prima appartenente all’Unione Sovietica e oggi cuore di un’area geopolitica di interesse emergente e strategico per l’Italia e l’Unione Europea. In questo contesto, la mission dell'Ateneo è quella di promuovere la ricerca scientifica e la formazione degli studenti coniugando attività mineraria con sostenibilità ambientale”.

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La sede Unipi a Tashkent.

“In Uzbekistan – ha concluso il direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, Luca Pandolfi - la Geologia è riconosciuta come scienza fondamentale per lo sviluppo del paese, in particolare per il reperimento di risorse naturali, tra cui i metalli critici necessari per la transizione ecologica. L'Università di Pisa ha raccolto questo interesse in quanto i progressi nella transizione ecologica non possono prescindere dall'utilizzo dei geomateriali, necessariamente derivanti dall'estrazione mineraria e questa non può più prescindere dalla tutela dell'ambiente naturale. Già negli scorsi mesi, abbiamo avuto modo di apprezzare le potenzialità dell'assetto geologico dell'area dal punto di vista didattico e scientifico, con ampie possibilità di avanzamento delle ricerche”.

Ranocchia GrazianoAnche gli scribi antichi che esercitavano la loro arte sui papiri di Ercolano utilizzavano diversi tipi di griglie per delimitare lo specchio di scrittura. La prima conferma scientifica di questa consuetudine, di cui gli autori classici ci avevano tramandato notizia, si deve ai risultati del gruppo di lavoro del Progetto ERC Advanced Grant 885222-GreekSchools (https://greekschools.eu/), coordinato dal professor Graziano Ranocchia (nella foto a lato) del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa, e dedicato all’analisi con tecniche avanzate dei papiri carbonizzati di Ercolano, custoditi presso la Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli. Lo studio che ha portato a questa importante scoperta è presentato sulla rivista “Scientific Reports”, pubblicata da “Nature portfolio”.

La pubblicazione, frutto della collaborazione di fisici, chimici e papirologi, ha evidenziato per la prima volta la presenza di vari tipi di griglie nei rotoli librari greci dell’antichità. Era già noto dagli autori classici che gli scribi antichi utilizzavano a questo scopo un righello e una rondella di piombo, la quale strofinata sulla superficie del papiro lasciava un’esile traccia appena visibile, che serviva a tracciare i confini dello specchio di scrittura. Mai finora ne era stata evinta traccia nei numerosissimi papiri a noi pervenuti dall’antichità, al punto che i moderni studiosi si sono arrovellati per decenni sul significato di tali testimonianze. Gli esperimenti di macro-fluorescenza a raggi X a scansione eseguiti su papiri ercolanesi della Biblioteca Nazionale di Napoli dal team del dottor Paolo Romano, dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale del Cnr (Cnr-Ispc) di Catania, e dei Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare hanno fornito la prova sperimentale della correttezza di queste informazioni. Grazie alla strumentazione portatile sviluppata in Cnr-Ispc con il progetto MUR PON IR SHINE, sono stati rivelati per la prima volta diversi tipi di griglie costituite da linee di piombo disposte in senso ortogonale al fine evidente di delimitare spazi intercolonnari, colonne, intercolunni e singole linee di scrittura.

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(a, c) mappa di distribuzione del piombo ottenuta tramite imaging MA-XRF su due superfici di papiro di 8,7×8,4 cm2 e di 6,9×5,7 cm2. Su concessione del Ministero della Cultura (credito fotografico: Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, Napoli - Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale); (b, d) Immagine infrarossa a 950 nm. Le linee rosse indicano i bordi di ogni colonna, intercolunnio e linea di scrittura. Su concessione del Ministero della Cultura (credito fotografico: Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, Napoli - Brigham Young University, Provo).

“Si tratta di una scoperta sensazionale per la papirologia, – afferma il professor Graziano Ranocchia – ora abbiamo conferma di quanto prima potevamo solo immaginare. È inoltre finalmente dimostrato che la sistematica inclinazione delle colonne di scrittura nei rotoli letterari, la cosiddetta Legge di Maas, era un fatto estetico intenzionale degli scribi antichi, e non un segno di mancata accuratezza grafica, come è stato da alcuni ipotizzato”.

“Lo sviluppo di strumentazioni e metodi non invasivi per l’analisi in situ sta portando importanti avanzamenti nella diagnostica dei beni culturali, – continua la dottoressa Costanza Miliani, direttrice del Cnr-Ispc – in particolare lo scanner XRF sviluppato da Ispc-Cnr per la piattaforma di accesso MOLAB dell’infrastruttura di ricerca E-RIHS permette di rivelare informazioni preziose sulla composizione chimica e la distribuzione degli elementi grazie a sensibilità e risoluzione spaziale senza pari, come per le ultra-tracce di piombo residuale delle line di scrittura dei papiri di Ercolano”.

Ferrari RobertaGrande soddisfazione è stata espressa anche dalla direttrice della Biblioteca Nazionale di Napoli, la dottoressa Maria Iannotti, che fin dall’inizio del suo mandato ha fortemente creduto nella necessità di stringere collaborazioni con università ed enti di ricerca per la valorizzazione dell’ingente patrimonio dell’Istituto da lei guidato, il quale comprende, oltre ai papiri, un’importante collezione di manoscritti antichi e incunaboli e, tra gli altri, importanti autografi di Giacomo Leopardi e Benedetto Croce: “Questo è un nuovo inizio per gli studi concernenti le nostre collezioni e un modello di cooperazione istituzionale da estendere ad altri casi dello stesso genere. A mio giudizio, la conservazione e la ricerca devono andare di pari passo e devono comunicare tra di loro a vantaggio sia dell’una che dell’altra”.

Questa collaborazione, che vede la Biblioteca Nazionale di Napoli per la prima volta cobeneficiaria di un progetto finanziato dalla Commissione Europea, è rafforzata anche dalla recente sottoscrizione di apposite convezioni sia con il Cnr-Ispc, sia con l’Università di Pisa.

“Da quando il Dipartimento da me guidato ha deciso di ospitare il Progetto GreekSchools – conclude la direttrice del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, la professoressa Roberta Ferrari (nella foto a lato) – le occasioni di collaborazione istituzionale e di visibilità pubblica delle nostre attività di ricerca sono notevolmente aumentate, anche con l’attrazione di altri progetti finanziati e il recente importante riconoscimento ministeriale del Dipartimento di Eccellenza 2023-2027, che con il Progetto CECIL si propone come avanguardia nel contrasto all’impoverimento linguistico”.

Ferragina SITOPrimi italiani e quarti europei, i professori Paolo Ferragina e Giovanni Manzini dell’Università di Pisa hanno ricevuto il Paris Kanellakis Theory and Practice Award, il premio internazionale istituito nel 1996 che è considerato per rilievo nel campo dell’informatica secondo solo al Premio Turing, di fatto il Nobel della disciplina. Il prestigioso riconoscimento, assegnato ogni anno dall'Association for Computing Machinery (ACM), viene attribuito per "specifici risultati teorici che hanno avuto un impatto significativo e dimostrabile sulla pratica dell'informatica”. Tra i passati vincitori ci sono gli inventori della crittografia a chiave pubblica, dei codici a correzione di errore usati per le trasmissioni video, e degli algoritmi per il sequenziamento del DNA. I professori Ferragina e Manzini sono stati premiati per l’invenzione dell’FM-index, con risultati scientifici che hanno rivoluzionato la compressione dati e le applicazioni dell’informatica alla genomica.

Oltre ai due docenti del Dipartimento di Informatica, il premio è stato assegnato anche a Michael Burrows, ricercatore inglese che lavora a Google.

Nel 1994 Michael Burrows e David Wheeler (scomparso nel 2004) hanno pubblicato un articolo che descriveva un rivoluzionario algoritmo di compressione dati basato su una trasformata reversibile dell'input. Questa trasformata, in seguito chiamata "Burrows-Wheeler Transform", è stata utilizzata, per esempio, come elemento fondante del compressore bzip2, oggi parte di tutte le distribuzioni Linux. Nel 2000 Paolo Ferragina e Giovanni Manzini hanno esteso il risultato di Burrows e Wheeler con nuove tecniche algoritmiche, mostrando come costruire un “indice compresso”, in seguito chiamato FM-index dalle iniziali dei due ricercatori, che supportava ricerche veloci nel testo usando uno spazio asintoticamente uguale a quello dei migliori compressori noti. Fino ad allora si riteneva impossibile non incorrere in una significativa penalità in spazio per ottenere ricerche veloci: l'FM-index ha smentito questa congettura aprendo la nuova area di ricerca nota con il nome di Strutture Dati Compresse. Oltre alla sua importanza teorica, la semplicità e l'efficacia dell’FM-index lo hanno reso una scelta molto diffusa per la realizzazione di strumenti software che lavorano su Big Data, con rivoluzionarie applicazioni nella genomica, come i tool BowTie e BWA che sono oggi gli strumenti più usati per l’allineamento di sequenze di DNA.

“Faccio i complimenti miei e dell’Università di Pisa ai professori Ferragina e Manzini – ha commentato il rettore Riccardo Zucchi – che con le loro ricerche contribuiscono al progresso della scienza, con un impatto diretto e concreto sulla crescita della società. Questo premio ha radici profonde, che derivano dalla grande tradizione e dai primati che l’Ateneo e Pisa vantano nell’informatica, a partire dalla Calcolatrice Elettronica Pisana (la CEP) di metà anni Cinquanta del secolo scorso, dal primo corso di laurea italiano in Informatica e dal primo collegamento alla rete Internet in Italia. Anche oggi il settore informatico pisano conferma di saper raccogliere e rilanciare le sfide del futuro, con un un prestigio che ci viene riconosciuto in tutto il mondo, grazie alla capacità di abbinare una ricerca di avanguardia con una didattica di qualità ai vari livelli della formazione, dalla laurea triennale al dottorato di ricerca”. 

Manzin SITO“Il premio – ha detto il professor Giovanni Manzini (nella foto in basso) - è un riconoscimento agli studi nei settori della compressione dati e dei motori di ricerca, sui quali la comunità italiana è sempre stata all’avanguardia e ha espresso negli anni risultati scientifici molto apprezzati a livello internazionale. Questa tradizione ha ispirato e nutrito le nostre ricerche di inizio anni 2000 e tutta la nostra attività di ricerca successiva”. 

“Il premio – ha aggiunto il professor Paolo Ferragina (nella foto in alto) - è frutto di una ricerca che è nata ed è stata condotta in Italia, in un ambiente fertile di iniziative e collaborazioni, quale il nostro Dipartimento di Informatica. Speriamo che questo riconoscimento sia di stimolo per i giovani ricercatori e per le future generazioni di studenti che sceglieranno Pisa per i loro studi informatici”.

Paolo Ferragina e Giovanni Manzini sono ordinari di Algoritmi al Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa. 

Il professor Ferragina ha conseguito la laurea in Scienze dell’Informazione nel 1992 e il dottorato di ricerca in Informatica nel 1996 nell’Ateneo pisano. Nel biennio 1997-98 è stato post-doc al Max Planck Institut fur Informatik in Germania. Dal 2007 è professore ordinario all'Università di Pisa, ricoprendo anche vari ruoli istituzionali: prorettore per la Ricerca applicata e l’Innovazione, direttore del dottorato regionale di ricerca in Informatica, prorettore per l’Informatica. Nel 2019 è stato insignito dell'Ordine del Cherubino dall’Ateneo pisano.

Il professor Manzini ha conseguito la laurea in Matematica all’Ateneo pisano e il diploma della Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1988. Nel 1995 ha ottenuto il diploma di perfezionamento in Matematica alla Scuola Normale Superiore. Successivamente ha insegnato all'Università di Torino e all’Università del Piemonte Orientale. È professore ordinario dal 2006, e docente dell'Università di Pisa dal 2021.

Si trasmette a nome dei familiari della dottoressa Barbara Capovani

I familiari della dottoressa Capovani, alla luce delle straordinarie manifestazioni di affetto registrate in questi giorni, al fine di consentire l’ordinato svolgimento delle esequie previste per il giorno 30 aprile presso la Sapienza ed il doveroso rispetto del luogo messo gentilmente a disposizione dall’Università di Pisa, che può consentire una capienza massima di 300 posti a sedere, si vedono nella necessità di precisare che la partecipazione potrà essere consentita ai soli familiari, colleghi e amici e chiedono che, nel rispetto di quello che sarebbe stato il volere di Barbara, non siano effettuate riprese audio e video all'interno del Palazzo. Ringraziamo tutti per l’eccezionale e commovente partecipazione al nostro dolore.

Chi vorrà manifestare la sua vicinanza a Barbara e dedicarle un ricordo, potrà partecipare alla fiaccolata previsto per il prossimo 3 maggio.

Dormi, e la diagnosi si fa da sé. Si chiama proprio così, "Dormi", il primo dispositivo indossabile che consente il monitoraggio continuo dei disturbi del sonno, validato dal punto di vista scientifico e capace di fornire al medico, a distanza, dati clinici attendibili e analizzabili con algoritmi certificati. Lo ha sviluppato Ugo Faraguna (nella foto in basso), professore di fisiologia all'Università di Pisa, che spiega: "è un normale braccialetto sensorizzato, ma l'abbiamo modificato per offrire al medico uno strumento di diagnosi". L'uovo di Colombo in tempo di digitalizzazione, cioè quello che consente di passare dalla telesalute fai-da-te, per cui ormai chiunque di noi può giocherellare con uno smartphone o un orologino, alla telemedicina vera e propria, nelle mani di un medico capace di fare diagnosi e impostare terapie. Ma in un ambito poco esplorato, quello del sonno.

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"Monitorare i disturbi del sonno è difficile, perché richiede (o meglio, richiedeva, fino a ieri) strumenti invasivi e tempo per fare rilievi ripetuti", prosegue Faraguna. "Però è cruciale, perché la qualità del sonno influenza la salute ed è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di malattie neurodegenerative come demenze e malattia di Parkinson". Così, mentre tutti imparavamo a misurarci la pressione arteriosa e a considerarla buona quanto più vicina ai valori aurei 120/80, sul nostro sonno siamo ancora all'aneddoto o poco più. E anche i medici sono spesso impreparati a parlare di sonno e a considerare la risoluzione dei disturbi notturni come un fondamentale atto di prevenzione. 

Così Faraguna, un lungo trascorso a Madison a studiare la fisiologia del sonno con Giulio Tononi (tra i massimi esperti mondiali in materia), ha intuito il salto di qualità racchiuso nei dispositivi wearable e ha fondato la startup Sleepacta. All'inizio i finanziamenti sono arrivati da SAMBA, un piccolo incubatore locale, e in parte da un crowdfunding, poi è arrivato Red Lions, un fondo di investimento di area pisana. Oggi i braccialetti diagnostici di Sleepacta si cominciano a diffondere sul mercato e allargano di giorno in giorno la loro clientela tra centri medici, ospedali, reti di farmacie. “Il nostro obiettivo è aumentare la consapevolezza dell’importanza di un buon sonno per la salute mentale, e per la salute in generale”, spiega la CEO di Sleepacta, Hannah Teichmann Prisco. Cioè, chiosa Faraguna, "Sleepacta vuole fare quello che lo sfigmomanometro ha fatto con l'ipertensione”.

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Ovviamente tutto questo dà anche garanzie in termini di privacy: "i dati fisiologici e sanitari appartengono alla persona, non a chi vende i braccialetti. E la persona può autorizzare il medico a leggerli, come per ogni visita. Noi poi possiamo anonimizzarli". Anche perché, in pratica, un Dormi te lo metti al polso e te lo levi una settimana dopo, e non devi togliertelo nemmeno per fare la doccia. Intanto lui raccoglie una serie di dati come frequenza cardiaca, saturazione arteriosa, posizione, movimento. "Tutti questi parametri alimentano una rete neurale che si avvale degli stessi strumenti di artificial intelligence che stanno invadendo la rete (ChatGPT e analoghi). Queste reti imparano ad analizzare i nostri dati sanitari e generano un referto medicale sull’architettura del nostro sonno, e stimano il rischio di avere patologie del sonno come le apnee notturne. Si tratta di una specie di holter del sonno, non invasivo, che ti agganci al polso", spiega ancora Faraguna.

Ugo Faraguna sarà tra gli speaker dell’evento Converging Skills: una cinque giorni di confronto pubblico su trasferimento tecnologico e open innovation organizzato dall'Università di Pisa che si terrà a giugno nella storica Aula magna nel palazzo della Sapienza dell'ateneo pisano. Cinquanta relatori in cinque giorni: tra loro startupper, imprenditori, investitori, top manager e ovviamente anche ricercatori e professori. Obiettivo: confrontare le migliori pratiche internazionali di trasferimento tecnologico e open innovation e delineare metodi e percorsi di avvicinamento tra accademia e mondo produttivo

La comunità dell’Università di Pisa dialoga con i candidati a sindaco di Pisa in un incontro che si terrà martedì 18 aprile, dalle ore 16, nell’Aula Magna del Polo Carmignani. L’appuntamento sarà aperto da una breve introduzione del rettore Riccardo Zucchi e proseguirà con domande e risposte in cui ai candidati sarà chiesto di esprimersi sui principali temi che riguardano il rapporto tra università e città, illustrando idee, progetti e obiettivi da perseguire in caso di elezione.

“L’idea di organizzare un incontro specifico per mettere a confronto i candidati sindaco con i docenti, il personale amministrativo, tecnico e bibliotecario e gli studenti dell’Ateneo – ha detto il rettore Riccardo Zucchi - è un impegno che avevo preso già in campagna elettorale e ribadito appena insediato a Palazzo alla Giornata. Sono infatti convinto che questa iniziativa possa fornire un contributo importante per definire il futuro sia dell’Università che della città, nell’ottica di un’integrazione sempre più concreta, che riesca a valorizzare in pieno le potenzialità di cui è dotato il nostro territorio”.

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Sono terminate sabato 22 aprile le prove per l’accesso ai corsi di laurea a numero programmato in Medicina e Chirurgia, in Odontoiatria e Protesi dentaria e in Medicina veterinaria, distribuite in dieci sessioni mattutine o pomeridiane programmate al Polo Porta Nuova. Gli iscritti per l’Università di Pisa erano complessivamente 2.049, di cui 1.545 per i Test On Line Cisia Medicina (TOLC-MED) e 504 per i Test On Line Cisia Veterinaria (TOLC-VET). I posti provvisoriamente assegnati, in attesa che vengano confermati dal Ministero, sono per Medicina e Chirurgia complessivamente 292, gli stessi dello scorso anno; per Odontoiatria e Protesi dentaria sono 22, con 5 in più dello scorso anno; per Medicina veterinaria sono 69 e 6 in più dello scorso anno.

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Da quest’anno le prove di Medicina e Medicina veterinaria hanno cambiato completamente volto, passando dal test cartaceo sostenuto in un’unica data a inizio settembre a quello on line, svolto in presenza avvalendosi della piattaforma fornita dal Consorzio CISIA, in due appuntamenti previsti ad aprile e a luglio. Per la sessione d’aprile gli studenti hanno svolto una sola prova, ma potranno ripetere il test nella sessione che si svolgerà dal 15 al 25 luglio. Gli studenti che chiederanno di essere inseriti in graduatoria potranno poi scegliere il test migliore tra quelli svolti nei precedenti due anni e quindi tra un massimo di quattro test sostenuti. Altra novità significativa è che da quest’anno sono ammessi ai test anche gli studenti di quarta superiore e già nella sessione di aprile per l’Università di Pisa sono stati circa 300 gli iscritti nati dopo il 1° gennaio del 2005.

I TOLC 2023 si compongono di 50 quesiti, con 90 minuti a disposizione, suddivisi in quattro sezioni: comprensione del testo e conoscenze acquisite (7 quiz), biologia (15), chimica e fisica (15), matematica e ragionamento (13).

La graduatoria dei test sarà unica e nazionale, quindi non per singole università, e sarà pubblicata il 5 settembre, ordinata in base al miglior risultato ottenuto dai candidati nei vari TOLC sostenuti.

Ruffoli Riccardo“Con la sessione di aprile – ha dichiarato il professor Riccardo Ruffoli (nella foto a lato), presidente del corso di laurea in Medicina e Chirurgia – è iniziata una nuova esperienza per quanto riguarda l’accesso al corso di laurea. Per la prima volta il test non si svolge più in unico evento e questa novità introdotta dal Ministero consente a coloro che partecipano al TOLC di ridurre in maniera significativa il livello di ansia e di stress che fino allo scorso anno caratterizzava inevitabilmente la prova. Con le nuove modalità, infatti, la persona che intende partecipare alla graduatoria, prevista per settembre e utile per entrare a far parte del corso di studio, potrà presentarsi a più TOLC, in modo poi da essere nella graduatoria con il punteggio migliore conseguito, al massimo, nelle quattro prove precedenti la selezione. Nel complesso il test ha subito importanti modifiche in ordine ai contenuti presentati e alle modalità di svolgimento della prova, ma rimane abbastanza simile a quello degli anni precedenti. Il mio augurio più sincero è che la nuova organizzazione rappresenti, per coloro che desiderano intraprendere gli studi universitari in questo ambito, uno strumento più idoneo ad affrontare questo delicato passaggio personale in maniera meno stressante e più adatta a valorizzare le proprie competenze e la propria preparazione”.

Nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, a Firenze, venerdì 14 aprile si è svolta la cerimonia di Inaugurazione del 270° anno accademico dell'Accademia dei Georgofili.
Dopo il saluto delle autorità e la relazione del Presidente, il professor Amedeo Alpi, vice presidente dell’Accademia dei Georgofili e presidente della Sezione Centro – Ovest, ha tenuto una prolusione dal titolo “Agricoltura, scienza, innovazioni e comunicazione”.
Nel corso della cerimonia sono stati consegnati i diplomi ai nuovi Accademici Onorari, Emeriti e Ordinari e il riconoscimento al “Merito Georgofilo” e il “Premio Antico Fattore”.

"Si parla e si scrive spesso di agricoltura nel nostro paese e in modi anche molto variegati, finalizzando l'attività nei campi agli obiettivi più diversi, spesso alla gastronomia, talvolta al paesaggio, oppure alle tradizioni locali o al ruolo multifunzionale utile a garantire la sopravvivenza socio-economica di aree rurali ormai spopolate e in crisi. È questa l'agricoltura? Certamente si.
Tuttavia non sarà sfuggito a molte persone, soprattutto con un bagaglio formativo specifico, che questa "narrazione" risulti parziale o, addirittura, manchi di considerazioni globali indispensabili. Pertanto, in questa sede potremmo tentare di colmare la lacuna? Il programma è molto ambizioso, ma possiamo provarci, cominciando da alcuni dati statistici che servono da riferimento insostituibile" 
Amedeo Alpi, già docente e preside della Facoltà di Agraria dell'Università di Pisa, è stato insignito nel 2004 con l'Ordine del Cherubino 

Leggi il testo intergrale della prolusione


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Il rapporto tra imprese e diritti umani, come viene esplicitato nei Principi Guida delle Nazioni Unite su Impresa e Diritti Umani, sarà il tema al centro dell’incontro che si terrà giovedì 13 aprile, alle ore 14, al Polo didattico delle Piagge. Relatrice è la professoressa Andrea Shemberg (nella foto in basso), presidente del Global Business Initiative on Human Rights (GBI) ed esperta di rilievo internazionale su questi argomenti, da anni impegnata a seguire i percorsi delle imprese nell’implementazione dei Principi Guida delle Nazioni Unite.

Il suo seminario, dal titolo “Facilitating firms to implement the UN Guiding Principles on Business and Human Rights: Views from practice”, fa parte della serie “Talks on rebalancing democracy and capitalism” (“Colloqui sul riequilibrio tra democrazia e capitalismo”), organizzata dalla professoressa Elisa Giuliani, direttrice del Responsible Management Research Center (REMARC) e docente del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa, in qualità di coordinatrice del progetto Horizon Europe REBALANCE.

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I Principi Guida delle Nazioni Unite, adottati nel 2011 e diventati lo standard di riferimento globale in relazione al rapporto tra imprese e diritti umani, sanciscono la responsabilità delle imprese nel rispetto dei diritti umani. Per adempiere a questo dovere, le imprese sono chiamate a dotarsi tanto di politiche quanto di processi adeguati, tra cui fare uso di due diligence per identificare, prevenire e mitigare i propri impatti negativi e per rendere conto di come tali impatti vengono affrontati.

Ma cosa significa esattamente due diligence sui diritti umani? Sebbene il principio operativo di due diligence sia familiare alle imprese come strumento di gestione del rischio, soprattutto di natura finanziaria, un recente studio della Commissione Europea ha rilevato che all’interno dell’Unione Europea solo un’impresa su tre attualmente effettua una due diligence che tiene conto degli impatti sociali e sull’ambiente causati dalle operazioni aziendali.

Nel 2022 la Commissione Europea ha presentato la proposta di una direttiva sulla due diligence d'impresa in materia di sostenibilità, la Corporate Sustainability Due Diligence, che mira a promuovere un comportamento aziendale sostenibile e responsabile lungo le catene del valore globali, e sulla base della quale le imprese saranno tenute a identificare e, ove necessario, prevenire, porre fine o mitigare gli impatti negativi delle loro attività sui diritti umani, come il lavoro minorile e lo sfruttamento dei lavoratori, e sull'ambiente. Per le imprese queste nuove norme porteranno certezza del diritto e parità di condizioni. Per i consumatori e gli investitori forniranno maggiore trasparenza.

Durante il seminario, Andrea Shemberg illustrerà l’approccio peer-learning tra imprese portato avanti da GBI. Questo approccio cattura bene l’ambizione del professor John Ruggie, il principale artefice dei Principi Guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, di fare della due diligence uno strumento di apprendimento continuo e continuativo per le imprese e, per questo, dai contenuti in continua evoluzione. Nell’ambito del lavoro della professoressa Shemberg, per esempio, l’attenzione tanto ai processi normativi in corso, quanto all’attualità e ai cambiamenti nelle operazioni delle imprese ha condotto recentemente a focalizzarsi su un’area nuova: i processi di due diligence lungo l’intera catena del valore, piuttosto che esclusivamente nella catena di approvvigionamento.

“Concretamente – dice la professoressa Elisa Giuliani - ciò significa interessarsi al rischio in materia di diritti umani legato alla vendita di servizi e prodotti: basti pensare, per esempio, alla vendita di tecnologie digitali usate per fini lesivi delle libertà individuali. Su questi temi, l’approccio di peer learning consente di oltrepassare il problema della opacità delle pratiche delle imprese, nonché della competizione tra esse rispetto alla divulgazione di processi interni e rischi con potenziali impatti in termini reputazionali”.

Andrea Shemberg condividerà la sua esperienza concreta in questo ambito, accennando anche alle difficoltà poste dalle molteplici crisi degli ultimi anni – dalla pandemia alla guerra in Ucraina, alla emergenza climatica. Il seminario offrirà l’occasione di riflettere su come investire in due diligence sui diritti umani e ambientali risponda non soltanto a un dovere etico e giuridico delle imprese, ma anche ad una scelta strategica volta a garantire competitività e sostenibilità nel lungo termine. 

Il seminario sarà in lingua inglese e sarà possibile seguirlo anche online. Maggiori informazioni sono disponibili a questo link.

qualitaevalutazioneIn un incontro che si è tenuto giovedì 30 marzo 2023, i nuovi referenti della Qualità dei dipartimenti dell’Università di Pisa hanno incontrato la presidente del Presidio della Qualità, Simonetta Bassi, i membri del Presidio della Qualità, la delegata per la Qualità, Roberta Moruzzo, e i componenti dell’Ufficio per la Programmazione e la Valutazione.

L’avvio delle nuove attività, già definite per i primi mesi del 2023, si inquadra nella cornice di condivisione e collaborazione fra tutte le componenti della comunità universitaria dell’Ateneo pisano. Il sistema della qualità, quando correttamente inteso, non comporta l’uniformazione della vita universitaria, ma al contrario si traduce in uno strumento utile ed efficace per valorizzare le specificità dei corsi di studio, dei dipartimenti e dei dottorati. Questo risultato si raggiunge grazie al lavoro comune e al rapporto continuo e coordinato in Ateneo.

Anche in relazione alla visita dell’Anvur, che avrà luogo nel primo semestre del 2026, l’Ateneo di Pisa intende sollecitare capillarmente la sensibilità alla pratica dell’autovalutazione, per poter crescere e migliorare assieme ai suoi studenti e questo incontro, molto partecipato, rappresenta il primo di una serie di appuntamenti volti a creare opportunità di dialogo e confronto.

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