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Gli interventi della giornata

La giornata si è aperta con i saluti del direttore della scuola di dottorato in informatica, Pierpaolo Degano, che ha ringraziato chi c’era nel 1984 e chi c’è stato in seguito, studenti e professori. Oggi la scuola è parte della Scuola di eccellenza in scienze di base Galileo Galilei, ma è a rischio: nonostante l’altissimo livello della formazione che garantisce, riconosciuto da comitati di revisori internazionali indipendenti come il Times Higher Education - QS World University Rankings, e nonostante sia stata considerata dal Nucleo di valutazione la migliore dell’Ateneo pisano, sta subendo pesantissimi tagli. Degano ha perciò ringraziato i tanti che hanno partecipato alla costruzione della scuola e i centosettanta studenti che l’hanno frequentata. Inoltre ha sottolineato che il taglio dei finanziamenti potrebbe avere conseguenze gravi per la crescita di tutto il paese, visto che il dottorato pisano ha svolto un ruolo determinante nello sviluppo della ricerca e della didattica superiore in informatica in Italia.
I festeggiamenti sono proseguiti con la storia del dottorato in informatica pisano: Fabrizio Luccio, primo direttore dell’allora dottorato congiunto con Genova e Udine, insieme a Eugenio Moggi da Genova e ad Alberto Policriti da Udine, ha raccontato di come fu costruito il dottorato. La situa¬zione generale dei dottorati in informatica in Italia è poi stata illustrata da Alessandro Panconesi, professore a Roma.
La mattinata si è conclusa con due interventi più scientifici da parte di due dottori di ricerca formatisi a Pisa, che hanno raccontato il proprio lavoro e come la preparazione acquisita durante il dottorato sia stata loro di fondamentale utilità. Il primo è stato tenuto da Catuscia Palamidessi, direttrice di ricerca all’Ècole Polytechnique di Parigi, che ha presentato i problemi aperti nell’area della sicu¬rezza dei sistemi informatici e gli strumenti per contrastare l’uso fraudolento di dati e procedure riservati. Poi Corrado Priami, fondatore e direttore del Microsoft Research - University of Trento Centre for Computational and Systems Biology, primo al mondo nel suo genere, ha illustrato come teorie, tecniche e strumenti informatici comincino a fornire metodi formali per la descrizione e la simulazione di sistemi biologici, favorendo lo sviluppo delle conoscenze nelle scienze della vita e, contemporaneamente, dei linguaggi di programmazione e di nuovi sistemi di calcolo.
Nel pomeriggio si sono tenute due tavole rotonde che hanno tracciato la situazione dei dottorati di ricerca in Italia, e a Pisa in particolare: Francesco Pegoraro (direttore della Scuola di eccellenza Galileo Galilei) ha ripercorso il progressivo inaridimento dei fondi per i dottorati della scuola, mentre Margherita Galbiati (prorettore per la ricerca) ha sottolineato come tutta la nostra università abbia subito tagli cosí consistenti da rischiare un declassamento. Federico Gelli (vice-Presidente della Regione Toscana) e Mario Campolargo (direttore Emerging Technologies & Infrastructures, della Commissione Europea) hanno delineato i contributi all’alta formazione e alla ricerca offerti dai rispettivi governi e le prospettive future. La seconda tavola rotonda è stata moderata da Marco Cattaneo, direttore di “Le Scienze”, ed è stata dedicata al tema del ruolo dei dottori di ricerca nell’in¬novazione e nello sviluppo. Al dibattito non sono mancate voci originali e la discussione si è animata.
Enrico Santarelli (docente di politica economica e membro dell’Osservatorio della ricerca dell’Uni¬versità di Bologna), ad esempio, non si è detto affatto stupito dello scarso sostegno del privato alla formazione dei dottori di ricerca, dal momento che la nostra economia, a differenza di quella di altri paesi europei, si regge soprattutto sulle piccole imprese, che hanno ovvie difficoltà a investire in ricerca e sviluppo e altrettante ovvie ragioni per non apprezzare la formazione superiore di un dottorato. Una soluzione potrebbe essere quella di stimolare la crescita di spin off e incoraggiare l’iniziativa personale. Enrico Dameri (presidente e amministratore delegato List) ha poi parlato dal punto di vista di un’azienda che fa innovazione: il dottorato, ha detto, faceva concorrenza al privato nell’attirare i neolaureati migliori, poi il mercato universitario e dei centri di ricerca si è saturato, ma la formazione offerta dalle scuole di dottorato è rimasta la stessa. Adesso i neodottori che si rivolgono all’industria sono delusi e demotivati e lo fanno per mancanza di alternative. Inoltre, non tutti sono davvero tanto bravi da meritare una posizione di particolare attenzione all’interno di un’azienda, ma tutti sono cinque anni più vecchi di un neolaureato. Franco Patini (consigliere di Assinform e Confindustria servizi innovativi per le competenze professionali) ha sottolineato la gravità della crisi in atto e la difficoltà, nel nostro paese, di fare programmi a lungo termine, quindi anche di apprezzare le professionalità di profilo più elevato. Infine Luciano Modica, ex rettore della nostra Università e oggi responsabile università per il Partito Democratico, ha individuato alcuni dei punti critici nella vita dei dottorati in Italia. Ha ricordato che sono nati quando avevamo un’università che produceva laureati di altissimo livello, ma in numero limitato, e non forniva un titolo superiore alla laurea. In particolare, ha sottolineato i difetti della politica, che non è ancora riuscita a studiare specifici sgravi fiscali per l’assunzione dei nostri dottori di ricerca. (p.d.)