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Università a Pisa
Storia e identità in anni difficili

Con il convegno “Le vie della libertà. Maestri e discepoli nel laboratorio pisano (1938–1943)” la ricostruzione storiografica di un periodo importante, se non cruciale, della storia universitaria pisana, ha fatto un consistente passo in avanti. In sedute itineranti traUniversità, Scuola Normale e Scuola S. Anna, le tre sedi universitarie che costituiscono il sistema universitario pisano, i lavori del convegno hanno raccolto contributi di studiosi, pisani e non, e le testimonianze di protagonisti di allora. Nei vari approfondimenti, il convegno ha conseguito risultati convergenti e condivisi e nello stesso tempo ha saputo individuare le specificità di ogni singola nuova acquisizione del sistema universitario nel periodo che va dai primi anni Trenta alla seconda guerra mondiale. Sicuramente l’esperienza del Collegio Mussolini per le Scienze Corporative (insieme al Collegio Nazionale Medico) è uscita infine da quel conod’ombra storiografico che aveva in anni passati impedito di apprezzare il peso, e il carattere innovativo, di quella istituzione, attivata sotto l’egida della Scuola Normale, tra il 1931 e il 1932.

Pisa come città universitaria era stata infatti sede di un progetto consapevolmente abbracciato e coerentemente, almeno agli inizi, perseguito – e cioè la sperimentazione, in un Ateneo di lunghissime tradizioni, del modello di una istruzione universitaria misurata sulle esigenze del regime fascista. Un progetto non episodico, o settoriale, che riservava all’Ateneo anche cospicui investimenti edilizi e significativi finanziamenti. Anima di questo progetto erano due personalità di notevole rilevanza del mondo culturale e del mondo politico, Giovanni Gentile e Giuseppe Bottai, personalità attive e capaci di larga progettualità. Il convegno ha saputo cogliere in modo assai significativo come poi questi ambiziosi progetti si realizzassero e quale fosse lo scarto tra intenzioni e risultati. Perché da Università, Scuola Normale e Collegio di Scienze Corporative, è uscita una parte non secondaria di classe dirigente dell’Italia democratica; e se i percorsi hanno dovuto attraversare la grande tragedia nazionale della entrata in guerra, la formazione era stata quella delle università e dei collegi pisani. L’Ateneo così fortemente investito da una politica di omologazione al fascismo, che nel 1938 imporrà le leggi razziali e con esse l’allontanamentodi un numero non piccolo di docenti, diventerà invece terreno di fronda di minoranze che renderanno sempre più caratterizzata la propria posizione antifascista;ma i percorsi saranno diversi tra Scuola Normale (dove si avverte sempre l’influenza di Aldo Capitini, già allontanato per non aver voluto prendere la tesseradel Pnf, o la presenza caratterizzante di Guido Calogero) e il suo dirimpettaio di Piazza dei Cavalieri, il “Mussolini”, che da vivaio delle giovani intelligenzecorporative si trasforma in punto di partenza di biografie politiche e professionali che avranno il loro peso nella guerra di Liberazione e nell’Italia democraticadel dopoguerra.

Gli organizzatori del convegno hanno deciso di dare spazio alle testimonianze di alcuni di questi. L’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, impossibilitato a presenziare, ha voluto rilasciare una intervista apparsa proprio il primo giorno dei lavori. Altri hanno portato testimonianze che sono suonate fortemente evocative di un clima e di una tensione etico–politica straordinaria. Raimondo Ricci e Emilio Rosini, due dei testimoni, hanno anche avuto un ruolo fondamentale nel concepire e poiprogettare il convegno. Raimondo Ricci, uno degli studenti del “Mussolini”, deportato in campo di concentramento, sfuggito al plotone di esecuzione tedesco,oggi presidente dell’Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, con la sua tenacia nel tessere la tela che ha portato dopo quasi due anni al convegno, ci ha trasmesso il senso alto di quella che era stata la sua esperienza e la sua formazione nella nostra Università. In questo senso ilconvegno, oltre a conseguire gli obiettivi più specificatamente storiografici, ha focalizzato – merito non secondario – con grande efficacia anche elementi che sono parte della tradizione identitaria di questo Ateneo. E che hanno lasciato giacimenti culturali di notevole importanza, come la Biblioteca della Scuoladi Scienze Corporative, all’epoca una delle più fornite sui temi dell’economia internazionale, del diritto e del pensiero politico, adesso purtroppo divisa in varie sedi.

Paolo Pezzino ha coordinato, pur non essendo tra i relatori, il comitato scientifico del convegno e ha dato un apporto fondamentale alla riuscita dello stesso. Andrea Mariuzzo, uno dei relatori, ha svolto compiti organizzativi e sta curando la pubblicazione degli Atti, prevista a breve per i tipi di Carocci.

Mauro Stampacchia
docente di Storia contemporanea
stampacchia@sp.unipi.it