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Il 5 per mille per sostenere la ricerca e l'università
Anche l’Ateneo pisano interessato dalla nuova normativa

Il 9 marzo scorso la Conferenza dei Rettori ha promosso una giornata informativa per sensibilizzare i contribuenti sulla possibilità di devolvere, in sede di presentazione della modulistica fiscale per il 2005, il 5 per mille del proprio debito di imposta IRPEF alla ricerca scientifica e all’università, senza oneri aggiuntivi. “Destinare la quota del 5 per mille a un ateneo - ha scritto la CRUI - non significa solo dare un aiuto concreto al settore della ricerca, che mai come in questi anni necessita di un segnale collettivo forte in grado di valorizzarla nel contesto europeo e internazionale. Significa soprattutto investire nelle nuove generazioni, che rappresentano la linfa vitale della ricerca e credere nel futuro della scienza, dell’università e del Paese”. L’Università di Pisa, insieme alla Normale e alla Sant’Anna, ha aderito a questa iniziativa organizzando un incontro del prorettore per la Ricerca, Margherita Galbiati, con la stampa. Riportiamo su Athenet l’intervento del prorettore.

laboratorio di ricerca

L’Università di Pisa ha raccolto l’invito che la CRUI ha rivolto a tutti gli atenei italiani perché nella giornata di oggi, 9 marzo, vengano organizzate conferenze stampa per sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo centrale della ricerca universitaria per il nostro Paese, e sull’opportunità, stabilita da questo anno nella Finanziaria, di devolvere il 5 per mille dell’Irpef dovuta al momento della presentazione delle dichiarazioni fiscali a sostegno della ricerca. Siamo anche felici di poter presentare questa iniziativa insieme alla Scuola Normale e alla Scuola Sant’Anna, a ulteriore conferma della solidità del sistema universitario pisano e del comune impegno di valorizzazione della ricerca.

Come è già stato illustrato dagli organi di stampa, il provvedimento della Finanziaria 2006 riguarda quattro aree: organizzazioni no profit, università e enti di ricerca, ricerca sanitaria e iniziative sociali dei comuni. Il contribuente potrà indicare il settore generico o la specifica struttura ai quali desidera che sia devoluto il 5 per mille delle sue imposte.

Al di là di una stima sulle cifre in gioco, comunque consistenti, e al di là dell’altissimo numero di associazioni che hanno richiesto di essere inserite nella lista - solo nella città di Pisa sono 86 e in tutta Italia più di 29.000 e oltre 8.000 comuni - occorre dare rilievo a questa opportunità perché è sempre più importante che venga riconosciuto il ruolo della ricerca ed in particolare della ricerca universitaria per lo sviluppo del Paese. Fare appello al cittadino certo non risolve i problemi strutturali dei finanziamenti agli atenei e alla ricerca in generale, ma può contribuire a diffondere una sempre maggiore consapevolezza sull’importanza della ricerca e sul fatto che investire nella ricerca vuole dire investire nel futuro del Paese.

I risultati della ricerca entrano oggi sempre più rapidamente nella vita quotidiana di tutti noi. E questo riguarda tutto il complesso degli studi che si svolgono nei nostri atenei, dalla tutela e approfondimento del nostro patrimonio culturale alla più raffinata tecnologia, dalla maggiore astrazione della matematica alle delicatissime ricerche biotecnologiche e biomediche. Grazie anche a una maggiore conoscenza diffusa e a una maggiore informazione da parte degli organi di stampa, l’impatto che la ricerca ha nella vita dei nostri tempi è sempre più sentito a livello di pubblica opinione. Ciò è evidentemente positivo, ma ha portato nello stesso tempo a una certa diffidenza da parte del cittadino comune rispetto agli sviluppi possibili degli studi, specie nelle aree più sensibili, diffidenza anche rispetto alla capacità degli scienziati di lavorare con responsabilità e lungimiranza.

I ricercatori e le università devono quindi recuperare la fiducia della società. Questa iniziativa può essere anche un’occasione perché gli atenei si aprano maggiormente all’esterno, si facciano carico di presentarsi e di presentare i risultati della loro ricerca, per cercare di superare pregiudizi e cattive informazioni.

Tornando dunque all’opportunità che ci si presenta, è bene evidenziarne gli aspetti positivi, ma anche sottolineare che la vita dell’università pubblica non deve dipendere dall’aleatorietà di questo metodo di finanziamento. Bene dunque al 5 per mille, ma ribadiamo la necessità che la ricerca e in particolare la ricerca universitaria sia una priorità nelle scelte e negli investimenti del nostro Paese. Per questo, non possiamo non essere estremamente preoccupati di fronte alla prospettiva purtroppo concreta che vengano diminuiti i finanziamenti previsti nel Fondo di Finanziamento Ordinario delle università.

Non è chiara la stima dei risultati di questa iniziativa, che secondo alcune valutazioni giornalistiche potrebbe portare a livello nazionale una somma, per tutte le aree di intervento, di circa 650 milioni di Euro e a livello pisano una cifra compresa tra 1,5 e 2 milioni di Euro. La qualità della ricerca italiana è alta: solo pochi giorni fa abbiamo visto i risultati di una valutazione della ricerca del CIVR che posiziona il nostro Ateneo ai massimi livelli e, aggiungo, che vede il sistema universitario pisano superare nel suo complesso poli universitari qualificati come, ad esempio, Milano. Si tratta solo di una conferma del nostro pieno inserimento nella comunità scientifica internazionale, che ci stimola a non fermarci e ad andare ancora più avanti. Per mantenere questi standard e anzi per migliorarli ancora sono necessari, per l’Università di Pisa come per tutti gli atenei italiani, finanziamenti rilevanti e costanti nel tempo che permettano l’apporto forte dei giovani, con il loro entusiasmo, la loro energia e la loro capacità creativa. Le università stanno invecchiando e, nonostante gli sforzi fatti, molto di più può e deve essere fatto. Quanto arriverà alle università dal 5 per mille sarà probabilmente una goccia rispetto alle esigenze di una ricerca che vuole continuare ad essere eccellente, ma è comunque un’occasione che deve essere colta.

Venendo poi alle iniziative che l’Università di Pisa ha in programma nelle prossime settimane su questo tema, vogliamo fare soprattutto appello al senso di appartenenza dei nostri studenti ed ex studenti. Sappiamo tutti che la comunità studentesca pisana, anche grazie al nostro sistema, è di origine geografica molto variegata e che spesso la permanenza a Pisa per gli studi resta un ricordo positivo per tanti giovani che vengono da lontano. Lo vediamo quando invitiamo i nostri laureati alle cerimonie delle “Nozze d’oro e d’argento” con la laurea. Faremo certamente appello a tutti loro, come alle famiglie dei nostri attuali studenti, ai docenti e al personale tecnicoamministrativo, attraverso i vari canali di comunicazione che abbiamo a disposizione e a maggio organizzeremo una giornata nella quale l’Università si aprirà alla città, più ancora di quanto adesso sia, con una serie di conferenze e di presentazioni della ricerca che si svolge nei nostri studi e nei nostri laboratori. Siamo certi che la città saprà rispondere in modo massiccio a questo invito.

Margherita Galbiati
prorettore per la Ricerca m.galbiati@unipi.it