Inaugurazione dell'anno accademico 2003-2004

Venerdì 30 gennaio nell'Aula Magna Nuova del Palazzo "La Sapienza" è stato inaugurato l'anno accademico 2003-2004, il 660° dalla fondazione dell'Università di Pisa.

Ecco il discorso inaugurale pronunciato dal rettore, Marco Pasquali.

I.

Magnifico Rettore Tosi, Presidente della CRUI; autorità civili e militari; cari colleghi; studenti dei differenti Corsi e dei diversi livelli; membri del personale tecnico e amministrativo; signore e signori

I.1.

sono trascorsi quasi dieci anni da quella cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico che per l'Università di Pisa ha costituito anche il momento accademicamente più solenne delle celebrazioni del 650° anniversario della sua fondazione. A quella cerimonia parteciparono Rettori di moltissime Università, appartenenti a un ambito culturale e geografico più esteso di quello che è definito oggi dall'area dell'euro e più ampio di quello che si rappresenta per ora nell'Unione Europea. Di quella cerimonia, e dei convegni e degli incontri che la prepararono -- numerosi tra voi ricorderanno -- , la cornice era stata definita così: "La responsabilità europea delle Università".

Dei tanti eventi succedutisi da quell'autunno del 1994, nel mondo, in Europa, in Italia -- alcuni positivi per noi; molti drammatici, o addirittura tragici -- non farò naturalmente menzione, mancando il tempo per parlarne con un minimo di ponderazione storica e politica. Due cose credo che si possano asserire senza ombra di dubbio o tema di smentita. Le Università italiane e l'Università di Pisa non sono venute meno al proprio impegno europeistico e non hanno cessato di partecipare fattivamente alla costruzione di uno spazio europeo della cultura, della scienza e della tecnologia. Le Università italiane e l'Università di Pisa non sono venute meno alle proprie responsabilità, e al proprio senso di responsabilità, come istituzioni pubbliche di alta formazione e di qualificata ricerca.

Muovevamo allora i primi passi nella dimensione dell'autonomia. Ci accingiamo a conferire, tra breve, i primi diplomi di laurea specialistica. Soltanto un grande senso di responsabilità e un sentimento forte e diffuso di appartenenza all'istituzione hanno permesso di applicare una riforma degli ordinamenti didattici alla cui realizzazione, dalle origini, non è stata sostanzialmente destinata alcuna risorsa nuova e specifica; la cui intenzione positiva -- accrescere il numero di laureati nel nostro paese e diminuire i tempi necessari per il conseguimento della laurea -- non poteva celare l'estraneità di gran parte della sua architettura alla nostra tradizione e ai suoi migliori risultati; il cui potenziale di livellamento di gran parte degli studi universitari e le cui contraddizioni -- come per esempio la volontà di promuovere una cultura della concorrenza mentre si definivano, in pari tempo, a priori e dall'alto sedi di "eccellenza" -- erano e sono presenti alla mente di tutti.

La responsabilità cui mi riferisco è nozione più comprensiva di quella di una semplice accountability, economica e finanziaria, con la quale viene talora confusa.

La responsabilità cui mi riferisco è consapevolezza, per esempio, di una natura e di una missione che si sono venute definendo storicamente: natura e missione per le quali la comunità nazionale e internazionale si attendono dalle Università una formazione culturale e professionale delle nuove generazioni tali da renderle capaci non solo di entrare nel mercato della forza lavoro, ma anche di restarvi, in presenza dei rapidi e tumultuosi mutamenti che caratterizzano l'economia e la società contemporanee. Di restarvi perché sorrette da capacità critiche e abilità innovative; e di restarvi sostenute, inoltre, da un forte senso dell'etica pubblica e dell'etica delle professioni.

La responsabilità cui mi riferisco è consapevolezza, per esempio, che valutazione ed autovalutazione dell'uso delle risorse, e dei risultati conseguiti nella ricerca fondamentale e applicativa, non hanno per interlocutore piccole comunità autoreferenziali, ma la comunità scientifica internazionale.

La responsabilità cui mi riferisco è traduzione di queste e di simili consapevolezze in prassi.

Le responsabilità, cui non sono venute meno, e il senso di responsabilità, che non hanno dimesso, legittimano e spiegano la scelta che le Università italiane e l'Università di Pisa hanno fatto, di rendere manifeste ad un pubblico sempre più vasto le condizioni nelle quali si sono trovate ad operare negli ultimi anni e negli ultimi mesi: la scelta di dichiarare non solo al proprio pubblico particolare -- agli studenti e alle loro famiglie, ai professori e ai ricercatori, ai giovani che apprendono l'arte dell'insegnamento e della ricerca, al personale tecnico e amministrativo dei rettorati, delle facoltà, dei dipartimenti, delle cliniche, dei laboratori, delle biblioteche -- , ma all'intero paese la propria preoccupazione circa la possibilità di portare a un efficace compimento la riforma degli ordinamenti didattici universitari, dalle lauree di primo livello ai Dottorati; circa la trascinata condizione di incerto mutamento dei loro presupposti nelle scuole secondarie; circa il declino di numerosi settori industriali; circa l'esiguità delle risorse, finanziarie e strutturali, destinate alla ricerca fondamentale, alle applicazioni della ricerca e allo sviluppo.

Le responsabilità, cui non siamo venuti meno, e il senso di responsabilità, che non abbiamo dimesso -- o anche, e per esempio, la considerazione delle notevoli somme che le Università italiane e l'Università di Pisa hanno nonostante tutto ottenuto per le proprie attività di mobilità e di ricerca dall'Unione Europea -- mostrano come per la grande maggioranza degli universitari la professione abbia continuato e continui ad essere, weberianamente, una Beruf, una vocazione.

Sono tale responsabilità e tale considerazione, o considerazioni simili a questa, che ci lasciano tante volte dubbiosi dinnanzi ai poco meditati inviti, che si rincorrono sulla stampa, ad importare "modelli", talora reali, talora soltanto immaginari: dei quali sono più facilmente tratteggiati schemi di flessibilità e lineamenti di governance, che non la fondamentale caratteristica degli enormi, fiduciosi, investimenti nella ricerca scientifica e nel "capitale umano" che la può realizzare. Un atteggiamento dubitoso che, del resto, è semplicemente ovvio per chi non abbia deciso di lasciarsi abbacinare dalla pura immaginazione di "una Università rampante in un mercato inesistente", come invita a riflettere Piero Ignazi nell'ultimo Domenicale de "Il Sole - 24 Ore" .

A "modelli" diversi sono sottesi diversi presupposti: istituzionali, sociali, economici. Non per un passatistico attaccamento ad astratti 'valori', ma per la coscienza che hanno di questo dato di fatto, le Università italiane e l'Università di Pisa sono oggi gelose custodi del bene più prezioso che sia stato loro concesso nello scorso decennio, un bene che è diventato un compito faticosamente appreso e faticosamente praticato: quello dell'autonomia.

I.2.

L'autonomia è un principio internazionalmente riconosciuto, dalla ormai storica conferenza di Bologna, che ha individuato nelle Università i soggetti del costante adeguamento del sistema dell'istruzione superiore e della ricerca all'evolversi dei bisogni e delle esigenze della "società della conoscenza".

Una mozione votata dal nostro Senato Accademico soltanto tre giorni fa, in merito al testo del disegno di Legge delega sul "riordino dello stato giuridico e del reclutamento dei professori universitari", approvato dal Consiglio dei Ministri il 16/01/2004, ribadisce il principio dell'autonomia e la necessità che il potere esecutivo e legislativo identifichino nelle Università degli effettivi interlocutori.

Autonomia significa capacità delle Università di gestire gli spazi di autogoverno istituzionalmente riconosciuti, di darsi obiettivi scientifici e didattici, di realizzare forme organizzative e modalità gestionali rispondenti a quel ruolo di comunità del sapere che sono chiamate a interpretare nello sviluppo socio-economico del territorio sul quale insistono, del Paese nel quale operano, dell'Europa nella quale si riconoscono.

In quanto capacità di dare a se stessi norme e principi di comportamento, autonomia significa anche capacità di aderire a tali norme e principi e di farli valere all'interno di un quadro di compatibilità e di vincolo di bilancio.

I limiti e i vincoli di bilancio che anche la Legge finanziaria per il 2004 ha posto alle Università continuano ad essere rilevanti e hanno condizionato la struttura del bilancio di previsione 2004 anche del nostro Ateneo.

Di questo bilancio ho illustrato i tratti salienti in una "Lettera del Rettore" che ho recentemente inviato al personale docente e tecnico-amministrativo.

Posso e voglio aggiungere qui che i vincitori di concorso di ricercatore hanno preso servizio a partire dal 1° gennaio di quest'anno.

Sono naturalmente consapevole che ciò risponde solo in parte alla capacità e alla volontà delle Facoltà e dei Dipartimenti di procedere nella programmazione del proprio sviluppo e del proprio rinnovamento in termini di risorse umane; voglio dire 1) in termini di effettiva chiamata di colleghi risultati idonei in valutazioni comparative, che sono state valutazioni pur sempre su scala per lo meno nazionale e basate su titoli di produzione scientifica; 2) in termini di effettiva messa a concorso di posizioni per le quali le Facoltà e i Dipartimenti hanno ravvisato una necessità scientifica e didattica.

Posso e voglio aggiungere qui che, con la collaborazione del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione, farò nei prossimi mesi tutto il possibile affinché trovino soddisfazione le legittime aspettative dei colleghi e le giuste aspirazioni delle Facoltà e dei Dipartimenti.

II.

Come ricorderete, ho posto il tema della Ricerca al centro del mio programma di lavoro come Rettore dell'Università di Pisa. Ed ho più volte avuto occasione di rammentare come una buona didattica universitaria sia impensabile senza una buona ricerca; la quale, per ciò che di casuale e di inatteso la caratterizza, è capace di suscitare curiosità ed entusiasmo negli studenti e di contribuire anche per ciò alla "società della conoscenza".

II.1

L'Università di Pisa ha mantenuto quest'anno l'impegno finanziario per il sostegno della ricerca istituzionale, stanziando 7 milioni di euro per la ricerca di Ateneo e per il cofinanziamento dei Progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN). In questo ambito, la sperimentazione di un nuovo modo di assicurare il cofinanziamento avviata nel 2003 ha dato dei buoni risultati: per la prima volta lo stanziamento è stato interamente assegnato ai progetti vincitori. I nostri docenti sono perfettamente inseriti nella ricerca nazionale, anche se spesso preferiscono non esserne i coordinatori. Siamo comunque sempre nei primi posti della graduatoria delle Università, basata sui finanziamenti ottenuti dai progetti coordinati. Il finanziamento ministeriale assegnato alle unità del nostro Ateneo è pari al 5,3% del finanziamento complessivo stanziato dal Ministero, la più alta da quando sono iniziati i PRIN.

Riscuotiamo anche un notevole successo con i progetti FIRB. Sono stati approvati 28 su 48 progetti autonomi e 19 su 27 progetti negoziali. I finanziamenti ottenuti ammontano a più di 4.300.000 euro.
È stato inoltre scelto, tra 93 progetti presentati, il centro di eccellenza pisano ENDOCAS (Chirurgia assistita dal calcolatore).

Per quanto riguarda la ricerca europea l'Ateneo ha deciso di incoraggiare i propri docenti a partecipare ai progetti del VI programma quadro, fornendo loro un sostegno per le spese derivanti dalla predisposizione delle proposte e, tramite l'ufficio ricerca, un appoggio informativo e di consulenza.

Il quadro dell'offerta di alta formazione dell'Ateneo -- a livello dottorale -- si è mantenuto essenzialmente stabile e corrispondente ai criteri determinati al momento della riforma del Dottorato e ai criteri per la determinazione dei finanziamenti ministeriali. Ciò emerge anche dalla relazione del Nucleo di Valutazione Interna e da quella del Comitato Nazionale di Valutazione, che cita l'Università di Pisa tra le poche (20) Università che hanno presentato una relazione esauriente in merito. Inoltre, nel rapporto del Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario molte delle impostazioni strutturali che l'Ateneo ha voluto dare al Dottorato sono riprese e addirittura indicate come linee esemplari.

Il nostro impegno in termini finanziari a sostegno dei Dottorati è sicuramente cresciuto, ma dovremo cercare di incrementarlo ulteriormente, anche nella forma che illustrerò più avanti.

II.2

In considerazione dello stretto rapporto tra Università, società ed economia in ambito nazionale e transnazionale, il nostro Ateneo si sta sempre più impegnando anche nella valorizzazione e nel trasferimento dei risultati della ricerca dal mondo scientifico a quello delle imprese.

Abbiamo compiuto dei passi avanti nella brevettazione, potenziando il personale amministrativo a questo dedicato, accrescendo il numero dei componenti di una specifica Commissione e definendo un nuovo Regolamento (dicembre 2003). Al momento attuale abbiamo raggiunto un portafoglio di ben 14 brevetti. A breve sarà anche disponibile il volume "Inventare e brevettare all'Università".

Anche la nascita di imprese originate dall'attività della nostra ricerca (spin-off accademici) ha compiuto dei passi in avanti: lo scorso dicembre è stato ufficializzato il primo spin-off, che scaturisce da un nostro brevetto e che riguarda la produzione di perle nere nel territorio pisano. Inoltre, sono al vaglio della Commissione circa 10 richieste di spin-off. L'Ateneo è anche impegnato a sostenere la nascita di tali imprese con attività di consulenza e mettendo a disposizione l'uso di locali e attrezzature.

L'Università di Pisa partecipa attivamente alla creazione di incubatori per le nostre neo-imprese hi-tech, al Network per la valorizzazione della ricerca universitaria, alla promozione dei rapporti tra laureati/laureandi con imprese e associazioni industriali, alla stipula di nuove convenzioni (es. "convenzione SABA") e a tante altre iniziative, delle quali vorrei citare i due recenti convegni "Tutela la tua idea" e "Difendi il tuo lavoro" dell'ottobre 2003.

Dobbiamo continuare in questa direzione perché l'Università ha un ruolo essenziale nella promozione della scoperta e nella produzione della ricerca fondamentale, che è alla base delle nuove tecnologie e in questo senso è uno dei motori della crescita economica e una delle guide all'ingresso delle nuove generazioni all'attività lavorativa.

II.3

Il nostro Ateneo dispone già di uno strumento per la diffusione in rete delle informazioni relative alle nostre ricerche -- PROMETEO (www.unipi.it/prometeo) -- , strumento che si rivolge a tutti: studenti, professori e ricercatori, Enti, imprese, associazioni, in breve a chiunque voglia sapere "che cosa si fa" all'Università di Pisa.

Al momento attuale più di 400 attività e progetti di ricerca vi sono rappresentati. Il mio obiettivo è ora quello di dare una maggiore visibilità alle nostre ricerche singole e individuali anche quando costituiscano contributi ad attività di ricerca di gruppo, in modo che Prometeo diventi, col tempo, il data base on line -- del quale sarà tra poco disponibile anche la versione in inglese -- di tutta l'attività di ricerca, nelle sue diverse forme, che effettivamente si compie nella nostra Università. Invierò tra qualche giorno una lettera che definisce le informazioni significative in rapporto allo scopo che ho appena indicato.

Per dare ulteriore visibilità alle competenze, ai progetti e alle idee che fervono in un Ateneo come il nostro, inoltre, potrà essere utile organizzare delle "giornate tematiche", momenti di incontro di interesse culturale comune, che avrebbero come conseguenza anche una intensificazione del senso di appartenenza all'istituzione. "Giornate" di questo genere permetteranno di evidenziare le collaborazioni in atto tra il nostro Ateneo e altre Istituzioni universitarie e di ricerca nazionali e internazionali, oltre che portare alla luce importanti relazioni interdisciplinari.

Con finalità analoghe stiamo studiando la possibilità di riunire in una o in alcune giornate la cerimonia di conferimento dei titoli di Dottore di Ricerca; mentre non è forse esaurito il lavoro di ridefinizione di alcuni dei nostri Dottorati, nel senso di una loro eventuale e volontaria riunione in "Scuole", che potrebbero magari adeguare la propria denominazione a denominazioni più universalmente diffuse, come suggerito dal Comitato Nazionale per Valutazione del Sistema Universitario.

La produzione scientifica degli universitari pisani è naturalmente rappresentata, in primo luogo, nella produzione editoriale, in libri e riviste. Una produzione editoriale che è nazionale e internazionale ed anche pisana. Degli editori che operano a Pisa, è ovvio che io ricordi qui in particolare la nostra PLUS, che vanta un catalogo di circa 150 titoli, 11 riviste e più di 4.000 abbonamenti. I volumi relativi alla manualistica sono circa 30, spaziano in tutte le discipline scientifiche e sono adottati non solo nei principali corsi del nostro Ateneo, ma anche presso numerose sedi universitarie del resto d'Italia.

III.

Oggi più che mai l'orizzonte dell'internazionalizzazione appare imprescindibile per vivere il presente e progettare il futuro della nostra Università.

III.1.

È giusto osservare -- in merito all'argomento che, con espressione ormai invalsa, è chiamato "fuga dei cervelli" -- che i nostri giovani che si recano all'estero sono in genere molto apprezzati già a livello di normali Corsi di studio e si inseriscono con grande facilità anche nelle Istituzioni di ricerca di maggiore prestigio. Questo significa che il livello di preparazione dei laureati italiani è normalmente alto. Deve essere una delle nostre priorità quella di mantenerlo e di migliorarlo ulteriormente.

Anche l'Università di Pisa si è impegnata nella partecipazione al programma ministeriale "rientro dei cervelli", avendo al momento attuale dieci contratti attivi, tre proposte di contratto approvate e quattro proposte sottoposte all'approvazione della Commissione ministeriale.

III.2.

Ma ciò che più importa in questa sede è sottolineare che l'istituzione di stabili e durature relazioni internazionali rappresenta un'importante caratteristica del nostro Ateneo, il quale da anni viene realizzando una propria politica di rapporti internazionali come politica di Ateneo. L'Università di Pisa non è dunque impreparata di fronte alle linee contenute nel piano triennale del MIUR per il 2004-2006, il quale indica, tra l'altro, l'obiettivo di "potenziare l'alta formazione attraverso il sostegno alla costituzione di reti di Corsi di studio di secondo livello, direttamente correlata alla sperimentazione di scuole di Dottorato di ricerca, in coerenza con le linee di ricerca di interesse nazionale, realizzate da Università italiane anche in convenzione con altre Università, Istituti scientifici, Enti pubblici e privati e imprese, italiani e stranieri".
L'Università di Pisa, avvalendosi soprattutto dello strumento delle Convenzioni di cooperazione interuniversitaria internazionale, ha in atto un non piccolo numero di accordi di Ateneo (al momento ci avviciniamo a 60) con istituzioni universitarie di quasi tutti i paesi, senza limitazioni di ambiti disciplinari.

È naturalmente molto importante evitare che le Convenzioni stesse, anziché una base di sviluppo e di ampliamento per più ampie e articolate collaborazioni interuniversitarie, finiscano per assumere il carattere di 'monocolture' specifiche.

Sarà di qui innanzi caratteristica della nostra politica di Ateneo avvalerci delle Convenzioni non soltanto per la realizzazione dei protocolli scientifici per i quali sono state (e potranno essere) stipulate in un primo momento, ma anche per incrementare il numero dei nostri dottorandi provenienti dall'estero: definendo delle forme di incentivazione e degli adeguamenti nell'entità delle borse assegnate a questi dottorandi.

III.3.

Una Università che voglia continuare a esercitare una considerevole attrattiva e a mantenere la sua capacità di reclutamento deve poter offrire ai propri studenti un certo grado di internazionalizzazione come parte del processo formativo, anche negli stadi che precedono il grado dottorale.
Da quando l'Unione Europea ha avviato i Programmi di Mobilità Studentesca Universitaria -- che hanno contribuito a creare il senso comune della cittadinanza europea e alcuni dei quali, come il progetto Pilota ECTS, hanno anche direttamente contribuito a conformare la recente riforma dei nostri ordinamenti didattici (per es. con l'adozione del sistema dei crediti) -- sono intervenuti, come ovvio, molti cambiamenti, tra i quali la stessa riforma che ho appena menzionato.

È dunque ragionevole pensare che anche il modo nel quale prospettiamo ai nostri studenti la possibilità di una esperienza internazionale debba essere per certi aspetti mutato e che debba conseguentemente essere mutata l'assegnazione delle risorse che destiniamo a tale scopo.

Gli ultimi dati definitivi dei quali disponiamo (2002) riguardo al programma Socrates per la mobilità degli studenti indicano un andamento faticoso: a fronte di 721 borse messe a disposizione nei bandi, le domande sono state 389, mentre la mobilità effettiva si è attestata sulle 275 unità in uscita e altrettante in entrata.
Pur tenendo conto dell'esiguità delle borse (che peraltro noi integriamo con un impegno finanziario non indifferente), i numeri non sono ancora soddisfacenti.

Non disponiamo ancora di dati relativi a un'esperienza sufficientemente lunga da poterci offrire delle basi di certezza verificata. Tuttavia, è da tempo nelle previsioni dei colleghi che si sono occupati con assiduità e continuità della mobilità internazionale degli studenti, nella nostra Università e in altre Università italiane ed europee, che il numero delle domande di mobilità internazionale non cresca, o anche diminuisca, relativamente, tra gli studenti iscritti al primo ciclo di studi.

Anche sotto il profilo degli obiettivi didattici, sarà dunque ragionevole incoraggiare di qui innanzi una esperienza di internazionalizzazione tra gli studenti più avanti nella preparazione e più determinati riguardo alla loro probabile futura collocazione professionale.

Nell'ambito della flessibilità di cui abbiamo facoltà e dell'autonomia di cui godiamo, promuoveremo l'adozione di un periodo di formazione presso Università o Istituti di Ricerca esteri (europei e anche non europei) come un tratto caratterizzante e addirittura statutario di certi Corsi di studio di secondo ciclo e, naturalmente, di alcuni almeno dei Dottorati.

Questa sarà una scelta qualificante per la nostra Università: una scelta che comporta, naturalmente, una riflessione e poi delle iniziative coerenti circa le caratteristiche che vogliamo che assumano gli elaborati o le prove di tesi per il conseguimento di questi due titoli.

III.4.

Relativamente all'internazionalizzazione dei Dottorati di Ricerca, se sono già relativamente numerosi i casi di Dottorato in correlazione (13 sono quelli attivi al momento), ancora scarsi sono i veri e propri curricula congiunti che sfociano in titoli comuni con Dottorati stranieri: è sulla istituzione di simili curricula che verterà ora il nostro maggiore impegno.

Ricordo alcuni dati relativi ai periodi di studio all'estero, sui quali ho già avuto occasione di soffermarmi nel mio discorso al Corpo Accademico del giugno 2003: nonostante tutti i corsi prevedano l'opzione e, qualche volta, anche l'obbligo di effettuare parte del percorso formativo all'estero, solo il 19% dei dottorandi rilevati vi si è recato effettivamente e solo il 13% vi ha soggiornato per un periodo superiore ad un mese.

A contribuire a questa forma di mancata internazionalizzazione non è forse estranea una considerazione di carattere economico. Specie nella sezione economico-giuridico-umanistica il numero di dottorandi senza borsa è assai elevato, spesso pari a quello dei dottorandi con borsa, e un soggiorno prolungato all'estero a proprie spese può risultare insostenibile.

Il presupposto dal quale muovere è rappresentato nei seguenti dati circa l'impegno dell'Ateneo in termini finanziari, cresciuto ulteriormente: l'Ateneo finanzia per il 2004 complessivamente 206 borse di Dottorato, contro le 170 finanziate per il 2000 e le 201 finanziate per il 2003.
Nello stesso tempo, la politica di istituzionalizzazione del Dottorato porterà nel 2005 a sviluppare la collaborazione con altre sedi italiane o straniere, dando seguito alla strategia dei Dottorati congiunti, inaugurata nel 2004 con tre Dottorati organizzati congiuntamente dai tre Atenei toscani.

Parallelamente, pur senza aver potuto aumentare, rispetto agli anni precedenti, il numero delle borse, l'Università di Pisa ha dato seguito alla politica di apertura ai candidati stranieri, ai quali sono attualmente riservate 8 borse, mentre altre 8 sono riservate a studenti stranieri dalla Scuola di Dottorato in ricerche di base Galileo Galilei.

La rilevanza dell'apertura ai candidati non italiani sarà qualificante e corrispondente, d'altra parte, alla costante crescita delle richieste di borse: le domande di ammissione sono passate da 42 nel 2002 -- anno nel quale sono state istituite -- a 83 nel 2003 e a più di 100 nel 2004.

III.5.

Naturalmente, quando consideriamo il tema dell'internazionalizzazione non dobbiamo avere riguardo esclusivamente ai nostri già esistenti studenti di Dottorato. È necessario provvedere a strumenti che ci permettano di aumentare notevolmente il numero di persone interessate a venire a Pisa per ultimare il loro più elevato grado di formazione.

L'Ateneo si è impegnato attivamente per l'apertura di un canale privilegiato con la Questura, per l'assistenza nelle pratiche di visti e soggiorni, mentre uno sforzo ulteriore è stato fatto per potenziare il 'Welcome Point' del Servizio Relazioni con il Pubblico.

Ma il vero problema da affrontare e da risolvere, come ho dichiarato nel mio programma per la candidatura a Rettore per il quadriennio 2002/2003 - 2005/2006, è quello degli alloggi.

Il programma edilizio approvato in sede di bilancio preventivo 2004 prevede l'attuazione, tramite project financing, di una foresteria/collegio dottorale che accolga dottorandi e professori visitatori: una assoluta necessità, perché si creino le condizioni per effettivi soggiorni di studio-ricerca presso il nostro Ateneo.

IV.

Ovviamente, una Università che concepisce l'internazionalizzazione come una delle caratteristiche necessarie per la propria esistenza presente e per il proprio sviluppo futuro non dimette e non trascura per questo i propri rapporti con il territorio nel quale è insediata, sia nel senso più stretto della città nella quale è sorta, sia nel senso più lato del proprio più ravvicinato bacino di utenza.

IV.1.

Parlando di città nella quale una Università è sorta, intendo significare non solo un contesto urbano nel quale sono inseriti gli edifici nei quali si svolgono le attività di ricerca e di insegnamento, ma anche un contesto urbano che tali edifici contribuiscono a disegnare.

Nel corso dell'anno appena trascorso, accanto alla prosecuzione di buona parte dei lavori e delle progettazioni precedentemente deliberate, sono state intraprese azioni di programmazione, migliorando il livello di interazione tra uffici e centri di spesa, per aumentare l'efficacia organizzativa di ciascuno dei tre aspetti edilizi qualificanti: la gestione del patrimonio edilizio, la manutenzione agli edifici esistenti e i lavori di ristrutturazioni, le nuove costruzioni.

In particolare, riguardo al patrimonio, una razionalizzazione nell'uso ha consentito una maggior disponibilità dello spazio didattico, valutabile in circa 600 posti aula; nelle manutenzioni particolare attenzione è stata dedicata all'abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici, al progressivo adeguamento degli ambienti alle prescrizioni antincendio e, infine, rispetto ai nuovi lavori, è stato dato nuovo impulso ai cantieri edili esistenti, ottenendo importanti risultati, come l'anticipata consegna delle aule del polo Porta Nuova (circa 1700 posti aula) in tempo per l'inizio del presente anno accademico, la conclusione dei lavori dell'edificio "E" del Polo Fibonacci e l'apertura della nuova Biblioteca di Antichistica.

Ci impegneremo inoltre a reperire le risorse economiche necessarie a realizzare, in tempi più rapidi di quelli consentiti dall'attuale bilancio, le opere edilizie previste dal piano triennale.

IV.2.

Parlando di rapporti con il territorio in un senso più generale, intendo significare che l'Università di Pisa si propone di consolidare e di ampliare le forme di collaborazione con le Istituzioni e con gli Enti locali, pubblici e privati, avviate e realizzate nel recente passato. Di tale genere di cooperazione rammenterò qui solo due casi, per la loro significatività complessiva e per la loro esemplarità.

Nell'anno accademico 2001/2002 è stato istituito il Corso di Laurea in Informatica Applicata della Facoltà di Scienze dell'Università di Pisa. I relativi insegnamenti sono impartiti presso il Polo Universitario "G. Marconi" di La Spezia.

Lo scopo del Corso di laurea è quello di formare informatici che abbiano specifiche conoscenze in ambito logistico, in particolare in quello della logistica portuale. Il Corso di laurea si caratterizza sia perché ben rapportato all'economia del territorio spezzino, sia perché la sua specificità lo rende potenziale polo di attrazione anche per studenti non residenti nell'area.

Il Corso di Laurea è finanziato dalla società Promostudi, che consorzia il Comune e la Provincia, la Camera di Commercio, l'Associazione Industriali della Spezia e la Fondazione "Cassa di Risparmio della Spezia". I docenti del corso afferiscono alle Università di Pisa e Genova, con una netta preminenza dei docenti del nostro Ateneo.

La collaborazione con gli Enti spezzini si è dimostrata molto proficua. La Promostudi e il nostro Ateneo hanno allo studio una convenzione per far sì che parte del budget di alcuni nostri docenti venga fornito dalla Promostudi stessa. I docenti si impegneranno a spostare la loro attività didattica istituzionale e parte della loro attività di ricerca presso il polo universitario della Spezia.
È ormai in fase di completamento l'istituzione della Scuola di alta specializzazione post-universitaria, "Istituto Lucchese per gli Alti Studi", in grado di rilasciare Master e Dottorati di ricerca all'insegna dell'innovazione tecnologica e produttiva. Alla sua realizzazione cooperano l'Università di Pisa, il Consorzio interuniversitario per gli studi di cui fanno parte la LUISS di Roma, il Politecnico di Milano e la Scuola S. Anna di Pisa, e la Fondazione lucchese per l'alta formazione che vede come soci promotori il Comune, la Provincia, la Camera di Commercio, l'Associazione Industriali e le Fondazioni bancarie della Cassa di Risparmio e della Banca del Monte di Lucca.

Voglio sottolineare che questa iniziativa non si concepisce e non deve essere concepita come la costruzione di un edificio conchiuso in se stesso, ma aperto, piuttosto, alla collaborazione con altre istituzioni, quando ciò risulti corrispondente al perseguimento dell'eccellenza e alla ricerca di ulteriori migliori competenze.

Quanto a rapporti con il territorio -- e con una utenza non soltanto, non limitatamente e non restrittivamente universitaria -- credo che un risultato importante da ricordare in questa sede sia poi la costituzione dell'Azienda Universitaria Ospedaliera Pisana, obiettivo che la nostra Università ha perseguito da tempi che precedono il mio rettorato.

Alla fine di aprile del 2002 è stato definitivamente approvato il Piano Sanitario Regionale 2002-2004, che reca in allegato il protocollo d'intesa Regione-Università toscane, concernente l'istituzione di Aziende Ospedaliere integrate con gli Atenei. In applicazione del Decreto Legislativo 517/1999, è stato elaborato e approvato dalla Regione Toscana l'Atto aziendale concernente la realtà pisana e, a cavallo tra gli anni 2003 e 2004, sono stati insediati i Direttori dei Dipartimenti ad Attività Integrata.

Il tipo di lavoro che è stato compiuto allo scopo può costituire un modello di collaborazione. Quello che è stato disegnato deve ora essere effettivamente realizzato. Ciò costituisce una sfida difficile, ma degna di essere affrontata, per l'importanza degli obiettivi: produrre nuovi modi di formazione, arricchire le potenzialità della ricerca garantendo una rapida applicazione delle sue acquisizioni sperimentali e, soprattutto, migliorare l'efficienza e la qualità delle prestazioni assistenziali.

V.

Tra gli obiettivi che mi sono proposto con il mio Rettorato vi è quello di migliorare il funzionamento delle strutture, pur in presenza delle note difficoltà, vale a dire: della quantità delle risorse umane disponibili e del blocco delle assunzioni, che nel 2003 si è ripetuto per il terzo anno consecutivo.

Alla fine del 2001 il personale tecnico-amministrativo in servizio era di 1750 unità; alla fine del 2004 il numero delle unità scenderà a 1630, con un decremento percentuale di circa il 7%.

La riorganizzazione dell'amministrazione centrale, avviata già con il precedente Rettorato, ha completato il proprio iter nel corso del 2003 e può considerarsi il primo risultato significativo delle azioni intraprese. Il loro compimento è stato reso possibile, tra l'altro, dall'impegno e dalle capacità del personale tecnico amministrativo.

Quando il personale sia percepito come un valore e considerato come una risorsa, le opportunità di ulteriore formazione e qualificazione professionale contribuiscono ad accrescere il senso di appartenenza e lo spirito di servizio.

Credo che lo sforzo finanziario sostenuto dall'Ateneo dal 2000 ad oggi per la mobilità verticale, che ha interessato 479 unità di personale ed è costato € 1.180.000, e per la formazione, che è costata € 846.000, sarà ricompensato e ci confermerà nella convinzione di aver adottato degli strumenti adeguati a sostenere i cambiamenti in atto.

VI.
Ho affermato in diverse circostanze e ripetuto in questa circostanza che una buona didattica universitaria è impensabile per noi al di fuori e separatamente da una buona ricerca scientifica. Ma la didattica e il rapporto dell'Università con i propri studenti devono poi essere, naturalmente, oggetto di riflessione e di iniziative specifiche.
VI.1.

L'Ateneo pisano si è fortemente impegnato a garantire il diritto allo studio attraverso una più stretta collaborazione con l'Azienda regionale per il diritto allo studio.

Venendo incontro ad una forte richiesta degli studenti è stato prolungato l'orario di apertura di alcune sale di studio e biblioteche ed è stato consentito agli specializzandi l'accesso alla mensa.

Stiamo inoltre dotando le biblioteche di ausili per ipovedenti: la prima biblioteca che sarà dotata di questi sostegni, ormai in fase di ultimazione, è quella di Matematica, Informatica, Fisica.

Ricordo ancora la convenzione con l'amministrazione carceraria per il polo universitario penitenziario che risponde alla finalità di promuovere opportunità formative per i detenuti: sono attualmente iscritte diciannove persone, a Corsi afferenti a otto facoltà.

VI.2.

L'Università di Pisa si è fattivamente impegnata nella realizzazione della riforma degli ordinamenti didattici. La quasi totalità delle lauree triennali è stata messa in opera nell'anno accademico 2001/2002 e la maggior parte degli studenti iscritti prima della riforma è passata dal vecchio al nuovo ordinamento. Anche le lauree specialistiche sono state istituite ed attivate fra lo scorso anno e quello attuale e presentano un'ampia e diversificata offerta formativa in tutte le discipline.

Il ventaglio dell'offerta formativa è poi stato ampliato con nuovi Corsi di studio, tra i quali desidero ricordare la laurea specialistica a ciclo unico in Ingegneria Edile e Architettura. Il corso è in fase di valutazione per il riconoscimento europeo, che permette l'abilitazione sia alla professione di ingegnere edile che a quella di architetto.

Probabilmente è ancora troppo presto per dare un'adeguata valutazione dei risultati della riforma degli ordinamenti didattici, sia in generale, sia nel nostro Ateneo. Possiamo fare comunque alcune considerazioni.
La riforma ha in certa misura modificato la percezione del ruolo dell'Università nel panorama nazionale. In particolare, l'introduzione delle nuove lauree triennali con il loro dichiarato (e condivisibile) scopo di aumentare la "produttività" delle Università in termini di minor numero di abbandoni e di durata "effettiva" dei Corsi di studio, ha alimentato l'erronea convinzione che l'Università debba diventare un "super liceo", almeno per quanto riguarda le lauree triennali.

L'Università di Pisa non condivide questa percezione, ma ritiene che sia proprio compito offrire una didattica universitaria nel primo come nel secondo livello della laurea, oltre che nelle scuole di Dottorato.

Per riaffermare la natura dell'istruzione universitaria, stiamo immaginando di istituire dei percorsi di eccellenza, curricula all'interno dei Corsi di laurea e di laurea specialistica, caratterizzati da un piano di studi più qualificato e più impegnativo rispetto al percorso normale.

Lo scopo sarebbe quello di dare evidenza, incoraggiare e favorire gli studenti migliori, rilasciando loro al momento della laurea un attestato di eccellenza, che possa servire a segnalarli per la carriera futura, sia che questa si svolga all'interno sia che questa si svolga all'esterno dell'Università.

In una delle sue ultime sedute, il Senato Accademico ha espresso la propria approvazione all'ipotesi e costituito a tal fine una Commissione di lavoro, con il compito di dare articolazione al progetto e di proporre soluzioni dettagliate.

VII.

L'Università di Pisa è una Università nel senso proprio dell'idea italiana di Università: una Research University, nella quale si fa attivamente molta ricerca, che è rivolta agli studenti, che è accessibile a moltissimi per via di tasse contenute, che concorre alla realizzazione del diritto alla formazione e conseguentemente del diritto al lavoro, e a un lavoro qualificato; una Università di media grandezza, ma di incidenza nazionale sotto il profilo della produzione scientifica e sotto il profilo del "bacino di utenza" studentesca.

Il mio impegno è che la nostra Università resti fedele alla sua natura e alla sua vocazione.

Subito dopo la mia elezione a Rettore dell'Università di Pisa, nel gennaio dell'anno scorso, ho inviato a tutti una lettera elettronica nella quale, mentre ringraziavo chi mi aveva votato per la fiducia accordatami, dichiaravo -- anche a chi aveva votato per altri candidati -- il proposito di essere Rettore di tutti e di tutto l'Ateneo.

Con la mia elezione si concludeva una campagna elettorale che aveva visto concorrere un numero non piccolo di candidati, partecipare una quota molto alta di elettori, proporsi una pluralità di progetti, rappresentarsi un pluralismo di idee e di valori: segni di una reale e forte consistenza democratica della nostra Università.

Di apporti e collaborazioni plurali abbiamo tanto più bisogno in un'epoca nella quale crescenti si fanno gli interventi dei Governi là dove, secondo le teorie e l'ideologia prevalenti, crescente dovrebbe essere la ritrazione degli Stati.

Per ciò, mentre rinnovo qui l'espressione del proposito che ho ricordato, rinnovo anche l'invito a tutte le componenti della nostra Università -- come singoli, come membri degli Organi di Governo e dei Consigli di autogoverno, come lavoratori che forniscono, e come studenti che fruiscono di, servizi -- a una fattiva, serena, reciprocamente accogliente e rispettosa, collaborazione.

In questo spirito e con questo invito dichiaro aperto l'anno accademico 2003-2004, 660° dalla fondazione.


Ultimo aggionamento documento: 27-Jun-2006