Cerimonia di conferimento dell'Ordine del Cherubino
Venerdì 11 marzo 2011

i premiati con i rettoreVenerdì 11 marzo 2011 nell'Aula Magna Nuova della Sapienza si è tenuta la cerimonia di conferimento dell'Ordine del Cherubino, il riconoscimento che viene assegnato ai docenti che hanno contribuito ad accrescere il prestigio dell'Università di Pisa per i loro particolari meriti scientifici e culturali o per il loro contributo alla vita e al funzionamento dell'Ateneo.

L’Ordine del Cherubino è l’unica onorificenza concessa dall’Università di Pisa e viene conferito su proposta delle singole facoltà, con deliberazione del Senato Accademico. L’onorificenza consiste in una spilla in oro che raffigura, su un fondo di smalto celeste, una testa di cherubino con sei ali appesa a un nastro sempre di colore celeste.

Nel 2011 sono stati insigniti i professori: Aldo Balestrino, (Ingegneria); Giovanni Umberto Corsini, (Medicina e chirurgia); Marcello Giorgi, (Scienze matematiche fisiche naturali); Roberto Dvornicich, (Scienze matematiche fisiche naturali); Carlo Bartolozzi, (Medicina e chirurgia); Giuliano Massimo Barale, (Lettere e filosofia); Francesco Tolari, (Medicina Veterinaria); Franco Bonsignori, (Giurisprudenza); Bruno Neri, (Ingegneria); Gian Mario Cazzaniga, (Lingue e letterature straniere).

Discorso del Rettore

Autorità, colleghi, studenti, signore e signori,

siamo riuniti oggi per festeggiare, con il conferimento dell’Ordine del Cherubino, dieci illustri docenti dell’Università di Pisa, che si sono distinti per i particolari meriti scientifici e per il rilevante contributo dato alla vita della nostra Istituzione.

Questo riconoscimento ha radici antiche, che risalgono al 1843. In quell’anno, come risulta da alcuni documenti rinvenuti nell’Archivio storico dell’Ateneo, fu approvato il Regolamento con il quale veniva istituita “una nuova Decorazione Accademica per la Università Toscana (composta dello studio di Pisa e dello studio di Siena) … consistente in un Crachat, il quale rappresenta per la Università di Pisa la testa di un Cherubino in oro, sopra un fondo di smalto celeste…”.

L’origine dell’onorificenza va dunque inquadrata nel clima immediatamente successivo alla riforma Giorgini del 1839-1840, che dette nuovo slancio al nostro Ateneo attraverso una serie di scelte coraggiose e innovative. L’Università di Pisa divenne allora un centro di assoluta avanguardia sia per quanto riguarda la qualità degli studi sia per l’apertura politica e culturale, testimoniata dal fermento che ebbero le nuove idee liberali e dall’afflusso di un buon numero di esuli.

Pur nelle alterne vicende che hanno caratterizzato la vita successiva dell’Università, l’Ordine del Cherubino ha visto accrescere il suo prestigio nel tempo e oggi rappresenta l’unica onorificenza che l’Ateneo pisano riconosce ai suoi docenti, in una cerimonia solenne che è diventata un appuntamento molto sentito nell’agenda annuale della nostra Università.

 Quello di oggi non deve, però, essere considerato solamente un appuntamento ricco di storia e di tradizione: esso è piuttosto la rappresentazione di una realtà di eccellenza che ha caratterizzato e caratterizza tuttora il nostro Ateneo in ambito scientifico ed è anche proiettato nel futuro, fornendo ai giovani che hanno intrapreso la faticosa, ma affascinante, strada della ricerca un esempio da tenere presente, un obiettivo da raggiungere.

Le biografie scientifiche, accademiche e professionali dei premiati evidenziano ambiti di studio tra loro molto diversificati nei quali il nostro Ateneo risulta all’avanguardia, con una messe di pubblicazioni che costituiscono importanti punti di riferimento per l’intera comunità scientifica. Esse testimoniano - tramite le numerose relazioni e collaborazioni che legano i nostri docenti a quelli di altri prestigiosi organismi, università e centri di ricerca - il significativo grado di apertura internazionale che caratterizza il nostro Ateneo e che sarà una delle leve fondamentali di sviluppo della conoscenza e del sapere per gli anni a venire.

I vostri percorsi scientifici, cari colleghi, sono quindi un chiaro esempio dell’articolazione e della ricchezza della ricerca che si svolge all’Università di Pisa, e che fa sì che il nostro Ateneo sia stabilmente posizionato tra i migliori del Paese, e per alcuni settori risulti ai vertici delle graduatorie europee e mondiali.

La cerimonia odierna, in questa sua collocazione ideale tra storia, realtà presente e futuro, rappresenta al meglio le specifiche missioni dell’istituzione universitaria, sintetizzate in modo mirabile dal filosofo e sociologo Edgar Morin: “L’università - ha scritto l’intellettuale francese - conserva, memorizza, integra, ritualizza un’eredità culturale di saperi, idee, valori; la rigenera mentre la riesamina, la attualizza, la trasmette; genera saperi, idee, valori che rientreranno nell’eredità. Così – conclude Morin - essa è conservatrice, rigeneratrice,  e generatrice al tempo stesso”.

Se riflettiamo su questa frase, noi tutti che operiamo all’interno dell’Istituzione non possiamo non sentirci investiti di un forte senso di responsabilità verso le future generazioni, unito però all’orgoglio che deriva dalla consapevolezza dell’importanza del ruolo che siamo chiamati ad assolvere: è su questi sentimenti che si consolida il senso di appartenenza alla nostra Università ed è da essi che può e deve generarsi nuovo entusiasmo per affrontare il futuro, non facile, che ci aspetta.

L’Università di Pisa, così come l’intero sistema universitario italiano, sta in effetti attraversando una fase particolarmente delicata, di cui non si intravedono, almeno nel breve periodo, possibili sbocchi positivi. Non dobbiamo farci scoraggiare da questo dato di fatto, ma dobbiamo anzi trovare, nell’orgoglio legato alla nostra storia e al nostro presente, solide motivazioni per costruirci un futuro all’altezza delle nostre tradizioni.

Certo, le difficoltà sono molte: il fatto che abbiamo deciso di non celebrare l’inaugurazione dell’anno accademico, vuole ancora una volta rendere esplicito, anche davanti alla pubblica opinione, il nostro dissenso rispetto alle politiche sull’università portate avanti negli ultimi decenni nel nostro Paese e alla sistematica sottovalutazione del potenziale culturale, sociale ed economico insito nel sistema universitario italiano.

 Il nostro Ateneo torna quindi a far sentire con forza la sua voce, dopo averlo già fatto, nei mesi scorsi, all’interno della Conferenza dei rettori delle università italiane, sui grandi media nazionali, giornalistici e televisivi, e davanti alle massime Istituzioni del Paese, come è stato nell’incontro cordiale avuto con il Presidente Giorgio Napolitano, lo scorso ottobre, al quale abbiamo manifestato la nostra preoccupazione per il futuro dell’università e dei nostri giovani.
In questo modo, abbiamo anche recuperato appieno quella “dimensione politica” che fa parte della tradizione di Pisa - negli ultimi tempi apparsa alquanto affievolita - tornando ad essere punto di riferimento nel dibattito politico e culturale sull’università.

La costruzione del nostro futuro, dopo l’approvazione della riforma universitaria, passa anche da sentieri di attività molto impegnativi da essa imposti: anzitutto, la ridefinizione dello Statuto che sta coinvolgendo, direttamente o indirettamente, l’intero Ateneo. Nell’assolvere a questo compito, saremo chiamati a dare grande prova di responsabilità istituzionale, dimostrando la nostra capacità di autogoverno e recuperando tutti gli spazi possibili di autonomia; ma nello stesso tempo dovremo prestare la massima attenzione ai valori per noi imprescindibili dell’ascolto e dell’apertura a tutte le componenti universitarie.

Dovremo comunque essere capaci di trovare anche nelle “imposizioni” legislative delle “opportunità” di miglioramento e di crescita: penso ad esempio agli aspetti relativi alla ridefinizione e razionalizzazione dell’offerta didattica, alla “cultura” della valutazione, alla spinta all’internazionalizzazione, che avevamo peraltro già inserito nei nostri obiettivi prioritari, a prescindere dalla previsione legislativa. Non dovremo quindi rallentare il percorso di cambiamento e di crescita appena intrapreso, ma anzi, se possibile, renderlo ancora più rapido ed efficace.

Tutto ciò potrà essere realizzato solo con l’impegno convinto e coeso di tutte le componenti dell’Ateneo, che devono quindi, preliminarmente, recuperare ed accrescere quel senso di “appartenenza” all’istituzione, cui ci siamo già riferiti in precedenza.

Una governance aperta e trasparente e la condivisione delle linee strategiche di sviluppo sono dunque assolutamente centrali per portare avanti con successo il percorso di cambiamento che l’Ateneo ha intrapreso e hanno come necessario presupposto la “conoscenza”, senza la quale non può esserci trasparenza, condivisione, partecipazione e valutazione. Un’impostazione, questa, che ha caratterizzato i nostri primi atti concreti ed è fortemente presente nelle linee programmatiche che saranno alla base del lavoro da svolgere nei prossimi anni.

L’Università di Pisa, a differenza di molti altri atenei italiani, può vantare una solidità finanziaria che consente di guardare con relativo ottimismo al futuro. Nel Bilancio di previsione 2011, quindi, accanto alla razionalizzazione di alcune spese, abbiamo potuto far ripartire una politica di investimento indirizzata a settori strategici finora in sofferenza quali le biblioteche, l’internazionalizzazione, le ricerche dei giovani meritevoli, le attività studentesche e la conservazione del patrimonio.

Un forte contributo alla maggiore conoscenza e comprensione degli andamenti economico-finanziari dell’Ateneo verrà anche dall’adozione della contabilità economico-patrimoniale, della quale è iniziato il processo di definizione. Sono inoltre stati fatti i primi passi nel processo di costruzione del Bilancio sociale dell’Ateneo, che è uno strumento che faciliterà gli interlocutori interni ed esterni nella comprensione della reale portata delle attività messe in atto dalla nostra università e delle ricadute che esse hanno sulle diverse categorie di stakeholder.

     Qualsiasi processo di cambiamento, per sviluppare appieno le sue potenzialità, deve essere trasmesso in modo tempestivo ed efficace: da questo punto di vista, lo sviluppo delle nuove tecnologie può diventare un supporto importante ai principi di trasparenza, partecipazione e condivisione e, al tempo stesso, una base per migliorare i servizi agli studenti.
Ricordo, ad esempio, che la nostra è stata una delle prime università in Italia ad aprirsi uno spazio in iTunes U, il portale della Apple dedicato al mondo della ricerca e dell'istruzione universitaria; e, sempre a questo riguardo, vogliamo che il nuovo sito di Ateneo sia uno strumento di servizio e di comunicazione, rappresentando, all’esterno, una “finestra” dell’Università di Pisa aperta al mondo; all’interno, uno strumento di aggiornamento costante e sistematico sulla vita istituzionale dell’Ateneo.

Un altro aspetto fortemente legato alla trasparenza è quello dei regolamenti di Ateneo: è stato già approvato quello sul funzionamento degli Organi centrali, mentre sono in fase di revisione quelli sull’attività in conto terzi, sulle missioni, sugli incarichi esterni dei docenti, in materia di assegni di ricerca, di dottorato e di incarichi di insegnamento, che verranno concepiti in modo da rendere più chiara l’interpretazione delle norme, attraverso un coordinamento stretto tra le previsioni dei singoli documenti e la loro riconduzione ad una politica unitaria di Ateneo.

Creare il futuro vuol dire anche operare per attivare le condizioni della crescita, puntando al recupero di una gestione “virtuosa” delle risorse. Nel settore patrimoniale sono state adottate una serie di azioni volte alla riduzione dei fitti passivi, attraverso un più efficiente impiego delle strutture edilizie di nostra proprietà. Il nostro Ateneo ha un patrimonio immobiliare ricchissimo, il cui valore va ben al di là di quello di mercato, entrando nella sfera artistica e culturale, e del quale noi dobbiamo essere “custodi” per le future generazioni; un patrimonio, dunque, da salvaguardare, valorizzare e, se possibile, incrementare.

Anche per i settori chiave della didattica e della ricerca sono previste forme di razionalizzazione e investimento finalizzate a renderli più competitivi, a livello interno e internazionale. Tutto ciò dovrà essere preceduto da una fase di monitoraggio sulla base di analisi quantitative e qualitative che permettano un’efficace valutazione dei risultati: a questo riguardo è stato attivato un Osservatorio statistico, che fornirà gli input necessari per far partire e governare il processo.
Abbiamo poi puntato a consolidare i rapporti con le principali Istituzioni presenti sul territorio e nell’area vasta, a cominciare dal Comune e dalla Provincia di Pisa, dalla Camera di Commercio, dalle Associazioni e Fondazioni, ricreando occasioni stabili di dialogo e di confronto. Con le Università di Firenze e di Siena, oltre che con la Scuola Normale e la Scuola Sant’Anna, abbiamo iniziato a ragionare in termini di Sistema toscano della ricerca e dell’alta formazione.

 Se gli atenei della nostra regione, pur nel rispetto delle proprie tradizioni e identità, riusciranno a individuare terreni di collaborazione, potremo esaltare le singole potenzialità e costituire un distretto universitario di assoluta avanguardia, in Italia come all’estero. Coordinare le nostre energie all’interno di una rete di dimensioni più ampie potrebbe anche servire per attrarre ricercatori dal resto del mondo e finanziamenti regionali, nazionali e internazionali.

Per questo, abbiamo avviato dei tavoli di lavoro congiunti che stanno approfondendo questioni che spaziano dalla didattica alla ricerca, dal trasferimento tecnologico al settore sanitario, dalle problematiche amministrative e gestionali al sistema bibliotecario. In particolare, con le Università di Siena e Firenze stiamo pianificando iniziative di cooperazione per quanto riguarda i dottorati di ricerca e, in prospettiva, le lauree magistrali.

In una visione strategica ricca di progettualità bisogna mirare a sviluppare le politiche per l’innovazione: uno dei primi step è stato l’implementazione del progetto “Phd plus”, che ha lo scopo di stimolare lo spirito imprenditoriale tra i nostri dottorandi, diffondendo competenze manageriali di base, al fine di potenziare le capacità di valutazione e valorizzazione dell’impatto sociale e commerciale delle loro idee innovative. Anche in questo caso, siamo tra le prime università in Italia a porsi in modo così concreto l’obiettivo di saldare formazione e lavoro.

Progettare il futuro vuol dire anche, e soprattutto, focalizzare l’attenzione su coloro che per definizione lo rappresentano: vale a dire gli studenti. A questo riguardo, bisogna agire in un’ottica di miglioramento continuo della qualità dell’offerta formativa, in linea con le tradizioni dell’Ateneo, ma aperta alle novità che un mondo in veloce divenire ci impone di considerare e, talvolta, di anticipare; al contempo bisogna anche attuare una politica dei servizi adeguata alle esigenze dei nostri giovani, che accompagni il loro percorso formativo, rendendolo più agevole e gratificante. In quest’ottica, occorre anzitutto salvaguardare e mantenere elevata la qualità che da sempre ci contraddistingue, coscienti delle difficoltà che derivano dalla riduzione dei finanziamenti riservati al diritto allo studio.

Concludendo, desidero dire che siamo partiti con slancio, entusiasmo e passione istituzionale nel viaggio verso la costruzione del nostro futuro, consapevoli di dover affrontare un percorso non agevole, ma anzi irto di difficoltà: noi tutti che operiamo all’interno dell’Istituzione, dobbiamo dimostrare di saper attingere al patrimonio di idee, valori e principi, presenti nella nostra gloriosa tradizione, sulla base dei quali guardare al futuro con rinnovato ottimismo.

Cari colleghi che oggi ricevete questa prestigiosa onorificenza, il vostro esempio, oltre a rappresentare motivo di legittimo orgoglio per il nostro Ateneo - che, grazie anche alla vostra attività, vede accresciuto il suo prestigio - il vostro esempio, dicevo, ci conforta nella convinzione che, nonostante i venti contrari, la nostra amata Università riuscirà a mantenere la giusta rotta verso ulteriori traguardi e meritati successi.

Ma ricordiamo sempre, citando Seneca, che “non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.

Grazie.


Ultimo aggionamento documento: 11-Mar-2011