Cerimonia di conferimento dell'Ordine del Cherubino
Domenica 15 febbraio 2009

Il Rettore con i premiatiDomenica 15 febbraio 2009, alle ore 10.30, nell'Aula Magna Nuova della Sapienza si è tenuta la cerimonia di conferimento dell'Ordine del Cherubino, il riconoscimento che viene assegnato ai docenti che hanno contribuito ad accrescere il prestigio dell'Università di Pisa per i loro particolari meriti scientifici e culturali o per il loro contributo alla vita e al funzionamento dell'Ateneo. Secondo tradizione, la cerimonia si è svolta nella ricorrenza della data di nascita di Galileo Galilei.

L’Ordine del Cherubino è l’unica onorificenza concessa dall’Università di Pisa e viene conferito su proposta delle singole facoltà, con deliberazione del Senato Accademico. L’onorificenza consiste in una spilla in oro che raffigura, su un fondo di smalto celeste, una testa di cherubino con sei ali appesa a un nastro sempre di colore celeste.

Il rettore Marco Pasquali ha chiamato a ricevere l’insegna e il diploma i seguenti docenti, disposti secondo l’anzianità di nomina:

Discorso pronunciato dal rettore, professor Marco Pasquali

Nella primavera di quattrocento anni fa le mani di Galileo Galilei rivolgevano verso il cielo per la prima volta quello strumento che egli chiamava “cannone”, e anche “cannocchiale”, e grazie al quale avrebbe infine visto e studiato con i propri occhi i monti della Luna e via via scoperto i satelliti di Giove, la struttura della via Lattea, gli anelli di Saturno.
Duecento anni fa nasceva Darwin e cinquanta anni dopo, e quindi proprio centocinquant’anni fa, pubblicava L’origine delle specie.
Cento anni fa Gugliemo Marconi riceveva il Premio Nobel.
Avranno dunque più della loro personale buona ragione per ricordare questo anno 2009 le colleghe e i colleghi che oggi saranno insigniti dell’Ordine del Cherubino per meriti acquisiti primariamente nella ricerca, fatte salve le ovvie proporzioni con le ricorrenze appena citate.

Galilei, Darwin, Marconi sono tre punti di arrivo, straordinari, che hanno mutato radicalmente orizzonti teorici e pratiche dei rispettivi settori di indagine. E quindi, come avviene nella scienza autentica, sono anche i tre punti di partenza per rifondate e sempre più complesse e affascinanti prospettive di ricerca.

Sul versante galileano, ossia celeste. “Ci chiediamo cos’è la materia oscura che occupa il 25%-30% dell’universo, e se esso sia finito o infinito”, osservava Margherita Hack; aggiungiamo che soltanto il 5 % dell’universo è ora per noi materia visibile, supponendosi il restante 65% tutto energia oscura.

Sul versante darwiniano, ossia terrestre. Se l’origine delle specie è un processo chiarito nelle sue modalità siamo ancor più stimolati a chiederci quale sia stata l’origine della vita e quale quella della coscienza.

Sul versante marconiano, ossia dell’etere. Se gli impulsi di Marconi parvero realizzare un miracolo raggiungendo via etere un punto opposto del globo, la meta sono ora i confini dell’universo, ammesso che esistano.

Diceva Popper che dalla storia dell’evoluzione apprendiamo come l’universo mai ha cessato di essere creativo o inventivo. Nemmeno l’uomo si è fermato, nella sua veste di scienziato e di tecnico. Ogni suo punto di arrivo è un gradino che ne stimola e precede di successivi. È questo la ricerca, che di ogni suo successo fa un punto di partenza per l’acquisizione di ulteriori conoscenze.

La lente del “cannone” di Galilei aveva un diametro di tre centimetri. Sarà di quarantadue metri quella dell’“European extremely large telescope” (Eelt). Da essa attendiamo di sapere, a partire dal 2018, assai di più sull’energia oscura che spinge la continua espansione dell’universo dal Big Bang d’avvio; e poi sulle dinamiche dei corpi più remoti dalla Terra ma anche sulla presenza di quelli più simili alla Terra, gli uni e gli altri intuiti ma ancora preclusi alla vista e all’analisi. Questo accesso diretto non ce lo darà soltanto l’accresciuto diametro della lente, ma anche una miriade di innovazioni tecnologiche sempre più sofisticate, fra le quali ha rilievo maggiore un sistema di specchi che elimina la distorsione prodotta sui raggi luminosi dai gas e dall’acqua presenti nell’atmosfera terrestre.

Eelt condividerà, accrescendole, le sue responsabilità informative, come le condivise l’ormai anziano Hubble, lo scopritore dell’energia oscura, con un compagno di dialogo indispensabile per una ricerca sempre più fondata sulle sinergie di distinte strumentazioni. Ecco che per Eelt si prevede una collaborazione con il costruendo “James Webb Space Telescope”, potentissimo nel rilevare le radiazioni infrarosse, anche perché collocato non più nelle consuete orbite ad appena 500 km dalla terra ma a ben un milione e mezzo di km, lì dove le forze di attrazione della Terra e del Sole si equivalgono: “James Webb” godrà di un’assenza totale di disturbi. Ma anche patirebbe  una impossibilità di interventi in casi di guasti; ancora una volta saranno le nuove tecnologie a dargli ogni garanzia.

Ma per il gigantesco Eelt si prepara anche un altro partner, l’ancor più smisurato “Square Kilometer Array” (SKA), ossia un campo di 1500 radioantenne (Marconi sullo sfondo, certo assai remoto), di dodici metri di diametro ciascuna, collocate su un territorio di tremila km di diametro. Dai dialoghi tra Eelt e Ska apprenderemo delle lande dell’universo più lontane nello spazio e nel tempo e sapremo delle galassie più arcaiche e della formazione degli elementi più pesanti; riusciremo forse ad andare tanto indietro nel tempo da sfondare l’attuale barriera dei trecentomila anni dopo il Big Bang, quando apparve la radiazione elettromagnetica, ammesso che la scienza nostra sia quella adeguata a leggere in quei meandri all’origine del tutto. E come accade quando ci si spinge verso incognite frontiere estreme, potrebbero giungere sorprese, alcune pur vagheggiate ma prudentemente non programmate: per esempio, buchi neri che evaporano o civiltà extraterrestri, per citare due ambiti nettamente divergenti per percettibilità all’uomo comune; potremmo avere conferme agghiaccianti come quella di un universo ben più smisurato di quello noto e intuito, anche difforme, addirittura di “multiversi” e magari ognuno con regole proprie.

Ritorniamo alla nostra Aula Magna e ai tre centimetri della lente del cannocchiale galileano, uno strumento che accrebbe conoscenza ma che soprattutto diede vita ad una scienza “diversa”. Frutto di una tecnologia d’avanguardia all’epoca, fu determinante per acquisire nuova informazione. Ma perché quella tecnologia fosse anche principio di una nuova scienza fu indispensabile la mente di Galileo, quella mente senza la quale non si sarebbe giunti alla lente di 42 metri o comunque ad una sua utilizzazione. Il nostro cielo sarebbe rimasto a due dimensioni, come la nostra meraviglia a contemplarlo, senza alcuna coscienza della terza e delle sue smisurate suggestioni.

L’anno galileano e la peculiarità del nostro tradizionale incontro che sancisce successi nella ricerca, hanno stimolato questo excursus; e del resto è ormai consuetudine un richiamo al nostro ricercatore principe in occasione della cerimonia del Cherubino.
Ma l’anno galileano offre anche un altro elemento, per una considerazione conclusiva.Una delle sue manifestazioni ha per titolo “Messaggere di Urania. Quando l’Astronomia è donna”, a cura del Planetario di Milano. Essa è legata al progetto internazionale “She is an Astronomer”, che ha lo scopo di rendere noto il lavoro delle donne astronome di oggi ma anche del passato. Con questa citazione voglio mettere in rilievo una bella caratteristica della cerimonia di oggi: il numero significativo di studiose che vedono premiata la loro attività di ricerca, un numero che supera in percentuale quella esistente nel nostro Ateneo tra maschi e femmine almeno nell’ambito dei docenti di prima fascia.
Un fatto certamente positivo, vanto per Pisa non minore di quello che viene dalle motivazioni dell’onorificenza.

Una nota in chiusura. Il Times ha pubblicato il Ranking delle 400 migliori università nel mondo.
Sono presenti solo 7 università italiane. Una di queste è l’università di Pisa. Penso sia per voi motivo di ulteriore soddisfazione ed orgoglio ricevere la massima onorificenza di una Università classificata tra le primissime in Italia.


Ultimo aggionamento documento: 17-Feb-2009