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memoriaIl 27 gennaio 1945 il campo di concentramento di Auschwitz fu liberato dalle truppe sovietiche e dal 2005 l'ONU celebra in questa data il giorno internazionale della memoria, per ricordare la Shoah e le vittime del nazismo. Presentiamo qui un intervento della dottoressa Francesca Gori, membro esperto del Centro Interdipertimentale di Studi Ebraici (CISE) dell'Ateneo, che si lega alle manifestazioni cittadine organizzate dall'Università di Pisa in occasione di questa ricorrenza. In particolare, sono tre gli appuntamenti curati dal CISE: martedì 27 gennaio dalle 9 alle 11 si svolgeranno delle visite guidate dei luoghi della Memoria pisani legati alla storia delle persecuzioni contro la minoranza ebraica; giovedì 29 gennaio alle 16 al Teatro Sant'Andrea in via del Cuore si terrà lo spettacolo "La voce di Etty", frammenti dai diari e dalle lettere di Etty Hillesum (Middelburg 1914-Auschwitz 1943) di Agostino Cerrai, con Silvia Pagnin e musiche di Stefano Perfetti. La rappresentazione sarà preceduta dalla lettura di alcuni testi legati alla Shoah, con Francesca Censi e da una conferenza di Anna Foa, storica dell'Università di Roma - La Sapienza dal titolo "La Shoah settant'anni dopo: quale memoria oggi?"; venerdì 30 gennaio alle 10.30 al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere sarà quindi presentato il volume di Anna Foa "Portico d'Ottavia 13". Fra gli altri eventi, ricordiamo inoltre che giovedì 29 gennaio alle 16.30 nella Saletta Edizioni ETS, si terrà inoltre la presentazione del volume di Anne Marie Jaton, già docente dell'Ateneo, e di Fabio Ciaralli "Andata e (non) ritorno. La letteratura dello sterminio fra Storia e Narrazione".


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Il percorso della Memoria a Pisa

Via Sant'Andrea, via Palestro, piazza Garibaldi, sono alcuni dei luoghi che sono stati segnalati dalla sezione provinciale dell'ANPI e dal Comune di Pisa per ricordare gli eventi del secolo scorso, in particolare degli anni del regime fascista e della seconda guerra mondiale. Il Centro Interdipartimentale di Studi ebraici ha deciso per la giornata della memoria 2015 di ripercorrere queste tappe in un "itinerario della memoria" insieme ad alcuni studenti di liceo.

In via Palestro, di fronte alla Sinagoga, sono ricordate le leggi razziali del 1938 e l'effetto della loro applicazione a Pisa. Precedute dal "Manifesto degli scienziati razzisti" (14 luglio 1938), sottoscritto da 180 scienziati e redatto dallo stesso Mussolini, e da una campagna di stampa che doveva preparare l'Italia alla loro ricezione, le leggi razziali in Italia uscirono a più riprese, a partire dal 5 settembre 1938 quando, nella Villa Reale di San Rossore a Pisa Vittorio Emanuele III firmava il decreto legge n. 1390, Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista, colpendo così un settore ritenuto strategico dal regime, quello dell'educazione e della cultura, dove la presenza ebraica aveva raggiunto un'alta percentuale. Anche a Pisa l'applicazione del decreto provocò l'allontanamento e l'espulsione da scuole e università di docenti, assistenti e studenti di religione ebraica.

In via Sant'Andrea invece un pannello ricorda l'uccisione del Presidente della Comunità israelitica pisana, avvenuta il 1° agosto 1944 quando soldati nazisti del 36° Reggimento della 16° SS-Panzer-Grenadier-Division, probabilmente in seguito alla delazione di un italiano, fecero irruzione nell'abitazione di Pardo Roques, massacrando con il lancio di bombe a mano anche sei correligionari, che avevano trovato ospitalità e assistenza presso il Parnàs, tre domestiche e due vicini che si trovavano casualmente in quel luogo. La strage aveva evidentemente una motivazione razziale, anche se le modalità dell'uccisione e il saccheggio dell'abitazione fecero pensare anche alla rapina e al movente economico. La strage inoltre si inserisce nel contesto del passaggio del fronte e della violenza nazista che, nell'estate 1944 diventa quotidiana e viene utilizzata come strumento di controllo del territorio e di gestione della ritirata, per terrorizzare la popolazione civile e i partigiani, in quella che è stata definita una vera e propria "guerra ai civili".

Francesca Gori

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