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Superquark1Andrà in onda durante la prima serata di RAI 1 di giovedì 21 agosto, nell'ambito della trasmissione di divulgazione scientifica "Superquark" di Piero Angela, un servizio sugli scavi condotti dall'Università di Pisa nel sito archeologico di Badia Pozzeveri, in provincia di Lucca. Lo scavo, su cui opera la Divisione di Paleopatologia guidata dal professor Gino Fornaciari, è tra i principali della Toscana per dimensione e numero di partecipanti. Deve la sua notorietà anche alla collaborazione che già da diversi anni vede lavorare gomito a gomito i ricercatori pisani e quelli della Ohio State University, la prima università statunitense per dimensioni e la seconda per numero di studenti. Proprio per questi motivi, nel dicembre dello scorso anno aveva conquistato la copertina della rivista "Science".

superquark3In tre giorni di riprese, la troupe di "Superquark", coordinata sul campo dal giornalista e autore Giovanni Carrada, stretto collaboratore di Piero Angela, ha filmato le attività di scavo e di didattica e compiuto interviste sulle metodologie utilizzate dal gruppo di ricerca. Al centro del servizio ci saranno gli importanti risultati ottenuti dallo scavo sia in campo archeologico, sia, soprattutto, in quello bioarcheologico e archeoantrologico, con un particolare riguardo alle sepolture pertinenti alla grande epidemia di colera che colpì Italia ed Europa nell'autunno del 1855, mietendo, solo in Toscana, oltre 27mila vittime.

Per maggiori informazioni si possono consultare gli indirizzi: http://www.paleopatologia.it/Badiapozzeveri/BP11/
e http://spark.sciencemag.org/the-thousand-year-graveyard/

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
Tirreno Lucca
Nazione Lucca
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it

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Grande successo della scuola estiva Field School Pozzeveri in Medieval Archaeology and Bioarchaeology

fornaciari1Ben 33 studenti americani e canadesi hanno preso parte, tra giugno e agosto, alla quarta edizione della Field School Pozzeveri, la scuola estiva dedicata allo scavo del complesso monastico di San Pietro di Pozzeveri, organizzata e coordinata dall'Università di Pisa (professor Gino Fornaciari) e dall'Ohio State University (professor Clark Spencer Larsen).

Gli scavi, condotti in regime di concessione ministeriale e in stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Toscana - resi possibili grazie al generoso sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e al supporto del Comune di Altopascio - hanno permesso di portare alla luce i resti dell'antico chiostro del monastero, risalente alla fine dell'XI secolo, la chiesa dell'abbazia di San Pietro e numerosi ambienti abitativi del complesso monastico, identificabili molto verosimilmente con la foresteria del monastero.
A ridosso della facciata della chiesa medievale, a destra e a sinistra dell'ingresso, sono state individuate ed esplorate due grandi tombe privilegiate in muratura del XII secolo, probabilmente appartenenti ai Signori di Porcari, che ebbero a lungo il patronato dell'abbazia. Di eccezionale interesse è risultato il rinvenimento, in una di queste tombe, dei resti scheletrici ancora in connessione di un bambino di 4-5 anni, il cui cranio appariva avvolto da sottilissimi fili d'oro. Si tratta finora dell'unico ritrovamento archeologico attestante l'utilizzo, nei secoli immediatamente posteriori al 1000, di un prezioso tessuto di broccato d'oro, molto verosimilmente lucchese del XII secolo, per avvolgere il corpo del defunto, che costituisce anche una ulteriore prova del rango elevato degli individui sepolti.
Numerosi i reperti rinvenuti: ceramiche, vetri, oggetti metallici, medaglie devozionali e una fossa per la gettata delle campane. Quasi duecento gli individui scheletrici recuperati, che consentiranno di ricostruire uno spaccato su stile di vita, malattie e attività fisica della comunità dall'XI al XIX secolo.

Allo scavo archeologico si è unita un'attività didattica di alto profilo gestita da un'equipe italo-americana di 13 specialisti; in questo modo, gli studenti stranieri, interessati ad approfondire i metodi dell'archeologia medievale e della bioarcheologia, hanno appreso a scavare, recuperare, restaurare e studiare i resti osteologici e gli altri reperti grazie all'installazione di tre laboratori organizzati direttamente sul cantiere: un laboratorio antropologico, un laboratorio informatico ed un laboratorio per i reperti ceramici, metallici e vitrei.

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A partire dal 4 agosto, per due settimane, agli studenti americani subentreranno gli iscritti al master di primo livello in Bioarcheologia, Paleopatologia e Antropologia Forense coordinato dalle Università di Pisa, Bologna e Milano.

Il cantiere di scavo di Badia Pozzeveri, collocato lungo il tracciato della via Francigena in prossimità di Altopascio, costituisce ad oggi l'unico e il più grande scavo archeologico di ricerca, aperto e visitabile, collocato sul tratto lucchese dell'importante strada medievale. Lo scavo archeologico si lega al progetto di recupero delle architetture monumentali della chiesa di San Pietro ed è fortemente sostenuto dall'amministrazione comunale di Altopascio, la quale si prefigge lo scopo di salvare un bene fondamentale per la storia non solo della comunità di Badia Pozzeveri, ma di tutta la lucchesia orientale. I reperti rinvenuti, una volta compiuto il restauro della chiesa di San Pietro e dell'annesso complesso architettonico, andranno a costituire una raccolta museale, adatta a essere ospitata negli stessi ambienti insieme a un percorso espositivo che illustri le vicende dell'abbazia e le "storie" (caratteristiche fisiche, stile di vita, attività fisica e malattie) registrate e narrate dalle ossa dei nostri antenati, inumati per secoli nell'area del monastero camaldolese.

Sarà possibile seguire i risultati degli scavi e degli studi di laboratorio, aggiornati in tempo reale, sul sito della Divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa: www.paleopatologia.it.

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Conclusa la Summer School in Osteoarchaeology and Paleopathology
 

scuola Fornaciari 1

Si è intanto conclusa la Summer School in Osteoarchaeology and Paleopathology, che si è svolta nel Laboratorio di Paleopatologia della Scuola Medica sotto la direzione e supervisione del professor Gino Fornaciari e le cui attività di laboratorio sono state seguite dalle dottoresse Valentina Giuffra e Simona Minozzi. Si è trattato della prima edizione della Summer School, che ha avuto più richieste di partecipazione rispetto alle aspettative, tanto che è stato necessario attivare due sessioni. I dieci allievi ammessi provenivano da diverse parti del mondo, tra cui l'Ohio, la Georgia, le Hawaii e l'Australia.

La Summer School in Osteoarchaeology and Paleopathology è volta a fornire le competenze necessarie per effettuare lo studio antropologico e paleopatologico di base dei resti scheletrici umani antichi. Ciascuna sessione della Summer School si è svolta nell'arco di tre settimane, durante le quali sono state effettuate lezioni frontali e una consistente parte di attività pratica in laboratorio.

scuola Fornaciari 2Gli studenti sono stati istruiti sulle procedure di pulizia, consolidamento, restauro, siglatura, inventario e schedatura dei resti scheletrici e dentari. Sono state inoltre affrontate le principali tematiche riguardanti lo studio antropologico dei resti scheletrici, in particolare le metodologie per la determinazione del sesso e dell'età alla morte degli individui, l'osteometria, il rilevamento dei caratteri ereditari e il rilevamento del grado di sviluppo delle inserzioni muscolari. Infine, gran parte delle lezioni è stata dedicata alla paleopatologia, cioè al riconoscimento delle malattie nei resti scheletrici.

Gli studenti hanno potuto visitare il già richiamato scavo archeologico di Badia Pozzeveri, dove si svolgeva contemporaneamente la Field School, organizzata in collaborazione tra le Università di Pisa e dell'Ohio e co-diretta dai professori Fornaciari e Larsen, e hanno potuto osservare il lavoro archeologico e di recupero dei resti umani. Inoltre, hanno effettuato una visita alla Divisione di Radiologia dell'Università di Pisa, dove gli studenti hanno potuto vedere l'applicazione delle indagini radiologiche ai resti scheletrici patologici, e una visita al Museo di Anatomia Umana "Filippo Civinini", dove sono conservati preziosi reperti anatomici.

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