Il XXI Rapporto sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati, presentato a Roma nei giorni scorsi da AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario al quale aderiscono 75 atenei, conferma l’attrattività dell’Università di Pisa. Quasi la metà dei laureati magistrali proviene da fuori regione con percentuali occupazionali più alte e maggiori guadagni rispetto sia alla media toscana che a quella nazionale.
I laureati 2018 dell'Università di Pisa coinvolti nel Rapporto sono stati 7.300: si tratta di 3.930 di primo livello, 2.429 magistrali biennali e 924 a ciclo unico; i restanti sono laureati pre-riforma. Più di un terzo di loro (34.4%) arriva da fuori della Toscana, quota che sale al 43.5% per quanto riguarda i magistrali biennali, ma Pisa rispetto al dato regionale e a quello nazionale registra una quota più bassa di laureati con cittadinanza estera. I laureati pisani sono inoltre più bravi dei loro colleghi, avendo un miglior voto medio di laurea, ma più lenti, con una minore percentuale di studenti che riescono ad acquisire il titolo di laurea entro gli anni di corso. Altri aspetti con qualche criticità, soprattutto ai fini della prospettiva occupazionale, riguardano la percentuale di studenti che svolge tirocini curriculari, che si reca all'estero per studiare e che associa allo studio esperienze di lavoro, tutti dati inferiori alle medie nazionali.
Sostanzialmente in linea con i dati toscani e italiani, i laureati dell'Ateneo pisano si dichiarano soddisfatti dell’esperienza universitaria e del rapporto costruito con i docenti, con una percentuale che tocca rispettivamente l’86.7% e l'84.5%. Il 69.9% degli intervistati si iscriverebbe di nuovo all’università, confermando sia il corso di studio che l’ateneo.
L’indagine sulla condizione occupazionale ha analizzato le performance dei laureati triennali e magistrali usciti nel 2017 e contattati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati magistrali usciti nel 2013 e coinvolti dopo cinque anni. Per quanto riguarda i laureati triennali – complessivamente una coorte di 3878 laureati – l’indagine si è focalizzata su coloro che non si sono mai iscritti a un successivo corso di laurea (il 33,9% della popolazione).
Il tasso di occupazione dei laureati triennali a un anno dalla laurea - che comprende anche la quota di coloro che sono in formazione retribuita, secondo le indicazioni dell’Istat - è del 70,6%, lievemente in aumento rispetto alla rilevazione dello scorso anno. Il 20,9% degli occupati può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 39,5% su un lavoro non standard (in particolare su un contratto alle dipendenze a tempo determinato). Il 17,2% svolge un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore e così via). La retribuzione media dei laureati pisani, di 1.132 euro mensili netti, è superiore a quanto guadagnano in media i colleghi della Toscana (1.108 euro) ma inferiore rispetto all'Italia (1.232 euro). Il 58.6% di questi laureati, considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro che viene effettivamente svolto.
Il tasso di occupazione sale al 73.8% per i laureati di secondo livello dell'Ateneo pisano (76.8% tra i laureati magistrali biennali e 65.6% per i laureati magistrali a ciclo unico), un dato lievemente migliore rispetto a quello toscano (73%) e italiano (69.4%). Più alta è anche la retribuzione media, che per i pisani è di 1.292 euro mensili netti, contro i 1.234 euro della Toscana e i 1.232 euro su base nazionale.
A cinque anni dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari all’86,2% (85,8% per i magistrali biennali e 87,6% per i magistrali a ciclo unico). Il 56.4% di questi ultimi è assunto con contratto a tempo indeterminato, mentre i laureati che svolgono un lavoro non standard sono il 18.4%, il 16.9% svolge un lavoro autonomo. Sul piano delle retribuzioni, l'Università di Pisa si conferma come un ottimo investimento, registrando una media di guadagno netto mensile di 1.562 euro, contro i 1.469 euro della Toscana e i 1.459 euro dell'Italia. I settori di maggior impiego sono quelli dei servizi (72.6%) e dell’industria (25.5%).
“Anche quest’ultima indagine mette in evidenza come il conseguimento di un titolo universitario rappresenti un valore aggiunto che può dare un vantaggio lavorativo e retributivo consistente – ha dichiarato il professor Rossano Massai, delegato al Job Placement - L’Università di Pisa sta contribuendo ad accrescere il numero di laureati con una buona preparazione. Tuttavia un numero sempre crescente si dichiara propenso ad andare a lavorare all’estero. Sta al sistema produttivo italiano fare in modo che l’elevata preparazione dei nostri laureati rimanga nel nostro paese evitando che tante energie e tante competenze vengano assorbite da altri paesi”.
Leggi la scheda con il Rapporto 2018 sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati dell'Università di Pisa.